
Finalmente ho rivisto tutto quanto avevo scritto del romanzo che ho iniziato a scrivere a inizio dell’anno scorso e che ho dovuto interrompere per mancanza di tempo. Ho messo insieme 80’000 parole. La storia si delinea senza ripetizioni, dando spessore ai personaggi e al loro rapporto speciale, gli sguardi, i silenzi, o i dialoghi ragionati rendono il tutto sensato, per il momento.
Ho dovuto riscrivere le prime sette pagine del capitolo sette, le ultime dodici del capitolo otto e diverse pagine del capitolo nove, ho fatto grandi tagli perché partivo per la tangente. Ho dovuto riscriverli perché non mi dicevano nulla nel modo in cui erano state concepite all’epoca quelle pagine, sembravano artificiali, artificiose. Ora c’è un miglior testo. La riscrittura me la sono imposta perché dopo aver letto quelle pagine sentivo chiaramente che non andavano affatto bene, e non potevo far finta di nulla.
Quando si scrive, l’importante è staccarsi dal testo per un periodo abbastanza lungo per essere obiettivi su quanto prodotto fino a quel momento, prendere le distanze da qualcosa che mentre vedeva la luce sembrava perfetto. E, come mia abitudine, non è che ho rivisto quelle pagine che non mi convincevano una sola volta. Non le ho trovate da sistemare, l’ho fatto in un paio d’ore e poi sono andato avanti. Ogni giorno ci sono ritornato sopra per vedere l’effetto sortito dalle correzioni del giorno prima. Ho rieditato quelle modifiche sette volte di seguito e trovato sempre qualcosa che non mi convinceva.
Certo, nel momento in cui riuscirò a mettere la parola fine al romanzo dovrò metterlo da parte e poi tornarci di nuovo sopra per vedere se nell’insieme è tutto ben amalgamato.
È una piccola soddisfazione quando quello che non mi convinceva affatto è venuto fuori molto meglio dopo rilettura e profonda modifica. Anche divertente, se preso in modo isolato, senza intenzione di buttare in pasto a un bookstore una storia che va ancora sistemata, riguardata e amata.
Questo vuol dire scrivere! Non sto raccontando nulla di eccezionale. C’è chi queste correzioni per intero le fa solo alla fine. Io devo interrompere e ritornare al punto di partenza perché sento che è il modo migliore per me, oltre al fatto che quando si interrompe per troppo tempo la scrittura non si riuscirebbe a continuare bene, perché si correrebbe il rischio di ritornare su un concetto battuto in un altro capitolo, o addirittura di contraddire quanto scritto fino a quel momento, alterando il ricordo di certi eventi già descritti.
Quando sono arrivato al capitolo precedente all’ultimo scritto, il finale di capitolo era chiaramente impasticciato perché ho dovuto interromperlo di botto mesi fa per indisponibilità di tempo, e si notava il fatto che era stato scritto continuando senza ricordare le pagine precedenti, o anche solo la pagina precedente, dove i protagonisti erano in un luogo e poi magicamente erano altrove e poi altrove ancora. Non aveva senso. Era stata interrotta la scrittura e non avevo controllato quanto scritto le volte precedenti.
Volevo dare questo aggiornamento per farmi un po’ più presente sul blog. Questo periodo è particolarmente complicato. Provo a immaginare, per il libro, le scene che mi portano a quel finale già deciso. Se, nel momento di chiudere, i personaggi chiederanno un finale diverso da come pensato, allora si vedrà. I personaggi non devono essere mossi per soddisfare una certa idea di trama, o per trasmettere concetti specifici con i dialoghi. Sono i personaggi e le loro azioni a creare la trama. Certe serie televisive ben riuscite ce lo insegnano: lavoriamo sui personaggi, perché si può anche scrivere anche la trama più fantastica e avvincente del mondo, ma se i personaggi non trasmettono emozioni, sono piatti, risulterà tutto piatto e avremo solo perso tempo e sprecato un’occasione.
Quando vorreste vedere pubblicato questo capitolo indipendente raccontato dal personaggio preferito della serie? E chi è, secondo voi, il personaggio preferito dei lettori della serie?
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