Gli e-book più venduti

Foto di Benjamin Lehman

Sono oramai anni che frequento i bookstore su internet, dove compro i miei e-book, ma solo di recente mi sono soffermato a pensare a quella loro categoria speciale, quella che da sola mantiene i costi di gestione della infrastruttura informatica di un bookstore, ovvero: “gli e-book più venduti”.

Mi sono chiesto spesso a chi possa servire. Se un e-book si vende tanto è per merito di quella categoria messa in bella vista o anche per altri fattori? Magari quelli più venduti ora sono quelli che un mese fa erano indicati come in evidenza e di prossima uscita, perché pubblicizzati dai grandi editori, o messi in una campagna di marketing pagata da chi li ha realizzati.

Se un libro si vende a iosa, in teoria, non serve dirlo, magari è quello da cui è tratta l’ultima serie di Netflix o di Amazon, o ne hanno realizzato dei film, un po’ come è successo per After, per le 50 sfumature. Però è anche vero che si è tratto il film proprio perché il testo è diventato molto famoso; diverso è il caso di 13 il cui romanzo, a confronto della serie TV, era davvero poca cosa e lo si è iniziato a vendere di più dopo la messa in onda della prima stagione di 13.

Ed è altrettanto vero che se un libro non appare in vetrina la gente non smette di comprarlo, inoltre, non è perché appare in quella vetrina che sarà un capolavoro o piacerà a tutti, inclusi quelli che lo comprano incuriositi dal fatto che venda tanto.

Forse quella categoria si usa solo per dare una certa trasparenza sulle vendite principali. Magari può servire a qualcuno che inizia a scrivere con l’obiettivo di vendere tantissimo facendosi un’idea del contenuto. Vede quelle copertine con tutti quei nudi maschili in primo piano, quei pettorali muscolosi con titoli scelti in modo non troppo impegnato, e via. Certo, non sempre ci sono solo nudi maschili in copertina, ma sono quelli che vendono di più, inutile negare l’evidenza.

Ma i libri più letti a cosa servono di preciso? È una lista che si alimenta da sola, ovvero se tutti leggono questo libro allora chi sono io per non leggerlo? E quindi lo compro per non discostarmi dalle letture che fanno tutti? Forse sì e forse no.

Non lo so, ma io non leggo i libri che leggono tutti, e nemmeno compro quelli che mi consigliano i grandi editori in una newsletter intitolata “I libri che stanno leggendo tutti”. Io leggo i libri che scelgo da me e che spesso non sono in nessuna vetrina su internet e a volte nemmeno in una libreria.

Mi dicevano degli amici che quella lista potrebbe servire agli editori per pescare qualcuno che si pubblica da solo e sa fare un ottimo lavoro di marketing per fargli un contratto. Chiaramente selezionano solo chi è nei primi 10 posti in classifica tra i libri più venduti da almeno 6 mesi e che continuerà a starci per altrettanti. Insomma, “casi editoriali” non scoperti dai grandi editori ma che possono essere posti sotto la lente dei grandi editori e che quindi vengono scoperti con “ritardo”.

L’autore che è tra i primi 10 più venduti è uno che sa il fatto suo e magari non disprezzerebbe di essere pubblicato da una grande casa editrice (o magari sì, non diamolo per scontato). Uno che si ritrova nella classifica dei primi 10 autori più venduti di tutto lo store da svariati mesi è molto probabile che ci resterà ancora, ha una grandissima visibilità e molti lettori hanno comprato il suo e-book, molti lo avranno letto, molti lo avranno recensito, molti leggeranno tutti i suoi libri e se ne pubblica uno a breve può vantare di avere un vasto pubblico che per fiducia comprerà anche il nuovo romanzo.

