26 novembre 2018: la morte di internet #SaveYourInternet

A settembre scorso il parlamento europeo ha discusso l’articolo 13 per prevenire la violazione del copyright su internet impedendo la diffusione di video e materiale di ogni tipo, in teoria solo quello che viola il copyright, nella pratica anche quello che non lo viola, se si valuta l’effetto pratico della legge in questione.

Youtube sarebbe il primo soggetto colpito, a seguire, e contemporaneamente, Facebook, WordPress, Medium, ecc.. Dovrebbero rimuovere migliaia di video/contenuti e impedire il caricamento di video/contenuti/articoli di cui forse qualcuno potrebbe violare il copyright.

E tutto ciò a partire dal 26 novembre 2018. Da quella data potremmo non avere più libertà di espressione. Ovvero appena lunedì prossimo.

Pensate che YouTube segnala spesso violazioni di copyright anche dove queste non sono tali. Se si aggiunge della musica libera, distribuita con licenza CC o completamente libera, state tranquilli che arriverà sempre qualche genio discografico a dire che c’è una (falsa) violazione di copyright.

A volte lo fanno anche con i jingle di iMovie, il famoso programma per la creazione di video di Apple. Dove proprio Apple permette l’uso dei suoi jingle a chi per l’appunto ha comprato un Mac e ha installato iMovie e fatto un video con iMovie. Eppure succede che YouTube segnala, a quel punto bisogna dire a YouTube che la sua segnalazione non va bene e che il video non viola alcun copyright e attendere 30 giorni l’esito della decisione. Ora questo sistema non mette off-line il video. Da lunedì prossimo invece, magari, la falsa violazione potrebbe bloccare milioni di video del tutto legittimi.

Ora immaginate se questa direttiva diventerà legge. Tutti i maggiori portali dovranno avere un sistema automatico che analizzi il video, il contenuto tutto in modo minuzioso e ne blocchi la pubblicazione se c’è un riscontro su una foto, su un suono di mezzo secondo. Ma potrebbe essere anche un falso positivo oppure semplicemente c’è il blocco preventivo di tutti i video/articoli, in attesa di analisi completa del materiale.

Magari hai anche comprato quella musica per poterla usare in un video. Ci sono tempi per dimostrare che ne hai la licenza. Oppure un artista che crea la propria musica. Deve andare a dimostrare di essere lui, di avere i diritti sul proprio video, oppure bloccherebbero le parodie, documentari, perché prima di metterlo on-line devi dimostrare che i 0,5 secondi di audio che violerebbero il copyright, in realtà non lo fanno.

Un caos. E visto che i grandi colossi ne risponderebbero in prima persona e visto che offrono il servizio gratuitamente ripagandolo con la pubblicità quanto accidenti se ne fregherebbero di mettersi a perdere il tempo e la serenata? Potranno sopravvivere poche grandi aziende potenti. Ergo, ci sarebbe la censura preventiva.

Non credo che nessun grande colosso abbia la voglia di districarsi tra la complessa normativa e tra i veri o i falsi positivi delle violazioni. Dovrebbero da subito bloccare tutti i video e mettersi eventualmente ad analizzarli uno per uno. E quanto tempo ci vorrebbe per valutare la quantità enorme di video/articoli che ogni giorni arrivano? Vi lascio immaginare quale sia la risposta.

Qui la pagina YouTube per il #SaveYourInternet

4 pensieri su “26 novembre 2018: la morte di internet #SaveYourInternet

  1. Non sono del tutto convinta. Leggi ad esempio questa posizione contraria: https://motherboard.vice.com/it/article/59v3an/youtube-reazione-direttiva-copyright-ue-articolo-13-filtri-content-id
    Che poi, più dell’articolo 13 sul controllo dei contenuti in quelle piattaforme, mi preoccupa quasi di più l’articolo 11 o link tax, perché in quel caso ad essere a rischio saremmo anche noi blogger, tutte le volte che inseriamo un link ad una qualche risorsa esterna, che potrebbe richiederci un pagamento. Sarebbe a rischio Google News (o meglio, toccherebbe leggerlo solo in inglese, con testate giornalistiche fuori Europa) e qualsiasi altro link di giornali inserito sui social. I giornali sono troppo mentalmente vecchi per capire che è da là che gli arrivano la maggior parte delle letture… infatti in Spagna Google News è chiuso da 4 anni e gli unici che ci hanno perso sono loro, non certo Google.

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.