
C’è differenza tra scrivere di narrativa e tra lo scrivere su un programma di messaggistica istantanea. La narrativa ha delle regole, ha la sua precisione, non è facile portare avanti la scrittura, ma quello che viene messo nero su bianco, alla fine, diventa chiaro nella testa dell’autore e, si spera, anche in quella del lettore, tranne casi di romanzi sperimentali, onirici, confusionari.
Mandare un messaggio a qualcuno a cui si tiene, invece, in certi casi, può farci passare per una persona fastidiosa, insicura, perché se un testo di narrativa ha una sua ben strutturata precisione, un messaggio istantaneo è diverso, è scritto in fretta, non viene riletto, lascia esposta una certa interpretazione, parte e non ci si rende conto, magari, che non andava scritto in quel modo, oppure che non andava inviato affatto.
L’argomento mi intriga. Prima o poi ne scriverò una storia di narrativa.
Oggi è tutto fatto di parole. Certi giornalisti le usano in modo improprio, in modo del tutto errato, alcuni infarciscono di male parole gli articoli, per esempio, “troiaio di destra”, per descrivere una situazione che parla da sola. È necessario usare certe espressioni da parte di un presunto professionista? Presunto, sì, perché uno che se ne esce con una espressione del genere come lo vuoi chiamare? Cosa gli vuoi dire? Mi sembra molto poco professionale. Punto.
Allora non si deve mai lasciare capire cosa si pensa davvero? Un conto è metterlo nero su bianco in un articolo che resta lì, a meno che tra poco non si faccia come nel romanzo di Orwell (1984) dove viene pure riscritto il passato, altra cosa è dirla a voce, ma anche detta a voce, se uno vuole essere considerato un professionista dell’informazione certe espressioni dovrebbe cancellarle dal suo vocabolario. Chiunque può speculare parlando di troiaio di destra, come se un troiaio abbia una ben precisa connotazione politica. Il presunto giornalista crede che ci si dimentichi di quando ci sta un mal governo di sinistra? Se oggi siamo oltre la frutta è proprio perché i governi sono diventati uguali, universali. Fanno e dicono tutti le stesse cose, hanno lo stesso programma elettorale, a prescindere da quale partito ci sia a comandare. La deriva è totale.
Si distrae il pubblico con pettegolezzi, altro che notizie, e nel frattempo si approvano leggi che rendono del tutto illegale manifestare in modo pacifico contro le scelte di un governo. Pena l’arresto fino a due anni. Arrestare, prendere una pacifica folla manifestante, con gli idranti, nel governo Draghi, era solo l’inizio di una presa di posizione che si sarebbe aggravata sempre di più con la compiacenza della sinistra.
Quindi informare, usare le parole, non è compito semplice, ma è fondamentale. Certi giornalisti commettono persino errori di grammatica di continuo, ma di cosa vogliamo parlare?
Non è nemmeno semplice mettere insieme le parole giuste, quando si usa un programma di messaggistica istantanea. A volte ci si vuole aprire con le persone, ma si sbaglia, non è il mezzo più idoneo, anche se può sembrarlo. Il fraintendimento è dietro l’angolo. Le persone finiscono per interpretare a modo proprio quanto è stato scritto più in fretta, perché la comunicazione della messaggistica istantanea vuole la fretta.
Meno comunicazioni inutili su mezzi inadatti. Non date le perle ai porci, diceva qualcuno molto più importante di tutti noi, anche perché non si può trattare tutti come amici. Ci sono persone da cui stare lontane, a cui si deve evitare di dare confidenza.
E poi c’è una battaglia in atto per accedere alle comunicazioni private di tutti, ammesso e non concesso che già non ne abbiano il controllo e non si cerchi solo di legittimare l’eliminazione del concetto di comunicazione privata. Parlo di ChatControl, il provvedimento europeo che spinge per avere accesso ai messaggi di tutte le piattaforme esistenti portando avanti motivazioni gravi, ma che nulla hanno a che vedere con il rendere tutti più sicuri tutti, casomai è l’esatto contrario.
Le parole confondono? Sì, confondono, a volte fanno male, quando vengono dette, ma anche quando vengono ignorate, quando non c’è reazione o quando la reazione che generano non è quella che ci si aspettava. Alcuni scrittori sono stati giudicati per le tematiche, fraintesi. Probabilmente è successo anche a me per il mio Questa estate succede che. Ma poco importa. Alla fine c’è sempre qualcuno che deve giudicare.
Il mondo è andato verso il finto perbenismo, il politicamente corretto (per modo di dire), il controllo delle comunicazioni personali, la sempre più orrenda piaga della criminalità, quindi, oggi, parlare, scrivere, è diventato molto difficile. Si parla e si scrive di più, ma non sempre ci si capisce e non sempre si possono dire le cose come stanno senza creare scompigli, senza esporsi anche in modo pericoloso.
Che poi le cose come stanno non sono mai come stanno. Ognuno interpreta e decide di testa propria anche davanti ai fatti oggettivi. Bisogna essere parsimoniosi di parole, usarle bene, ma non si riesce, non è così nella vita quotidiana. Ci si stupisce sempre di qualcosa, si creano le condizioni per giungere a delle interpretazioni inesatte. Certo, è sempre tutto dovuto alla sensibilità o all’insensibilità personale, al carattere, ma soprattutto all’insensibilità.
Sì, è vero, le parole confondono, ma in alcuni casi, come per professionisti dell’informazione, i quali dovrebbero raccontare i fatti per quello che sono, non per quello che gli altri sono pronti ad accettare o meno, le parole dovrebbero essere dirette e precise.
Capirsi è bello, ma non sempre è desiderato. Pensate a tutte quelle comunicazioni informali delle grandi aziende. Creano un putiferio di regole scritte e regole non scritte nei confronti di un potenziale evento per evitare che qualcuno si prenda la responsabilità di aver detto, per esempio, che il prodotto non funziona perché c’è un difetto hardware. Ci sono tutta una serie di comunicazioni in cui non si capisce mai chi abbia fatto o deciso cosa, e quindi devi allinearti a questo modo di fare, devi essere un paraculo quanto loro, sennò ti fanno fuori. Si fanno 10 o 20 call, le famose telefonate attraverso programmi di video conferenza, per non arrivare a decidere nulla. Si conclude sempre con un “vabbè, allora ci aggiorniamo nella prossima call”.
Certo è che le comunicazioni, quelle importanti, sono diventate problematiche. Posiamo i telefoni e leggiamo un libro, magari un saggio sulla comunicazione, oppure dedichiamoci a una bella corsa. Fortunato chi vive in una città con del verde, una città non inquinata, fatta a misura d’uomo. Ma non tutti i luoghi dove si vive permettono un contatto con la natura, in certi è completamente assente, per esempio dove vivo io.
A volte comunicare qualcosa diventa estremamente difficile, se non impossibile e, in tal caso, il silenzio è solo la soluzione più semplice. E nemmeno tanto.
Parlando di ChatControl: The Global Encryption Coalition warns: The latest #ChatControl text will not solve the problem of the online spread of child sexual abuse material, but will introduce significant security risks for all citizens, companies, and governments.
GEC Steering Committee Statement on 9 September Text of the European CSA Regulation
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