
Chuck guardava l’orizzonte in attesa che Kelly, la sua Kelly, ritornasse da lui. Sperava che la nave che aveva abbandonato l’isola per salvarsi riuscisse a tornare. Se lo erano promessi e Kelly manteneva sempre le promesse, perché si amavano e, se ancora non era tornata, doveva esserci un motivo serio. La nave doveva essersi persa, forse non era riuscita a tornare indietro nel tempo e a fermare il Chuck del passato, ma se non c’era riuscita perché ora lei non era lì con lui?
L’effetto farfalla aveva determinato un altro effetto, un futuro diverso dove magari Chuck e Kelly non si erano mai incontrati e, ora, Chuck era bloccato sull’isola. Un’isola che sembrava non essere sulla rotta di nessuna nave, non era su nessuna carta nautica.
«Devo spostare l’isola, devo farlo» disse Chuck senza smettere di guardare l’orizzonte.
Restò così a contemplare la foschia, poi si mise in cammino.
Tratto da “L’isola del giorno che verrà“, di Giovanni Venturi data di pubblicazione: marzo 2015