divisioni e individualità

Image by Wax115 / Morguefile

Da un po’ di tempo a questa parte non sopporto più nessuna forma di politica. Oramai sono saturo. L’Italia affonda. Bugia dopo bugia. Un quantitativo di frottole incalcolabile. Peggio dell’avanzare del debito pubblico.

Bugie che vengono coniate in espressioni giornalistiche e non. Una delle tante: “Un governo di responsabilità”. Quasi a voler dire che di solito i governi tutti sono fatti di irresponsabili e, quindi, a sgamare il fatto che nessuno fa una beata minchia per il popolo da sempre. Un governo di responsabilità, come se il non aver fatto votare i cittadini per ben 4 volte – mica pizza e fichi? – fosse una condizione di responsabilità. Come se un governo nominato tra amici e amicucci, che sempre governo è, potesse essere un palliativo per far passare il tempo e non fare nulla, ma solo spingere qualche altro ad assicurarsi una bella pensione d’oro se si supera settembre 2017, eppure fatto da gente che invece sostiene di fare scelte responsabili. Un po’ come quando la gente va al lavoro, cazzeggia, un po’ facebook, un po’ di articoli di giornale, qualche film e poi aspetti la fine del mese per lo stipendio. Uguale uguale.

Una mia zia diceva: “Sono tutti bravi”. Se li ascolti parlare in tivù li senti che si riempiono di complimenti, eppure non cambia nulla. Mi sembra che più che un governo di responsabilità, una gestione che debba migliorare la vita di chi non ha avuto modo di eleggerli, in realtà sia solo un fatto di divisioni e individualità. Anche perché se metti in una stanza tre persone e gli chiedi di organizzare un viaggio vedi che ci saranno tre necessità diverse, se poi li metti davanti a fatti personali le differenze saranno ancora più marcate e incompatibili, eppure i partiti si riempiono di gente che deve pensare nello stesso modo, secondo la corrente del partito. E quindi fanno compromessi ogni giorno. Io che sono così polemico non potrei mai e poi mai entrare in un partito.

Torniamo alla frase: “Il governo di responsabilità”. Il governo di responsabilità che doveva fare una leggere elettorale decente, e che non faranno ne domani e né mai. La rimandano, la rimandano. Era una cosa urgentissima. Ma tanto solo uno stupido poteva pensare che nominavano il quarto governo non eletto dal popolo e facevano la legge in 3-4 mesi e si andava a votare.

Ma non potevano nemmeno farci votare con questa legge elettorale visto che  non è possibile portare una fazione politica composta da un solo partito che finalmente governerà la nazione, nel bene e nel male. Quale fazione può prendere il 51% dei voti da sola?

Il problema sapete qual è? Ci sono troppi partiti. Dovrebbero fare una legge per eliminare il numero sempre crescente di partiti politici. Nelle grandi “democrazie”. Ci sono 2-3 partiti. Non 3947 come in Italia. 3947 non è il numero di partiti in Italia, ma è un numero fittizio per dire che sono un fottio e che aumentano di anno in anno.

Tizio litiga con Caio che è del suo stesso partito? Domani mattina se ne va e fonda un nuovo partito.

I tiggì li chiamano gli scissionisti. E questo nome mi fa venire i brividi perché mi ricorda un gruppo malavitoso. Se cerco su Google la parola “scissionisti”. Il primo risultato della ricerca è questa pagina di Wikipedia.

È sempre e solo una questione di tornaconto personale, di individualità. Ora la nuova divisione di partito che si è avuta nel partito la cui forma di democrazia ce l’hanno solo loro perché sta nel nome del loro partito mi fa ridere. Ieri sera un personaggio che ha lasciato la casa base diceva che lui vuole però riunire sotto una sola grande ala quella forza politica e che quindi, visto che prenderanno un 2-4% di voti alle elezioni, e visto che sono ben lontani da quel 51%, si alleeranno con il partito da cui si sono divisi. La risata è obbligatoria. Ma allora perché vi siete divisi visto che voterai e sosterrai le persone da cui ti sei allontanato per fondare il tuo nuovo partito politico?

