qualche pensiero sparso

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Tornare a scrivere per il blog non è sempre possibile. A volte perché sono troppe le cose che vorrei dire. Troppe, ma davvero? Quando mi interrogo e ci rifletto di più, penso sia meglio relegare certe idee in un libro di fantascienza (che mai verrà completato), oppure stare zitto e basta. C’è tanta gente che parla sempre troppo, meglio fare astinenza di parole inutili, pur sempre non riuscendo.

A parte questa riflessione, i blog dovrebbero scrivere di qualcosa di interessante, ma oggi come oggi è diventato difficile interessare. Il gradimento del pubblico si è spostato sui video brevi di Tik Tok o di Instagram, oppure a leggere articoli veloci di 100 parole massimo.

Be’, solo quelle usate fino a questo punto sono 123.

Decisamente troppe!

Andare oltre le 100 parole vuol dire non farsi leggere. Parlare di un romanzo pubblicato non interessa, di uno in scrittura meno che mai, ma oggi mi va di raccontare di questo, sono io il padrone di casa.

Però prima devo anche dire che l’emicrania con aura non mi dà tregua. Ho paura ad avvicinare gli occhi a un monitor dove c’è uno sfondo bianco che sta lì a stimolare i nervi ottici per tutto il tempo. A un certo punto vedo come delle fonti di luce che iniziano a brillare troppo e a tremolare davanti agli occhi finché non parte un puntino bianco che diventa sempre più intenso, si allarga sempre di più, a forma di zig zag ma, a suo modo, circolare: diventa bianco, rosso, verde, si muove, ruota e, a quel punto, mi viene una tale paura da stare male.

Chiudo gli occhi, ma lo vedo lo stesso. D’altra parte non è una cosa reale che è davanti a me, ma un eccesso di stimolazione del nervo ottico. Non c’è pace nemmeno di notte, perché se mi capita di svegliarmi per andare al gabinetto potrei trovarmelo davanti proprio al risveglio. È una sensazione orrenda, perché so che dopo mi verrà la nausea, mi daranno fastidio luce e rumori, la parte destra vicino alla tempia inizierà a fare molto male per ore e mi sentirò stonato, stordito come se mi avessero colpito con un bastone in testa, e incapace di pensare, di agire.

Ho prenotato una visita. Che mai sarà? Un grosso problema neurologico? Non è facile conviverci. Fa paura, e dà un fastidio che può comprendere solo chi ne soffre.

A volte ho la voglia matta di scrivere scene che ho sviluppato in testa per giorni, per settimane, ma ho il terrore di avvicinarmi al PC. Le scene sono quelle che a volte avevo già in mente mentre scrivevo il volume 7 de “Le parole confondono”. Volevo già creare un altro seguito con quella precisa atmosfera in piscina, quando arriva l’annuncio, la sorpresa, la bella piscina di Brixton, quella annessa al parco londinese. Ci avrò pensato proprio l’estate scorsa, il mese di agosto, quando mi trovavo personalmente a bordo piscina, e poi a fare una vasca dietro l’altra nella piscina di Brixton a Londra, mentre mi rilassavo nella mia amatissima città di Londra, che per quanto abbia iniziato a intuire di quali difetti è carica io amo lo stesso.

Sono stati introdotti nuovi personaggi e nuove storie proprio nel volume 7, si sono, in un certo senso, gettate le basi per altri sviluppi, per un ulteriore approfondimento della vita del personaggio più amato della serie, quello che rende felici gli altri aiutandoli in tutti i modi possibili ma che per sé riserva uno spazio ristretto, e dovrebbe, potrebbe essere felice, forse dovrebbe interrogarsi di più, parlare di più con Andrea, il suo migliore amico. Col volume 8 la voce narrante sarà quella di Francesco Sacco, la cui ultima volta abbiamo ascoltato col volume 2 (Certe incertezze) e, in parte, col volume 4 (Un giorno, sempre).

Certo, il libro arriva sempre come storia da poter leggere senza conoscere nulla dei volumi precedenti. Il periodo è quello compreso tra marzo e agosto del 2019, con diversi flashback di altri periodi, anche molto precedenti. I primi mesi a Londra, il lavoro, l’amicizia, le difficoltà a volte terribili. Ho in mente diverse cose, sviluppi, nuove direzioni narrative, integrazione sempre più stretta tra i vari personaggi in una bella Londra, a volte anche piovosa.

Ma riuscirò a scriverlo? Ho iniziato il 21 settembre del 2023, ma non ho fatto molto rispetto a quando non avevo il problema dell’emicrania con aura, che non riesce a stare lontano da me. Appena 75 giorni, 52 ore e 33 secondi di scrittura per un totale di 24’167 parole. Ho spesso ripreso il capitolo che scrivevo, tante di quelle volte perché volevo fosse perfetto, volevo non ci fossero concetti ripetitivi, dialoghi eccessivi o banali, a volte anche uno sguardo, del silenzio, una certa espressione del personaggio, può arricchire il testo, o può essere utile tagliare dei pezzi. A volte un solo capitolo me lo sarò visto e rivisto, scritto e riscritto, anche 50 volte. Finché non mi suona in testa in modo perfetto non riesco ad andare avanti.

