Tired of being tired?

Foto di Ben Kirby da Pexels.

Nelle occasioni in cui sono stato a Londra ho preso spesso la metropolitana. Nelle varie stazioni, risalendo verso la superficie o scendendo verso la banchina, ho notato, di lato alle scale mobili, la pubblicità di questi integratori energetici.

“Tired of being tired”? Ovvero: “Stanco di essere stanco”? Il cartellone pareva parlasse a me, e non per la stanchezza a cui il prodotto si riferiva, perché magari Londra, come tutte le grandi metropoli, con le sue 12 linee di metropolitana, l’enorme estensione superficiale, la grande quantità di lavoro e di movimento quotidiano che implica lo stare dietro a tutto quanto, lo svegliarsi presto la mattina, richiede un po’ di potassio e magnesio in più. Soprattutto d’estate, magari.

A Londra ci sono stato anche d’estate, una sola volta durante il mese di agosto e ci è mancato tanto così che non mi venissero a prendere in ambulanza a Covent Garden alle quattro del pomeriggio, con una temperatura forse di quaranta gradi all’ombra. Dovetti subito infilare in bocca degli zuccheri e dei liquidi, mentre avevo una paura matta di svenire da un momento all’altro, la sensazione di mancamento era sempre più forte. Sudavo freddo perché le forze mi stavano davvero abbandonando, non era solo una sensazione eccessiva di ansia. Fu una paura di quelle veramente da rimanere senza il fiato, poi mi sono ripreso e, da quel momento in poi, ho evitato di restare digiuno e disidratato fino a quell’ora.

Tired of being tired? Certo. Sono stanco. Tanto stanco. Troppo stanco. Di perdere la fiducia nelle persone. Di dare fiducia alle persone sbagliate, di non riuscire più a realizzarmi al punto che oramai essere non realizzato è diventato qualcosa di normale. Mi sono arreso.

Sono stanco di pensare troppo, di dare tutte le mie energie in cose che non mi ripagano nel modo più assoluto, per quanto creda di realizzarmi (bugia che mi racconto per non impazzire), di vedere la gente sparire in attesa di una mano che viene sottratta senza alcuna spiegazione. Pare normalissimo. Nemmeno un saluto un: “Mi dispiace, ma non riesco”. Si va via col silenzio lasciando a me capire, intuire.

Ci sono giorni poi, in cui, la mia mentre crea una difesa alla mia resa.

Come?

Sto davanti a un negozio che vende dolci e subito mi si para davanti il negozio di ciambelle di tutti i colori e gusti a Londra, quello a cui ho scattato anche delle foto perché era vera e propria arte.

Mangio delle orecchiette e penso alle orecchiette di grano arso di Terra Rossa ad Upper Street e collego la scena descritta nell’ultimo mio romanzo.

Guardo la sveglia e, quando si accende per un rumore, penso al momento in cui l’ho comprata nel mercatino a Londra, e poi al ristorante greco che c’è lì, cosa ho mangiato, la mia scoperta per la fava greca.

Sono stanco di pensare a Londra senza poterla vivere davvero per mesi e magari anni. Biglietto di sola andata, che avrei dovuto fare a 30 anni come mi ero promesso. La mente si rifugia in ricordi semplici che mi permettono di rifuggire lo squallore del quotidiano. Non che Londra sia la città perfetta dove nulla di brutto succede. Non sono nato ieri. Ho già parlato di alcune cose che visto e che mettono quasi i brividi.

Eppure io dovrei starci lontano. L’ultima volta che ci sono stato un po’ mi ha segnato, mi ha quasi ripudiato. Cattivo tempo per tutto il tempo, ho perso il mio orologio da polso e non sono più riuscito a trovarlo, ho speso fino all’ultimo centesimo di sterlina preso al cambio e ho perso il catenaccio della valigia.

E poi mi è capitata una cosa che pareva bella, il momento della svolta, ma, a guardarla bene, era invece il momento della verità, quella che già si conosce. Per vivere lì, proprio a Londra, bisogna adattarsi a una tale quantità di sacrifici, ripartire da zero, come se si avessero appena compiuti vent’anni. Molte cose sarebbero risolte, ma tante altre chissà. Non che non ci volessi provare. Vorrei provarci da lungo tempo, ma forse oramai sono assuefatto anche all’idea.

Sono stanco.

Poi si avvicina il periodo di calura che abbatte ancora di più, non ti lascia nemmeno programmare ciò che potrai fare di qui a una settimana, figuriamoci in uno o due mesi. Tutto prenotato e tutto a prezzo altissimo. Nessun modo di andare in vacanza a settembre. No, ma sei scemo? Decidi tu quando andare in ferie? Eh, beato te, che le ferie ce le hai! C’è gente che lavora 7/7 24/24 anche a Pasqua, Ferragosto, Natale e Capodanno. Come se non lo sapessi quanto il mondo è precipitato da marzo 2020. Certo che lo so! È andato tutto a putt…e. I traumi ci sono ancora e non vanno più via. Siamo tutti stanchi, qualcuno più di altri e, oltre alla stanchezza, c’è la rassegnazione, il non riuscire nemmeno a desiderare una vacanza piccolina. La notte fai gli incubi.

Quando farà un caldo allucinante, poi ci renderemo conto di essere diventati tutti poveri e di non poter fare altro che morire liquefatti dentro sogni che non hanno mai preso il volo e che mai lo faranno.

3 pensieri su “Tired of being tired?

  1. Ariano Geta

    Fatti forza e tieni botta, purtroppo momenti di estrema difficoltà capitano a tutti.
    Può essere molto difficile, però d’altronde quando le alternative non ci sono bisogna fare uno sforzo extra, stringere i denti, lasciar fuoriuscire dalla bocca le due / tre bestemmie che ci teniamo dentro da un po’ di tempo e darsi un obiettivo “stupido” che nella sua stupidità possa almeno distrarre la mente dal troppo pensare alle cose serie.

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    1. una parola! ora come ora davvero non riesco a pensare a niente di buono, per quanto non rinneghi che nella vita esistono le cose buone. Le vedo ogni giorno nel sorriso dei bambini, ma mi sfiorano appena e poi rifuggono, forse sono io che le mando via. Nemmeno sognare aiuta visto che di notte non si dorme 😀 .

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      1. Ariano Geta

        Mese di giugno, temperatura quasi a trenta gradi, e tu vorresti dormire? È un po’ pretenzioso riuscire a fare ciò che quasi nessuno italiano riesce a fare in questi mesi estivi 😄
        Pensa a qualcosa di leggero, tipo una buona ricetta per fare in casa la crema di caffè fredda e pian piano la notte passa, e poi passerà il giorno e infine pure l’estate 😉

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