La notte in cui ebbi successo

Foto di Gerd Altmann

Continuando il discorso sulla scrittura, e più in generale sulla produzione artistica, interrotto mesi or sono, ci possiamo chiedere – fosse anche solo per curiosità – cosa porta l’autore di una poesia, un racconto, un romanzo, una canzone, un quadro, delle fotografie, una scultura, a diventare famoso.

Cos’è il successo. Come lo si misura. Chi lo decreta.

Il successo, di solito, e molto materialmente parlando, si misura sui pezzi piazzati, in quanto si valuta il tornaconto economico ottenuto vendendo la propria arte. Solitamente, ma non in maniera assoluta.

È ben noto – inutile negarlo – che il successo di pubblico lo si ha quando è vasto, quando si superano certe cifre. E questo in generale, senza entrare nel merito dell’opera, sia che si tratti di spazzatura, sia che si tratti di un capolavoro indiscusso. Anche perché, ciò che io considero spazzatura, per un altro sarà un’opera favolosa e, viceversa, opere di innegabile qualità sono solo noiosa immondizia per altri. Un esempio molto elementare sono i romanzi classici o quelli di un noto autore di una nota casa editrice a cui alcuni vogliono insegnare anche il suo mestiere – l’ho notato in alcune recensione che tali non erano.

Dico, però, che non sono i prodotti più venduti – e che portano un gran profitto – quelli validi. Ovvero, un generico bestseller non è qualcosa che dovrebbero leggere tutti. Si tratta solo di ciò che al momento leggono tutti, che sono due cose ben distinte. In molte librerie, se si cerca un consiglio su un romanzo, si viene dirottati sulla lista dei bestseller. Non si perde tempo a capire cosa un lettore cerchi. Ma, in generale, un lettore assiduo sa trovare da sé il titolo giusto, o che tale sembra.

Solo perché un romanzo ha avuto dei canali privilegiati, ovvero accesso a pubblicità su quotidiani tramite interviste all’autore o recensioni, o presenza in televisione, perché è stato invitato a parlare del suo romanzo in una nota trasmissione televisiva, oppure ne è stata fatta una serie tivù, o si è vista la pubblicità del suo romanzo al cinema, ciò non vuol dire che sia un buon prodotto, e riconosciuto tale da tutti coloro che ne hanno letto una copia.

Assenso totale non esiste. Ci fosse anche una sola persona contraria alla massa si tratta di mancato assenso. In un regime totalitario quell’estraneo alla massa verrebbe avvelenato, o comunque ucciso, soprattutto in caso di elezioni.

Il successo oggi non significa il successo domani e quello sul prossimo oggetto sfornato (libro, serie tivù, canzone, album, ecc…). Vuole solo dire che, al momento, c’è un forte interesse, al pari del successo di vendite dell’ultimo modello di smartphone. E, a volte, non c’è alcuna differenza tra il vendere uno smartphone e vendere un libro perché tratto da una serie tivù, per esempio.

In realtà, la validità non la dà nessuno. Chi può condannare i giudizi personali delle persone? Se a qualcuno piace un testo, piace. È un giudizio, nel bene o nel male, assegnato a un’opera. Sempre se un giudizio viene espresso nero su bianco, e non con un punteggio silenzioso.

Qualcuno mi ha detto, dopo una serie di interviste condotte per scrivere questo articolo, che si raggiunge il successo semplicemente mettendosi su canali video dove un milione di persone approvano, con un “mi piace”, un’altra persona che si esprime solo con parolacce o che fa il peto o il rutto più rumoroso e “fa ridere”, o che muove le mani in avanti o che vende un qualsivoglia prodotto magari in pose sexy o in topless, oppure fa finta che gli si strappi lo spacco della gonna all’improvviso avendolo invece programmato, oppure viene fuori la farfallina tatuata che fa intravedere quella non tatuata mentre si è sul palco di una trasmissione.

Almeno ciò è venuto fuori dalle varie dichiarazioni che io ho solo annotato durante le interviste. In sintesi, serve un qualcosa che dia visibilità. Un buon libro, un pessimo libro, una farfallina. Basta che se ne parli.

Altri mi hanno detto che se è per una questione economica, allora basta mettersi nudi su un sito e vendere propri video ai propri fan, video in cui si hanno rapporti sessuali con uomini o donne, che siano eterosessuali o omosessuali non cambia nulla. Magari inserendo anche foto delle parti intime da dare solo al miglior offerente/abbonato.

Chiunque abbia il coraggio di togliersi i vestiti di dosso davanti a una videocamera ha il successo assicurato, dicono. L’importante è fare tanta palestra e mostrare qualcosa di sostanzioso e turgido, mi raccomando. Oggi non vedrete mai in televisione un cantante o una cantante bruttissima ma che ha una voce che spacca, che canta delle parole in una musica da lasciare a bocca aperta. E se non sei in tivù nemmeno esisti, diceva Vasco Rossi anticipando tutti quanti di decenni.

Oggi le cantanti “famose” vanno mezze svestite parlando magari della parola del momento. Non so… patriarcato? Oppure vanno vestite con stracci perché devono esprimersi in tal modo, deviando il discorso dalla musica, forse. Gusti personali.

Se io scrittore vendo 50 copie e mi pare un successo astronomico assoluto senza precedenti, per un altro se non sono 100’000 non ne parla nemmeno, ma c’è anche chi è abituato ai milioni di copie. 50 milioni di copie, se ne vende solo 2 è un totale insuccesso, ed è depresso.

Pensate a me. Se vendessi 1 milione di copie penserei chiaramente a un errore del software dei book store.

Ma non mi interessa nemmeno di vendere 50 libri. Sarebbe bello regalarli e avere 50 recensioni genuine approfondite e dettagliate in cui vengono approfonditi i temi della scrittura, le cose che hanno davvero colpito e incollato al testo durante la lettura.

Sarebbe un film bellissimo.

Ho visto spesso, oramai è consentito ovunque, tantissime recensioni a 1 o 2 stelle senza aver scritto nulla del perché 1 o 2 stelle. Stessa cosa per le valutazioni a 4 e 5 stelle. Quelle a 3 stelle individuano un prodotto medio e la recensione può anche non esserci, ma se è un capolavoro o spazzatura allo stato puro sarei anche curioso di sapere perché. A volte è una recensione a 1 stella a farmi capire che quel romanzo lo adorerò. Potrà sembrare assurdo ma è così.

Quindi, morale della favola, il successo non ha sempre la stessa matrice e non esiste un successo che possa dichiararsi tale per due persone in caso si sia piazzato lo stesso numero di pezzi. A volte il successo può anche essere aver esposto i propri quadri per una sera in una galleria famosissima di Londra, come è successo a uno dei miei personaggi in un recente romanzo.

Oppure il successo è personale al punto che avere trovato l’amore della propria vita è più che sufficiente, e magari giocare e instaurare un bel rapporto con il proprio figlio o la propria figlia, e far sì che questo continui a sussistere anche durante la loro adolescenza e dopo. Questo sì che dà gratificazione, il vederli crescere, darti soddisfazione, considerazione. Per me non ha prezzo.

Oppure il successo è avere scritto un articolo, qualcuno se lo è letto fino alla fine, lo ha commentato e poi lo ha condiviso più volte sui propri social network. Il che non è una cosa scontata. Per nulla.

Anche questo conta, badate bene. E sfido chiunque a leggere questo articolo di appena un po’ più di 1’100 parole.

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