Rapporto tra scrittura e serie TV

Photo by Sora Shimazaki

Quando Netflix, Apple, Amazon, vedono che una serie non produce più gli introiti attesi, quando il numero di persone che la seguono cala sotto una certa soglia, si cancella la programmazione della stessa. Niente più, niente meno. Oppure quando si vogliono investire soldi soltanto in show che portano soldi, si tagliano serie TV come “The OA”, “Travellers”, “Daredavil”, ecc…

È, di norma, un po’ la stessa cosa succede quando una serie di romanzi non riceve più la dovuta attenzione.

Certo, poi c’è sempre qualcuno come Disney+ che viene, compra i diritti di una produzione cancellata come “Daredevil”, la fa togliere da Netflix e le dà nuova vita con un “Daredevil Born Again”, una sorta di quarta stagione mai prodotta da Netflix. Personalmente la prima e la terza stagione di “Daredevil” di Netflix mi erano piaciute molto. La terza l’ho vista dopo moltissimo tempo perché la seconda stagione, a mio avviso, avrebbero anche potuto non produrla mai, era un vero orrore. Era un atto dovuto a questo piccolo pezzo di buona televisione. Passare dalla prima direttamente alla terza stagione.

Certo, tra romanzi e serie TV, di recente c’è molta attrazione. Scopro spesso che le nuove serie TV proposte sono sempre tratte da romanzi o da serie di romanzi. I generi sono diversi, nel senso che un romanzo è un qualcosa di diverso da una serie televisiva. Di solito quando traggono un film da un libro di Stephen King, per la gran parte dei casi, il libro è sempre molto meglio, ma film come “Stand by me – ricordo di un’estate” e “Misery non deve morire” sono eccezioni, perché sono belle pellicole. Belle quanto le storie da cui sono tratte. E in entrambi i casi se ne è occupato Rob Reiner.

Certo, poi ci sono casi in cui pessimi romanzi come “Thirteen Reasons Why” vengono salvati dalla serie TV che se ne trae. Ma per “13” il discorso vale per la prima stagione. Le altre 2 o 3 stagioni che ne hanno tratte (non ne sono sicuro perché mi sono arreso alla seconda stagione) erano davvero l’orrore allo stato puro, al punto da riportare la narrazione a livelli molto bassi.

Altra serie TV che non avrebbero mai produrre tanto è stata “Èlite”. Hanno avuto il coraggio di fare 7-8 stagioni di quella sorta di thriller porno, la cui prima stagione non era affatto male, poi, chiaramente, si è andata avanti tra una stagione e la successiva proprio introducendo elementi pornografici e trash che oggigiorno sono molto amati.

E quando faccio queste esternazioni lo faccio unicamente perché sposo il pensiero del filosofo greco Protagora di Adbera: “L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Cioè: si giudica in base ai propri gusti ciò che è bello e ciò che non lo è.

Quindi, se vogliamo, abbiamo esempi variegati. Diciamo solo che quando non si arriva all’obiettivo desiderato, ovvero cala il numero di telespettatori, o questi non sono entusiasti, subito si cancella il seguito della serie TV. Se avessi voluto seguire anche io questa regola, come blogger e come scrittore, avrei dovuto chiudere il blog da qualche anno e smettere di scrivere i vari volumi di “Le parole confondono” una volta pubblicato il quarto volume. Avrei dovuto puntare solo ai primi quattro volumi, più il sesto, che in origine non era incluso nella serie/saga, lo è diventato quando ho introdotto il legame di parentela tra Sergio e Salvatore Dattilo e loro cugino Andrea Marini e quando ho detto che Salvatore Marini senior, il nonno di Sergio e Salvatore, era il fratello di Andrea Marini senior, ovvero il nonno di Andrea Marini, uno dei protagonisti indiscussi di tutta la serie.

Non avrei mai dovuto scrivere e pubblicare il quinto volume e meno che mai il settimo che se lo hanno letto in 3 persone (e non tutte e 4 le parti) sarà tutto il mondo. Un vero peccato, ma è pur vero che senza una adeguata promozione non posso lamentarmi e dire di non aver venduto nulla. Sarebbe stato strano il contrario, ovvero che senza fare promozione mi fosse capitato di vendere, dalla sera al mattino, 20 copie, 30 copie, 100 copie o 1’000 o 10’000 o 1’000’000.

Continuo con la serie “Le parole confondono” perché è una storia corale che dà molti spunti, stimola tanto il gioco del: “E se succedesse questo a questo personaggio?” Per il blog, continuo perché so che c’è almeno un lettore che con costanza mi segue, e poi perché mi piace esternare il mio pensiero ogni tanto. Ho in mente un ben preciso articolo in cui mi interrogo sul rapporto tra chi scrive e chi dovrebbe leggere. Vorrei farne un buon articolo, tirare fuori dei risvolti psicologici sulla faccenda, quindi lascio maturare il pensiero in attesa (e nella speranza) di fare un buon numero di lettori dell’articolo in questione. Almeno con questo blog non dovete pagare nulla al sottoscritto.

Se per caso desiderate donare qualcosa potreste farlo attraverso Ko-Fi, anche senza comprare nulla, ma c’è uno shop di libri in e-book formato ePub che vi attende e dove, diversamente dagli altri shop, potete anche (follia, lo so) decidere di pagare di più di quanto proposto.

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Vorrei riuscire a mantenere il ritmo di un articolo al giorno, ma questo dipende da quanto si leggono gli articoli, e da quanto tempo ho. Avrei tante idee, un po’ come i romanzi di cui ho iniziato a scrivere e che so che se avessi il tempo giusto porterei anche a termine. Due sono dei thriller, uno dei due con risvolti nel mondo della fantascienza, delle cospirazioni alla The X-Files.

Chissà. Chissà.

Chi sa vedrà. Chi vedrà saprà.


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