E in effetti è migliorato a ogni stesura. Ogni volta che lo rileggevo ad alta voce, con le giuste pause dettate dalla punteggiatura, sentivo che scorreva molto meglio, eliminava le troppe informazioni, le diluiva meglio nel flusso di coscienza, si agganciava a cose approfondite, per esempio, nel volume tre (I motivi segreti dell’amore), ovvero la prima volta che Andrea, Giulia e Francesco arrivano a Londra, per restarci per sempre.

La storia si sta scrivendo senza troppe difficoltà, la trama scorre da sola, continuando dal punto in cui finisce il volume 7 (Quel minuto prima di te), tempo permettendo e emicrania con aura pure. Scrivere, però, lo sanno tutti, è molto difficile, perché non è il semplice mettere una parola dietro l’altra. Bisogna dare un senso a tante cose: ai dialoghi, alla caratterizzazione dei personaggi, curare la loro psicologia, lo sviluppo e l’evoluzione della storia, l’ambientazione, la quale non dovrebbe mai essere un mero dettaglio, ma qualcosa di funzionale all’umore del personaggio, alla trama.

Poi ci sono altri problemi quotidiani che si mettono per strada tra me e il resto: la caduta di mia madre, la sua operazione, la riabilitazione, il lavoro che sta sempre in bilico, ed è da Pasqua che siamo veramente messi sotto stress riguardo il futuro lavorativo.

Perché allora dedico, o vorrei dedicare, energie a qualcosa che richiede un grandissimo sforzo? Perché scrivere?

Foto di Welcome to all and thank you for your visit ! ツ da Pixabay

Il motivo è sempre lo stesso. Con la scrittura mi allontano dall’orrido quotidiano, creo e sviluppo mondi interi che mi permettono di svagare, più o meno, forse è anche più di questo, ma resta comunque un mistero.

Per scrivere si deve leggere tanto!

Leggere, invece, mi riesce meglio perché con il lettore PocketBook con tecnologia e-ink non ricevo sollecitazioni particolari alla vista. Sto leggendo “Stato di paura” di Michael Cricthon e mi sta prendendo tantissimo. L’essere umano proiettato tra uno stato di paura e l’altro da parte dei governi e dei media, pronti a controllarci attraverso le nostre paure, imponendo scelte per il nostro bene, perché dobbiamo comportarci come se fossimo in guerra, no? Quante volte abbiamo sentito questa esatta parola (più altre come: crisi, emergenza) per permettere ai governanti di perpetrare le più immonde nefandezze? Per privarci della libertà di scelta?

Sei libero di scegliere finché scegli quello che dicono loro, mi pare ovvio. Se non lo fai guai a te, ti bombarderanno con uno stato perpetuo di paura. Basta fare terrorismo psicologico da parte di organi di alta carica, più che informare, per creare fazioni e divisioni drastiche tra la popolazione, distruggere amicizie di lunga data, dividere parenti, e i media amplificano il messaggio con titoli terroristici da clickbait facendo il loro gioco.

Il libro ha ricevuto la critica da parte della comunità scientifica, perché pare che manipoli i dati di cui l’autore stesso si serve per mostrare certe cose, ma al di là di tutto il messaggio di vivere in un continuo stato di paura è vero. La stampa aiuta i governanti a trascinarci da uno stato di paura all’altro, oltre al fatto che i governanti cambiano le parole 10 volte in una giornata e negano quanto detto in precedenza perché noi abbiamo fra-inteso. Perché non bisogna mai barattare la propria libertà con altro, però poi la libertà va barattata e non tutti ne hanno diritto, arrivano a dire. E ci vengono anche a fare lezioni dalla madre scatola della TV, ci etichettano appena sfori col pensiero!

Non devo aggiungere altro per essere sicuro che in tanti capiranno cosa è vivere in un continuo stato di paura per il proprio futuro. È qualcosa che ti porta via anche l’empatia per altri esseri umani, ti fa chiudere in te stesso.

2 pensieri su “qualche pensiero sparso

  1. Mi dispiace, Giovanni, per il tuo malessere: dev’essere scoraggiante convivere con questo fastidio fisico, ma resisti e, soprattutto, capiscine l’origine. Fai tutte le visite e gli accertamenti che servono, così puoi cominciare una cura efficace. La scrittura salva sempre. E sai quanto ammiri la tua fervida fantasia. Tieni duro e non smettere di immaginare mondi (diversi dal nostro, che fa schifo!)

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