La cosa più onesta sarebbe stata ritirarsi dalla politica e rinunciare a ogni forma di indennizzo ne ricaveranno dal loro ritiro, visto che pensione d’oro e stipendio, ecc… lo avranno lo stesso. Ma figurati se rinunciano. Ogni tanto dicono: “Serve una legge per rinunciare allo stipendio”. Ah, sì? Perché se prendi quei soldi e li porti casa per casa a chi ha veramente bisogno, se fai in modo che di tasca tua te li togli e li dai agli altri qualcuno ti punta una pistola alla tempia e ti dice: “Se ti liberi dei soldi che ti danno, faccio fuoco”?

Il movimento 5 stelle ha raccolto delle cifre e le ha fatte reinvestire in micro impresa. Non che sia tutto oro quello che luccica. Personalmente, come dicevo all’inizio dell’articolo, non mi interessa più nulla di chi fa cosa e perché. So solo che vanno avanti per individualità, per sistemarsi, per impegnare il tempo, non hanno mai lavorato davvero e così andrà avanti. In Italia non esistono le condizioni per fare ciò che portò per esempio in Francia a quella che è nota nei libri di storia come “Rivoluzione francese”.

Tanto alle prossime politiche, sempre se decideranno di farci tornare a votare, si ripeterà la storia dell’ammucchiata tra destra e sinistra. Poi si offendono se uno li chiama “Partito della Nazione”.

Si parlava (e se ne parla ancora) sempre tanto dal fatto che il M5S è fondato da rivoluzionari incoscienti perché vogliono uscire dall’Euro, ma poi chi ci è uscito per davvero è il Regno Unito con sta cacchio di Brexit. È colpa del M5S?

Come anche la narrativa, scrivere e non riuscire, per fatti personali e abilità organizzative e di venditore che mancano, a vedere uno sforzo andare in porto, disarma. Ti guardi intorno e annaspi. Riduci il numero di beta reader perché vuoi velocizzare e vuoi metterti tu in prima persona a fare più attenzione, ma alla fine, si perde solo tempo. Se continui a scrivere lo fai perché più o meno ti piace, ma volta dopo volta nutri sempre meno aspettative. Come la candela sotto la campana di vetro che per mancanza di ossigeno si spegne. Non è colpa degli altri, è colpa mia che non guardo con sufficiente obiettività la realtà. Non è un lamento, ma il riconoscimento di una condizione.

Meglio una serie televisiva come The Good Wife, House Of Cards. Parlano di politica, ma almeno sono fatte bene e ti distolgono dalla noia della politica vera che nel 2017 è sprofondata in una maniera allucinante.

Meglio la finzione narrativa che la dichiarazione di un politico, perché ciò che dice vale giusto il momento in cui lo dice, perché già due secondi dopo non vale, perché deforma la realtà, alla fine loro fanno sempre cose straordinarie e creano opportunità che NESSUNO prima di loro aveva fatto. Cavolo, allora dovremmo essere al top, no? Quando li metti di fronte alle dichiarazioni che hanno fatto tempo addietro li vedi barcollare, sorridere, dire che sono stati fraintesi o che i tempi sono cambiati e che ciò che valeva prima non vale dopo. Allora qualcuno mi spieghi cosa significa: “Se al referendum del 4 dicembre vincerà il NO, mi ritirerò per sempre dalla politica”. Forse dovrebbero fare gli attori, se la caverebbero meglio, almeno un attore sappiamo che recita. Ma perché, un politico non recita dalla mattina alla sera così tanto che dimentica già mezz’ora dopo cosa ha detto mezz’ora prima?

Nella vita, alla fine, regna la divisione e l’individualità, perché ognuno vuole fare ciò che vuole e desidera comandare a bacchetta chi gli sta intorno. Pensiamo all’esempio di tre famiglie/persone che devono fare un viaggio insieme.

Nasce il problema del budget. Io non ho soldi, posso spendere poco. A me quel posto non piace, fa schifo, voglio una cosa più raffinata. Io non voglio muovere un dito, devo essere servito. Insomma. Gira che ti rigira non si capisce più nulla.

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