Un grande editore lo contatta e gli fa una proposta economica che magari si trasforma in un contratto firmato per questo editore di successo il quale cambierà la copertina, userà un nuovo codice ISBN e basta. Niente editing, perché l’editing serio costa migliaia di euro. Se la gente lo ha comprato tantissimo per così com’è e continua a farlo non c’è interesse a editarlo, oppure lo si fa pure, ma in forma proprio minima. E del marketing continuerà a occuparsene il nome dell’autore e l’autore stesso. La sua creatura ora è tra le mani di Un Grande Editore, gli conviene. Per l’editore la vita è facile, no?

Non tutti accettano il contratto, ovviamente. Se si vende così bene perché da indipendente si deve passare alle dipendenze di un editore? L’unico motivo che vedo è perché si è un po’ stanchi di doversi occupare di marketing, perché, mi pare ovvio, i libri non si vendono da soli.

C’è un però. Il grande editore che prende un autore che fa grandi numeri non è intenzionato a spendere soldi, vuole semplicemente riappropriarsi dei ricavati che questo concorrente gli ha sottratto. I ricavati verranno sulla scia della fama di questo autore già affermato. L’editore cosa può fare per il suo nome? Gli darà una sorta di bollino di qualità. Se lo ha scelto un editore (e pure grande) allora è proprio uno buono questo autore, non vi pare?

Oppure l’editore lo ha preso per eliminarlo come concorrente e magari ricavarne anche qualcosa nel frattempo che è sotto contratto. Non sono un grande editore e quindi non so come funzionano queste dinamiche ma sempre alcuni amici mi hanno parlato anche di questo risvolto. Un editore non può investire in tutti gli autori che pubblica, se sono migliaia, quindi non basta farsi pubblicare da un grande editore per iniziare a pensare di comprare la villa in riva al mare in Grecia. Certo anche i piccoli e medi editori spesso non si curano molto di pubblicizzare gli autori, ragion per cui un libro a volte non vende che 10/20 copie, e solo ai parenti dell’autore.

Un altro motivo per consultare questa classifica dei libri più venduti è per capire quali libri, io lettore, non devo leggere. Voglio dire, se sono libri che già leggono tutti, io cosa dovrei fare? Leggere i libri che leggono tutti? Ma anche no.

Se il bookstore mostra solo i libri più venduti, i meno venduti o i non venduti affatto come si fa a scoprirli? Per passaparola? Oppure bisognerà andare alla ricerca precisa del nome autore o del titolo, se lo conosciamo. Nì. A volte la ricerca del nome autore in alcuni store non funziona, la ricerca non indica subito l’autore, ma elenca i libri di quelli più venduti corrispondenti al genere di questo autore che si cerca. È qualcosa che decide un algoritmo, perché ovviamente il bookstore ha dei costi e deve mostrare ciò che vogliono comprare tutti, per fare il suo profitto.

Ovvero, se cerco Pinco Pallino, ed esiste un solo Pinco Pallino nel bookstore, potrei comunque trovarlo a partire dal decimo titolo, dal ventesimo. È una conseguenza delle ricerche, delle vendite, del rapporto ricerche/potenziali vendite.

Chi non vende o non vende molto? Non parlo di me. Mettiamo che un piccolo editore vuole entrare nelle grazie di un bookstore. Come deve fare? Deve solo avere una ottima strategia di marketing, investire soldi (e bene), oppure vendere per conto proprio libri cartacei tramite presentazioni, fiere, iniziative.

E, per finire, mi chiedo anche, con tutta la marea di persone che pubblicano e vogliono essere letti, se abbia ancora senso, scrivere, fare tutto un lavoraccio per adattare quanto scritto a una degna pubblicazione e poi pubblicare, per l’appunto.

Da quanto ho capito, scrivere è l’ultima cosa. La prima è farsi notare, creare un proprio marchio editoriale e affermarlo. E giorno dopo giorno diventa sempre più difficile.

Da lettore, penso sia fantastico quando si inizia a leggere un libro che piace davvero e che non è in top 10 e che non è tra “i più letti”. Non è in vetrina in nessuno store, ma è nascosto lì tra milioni di titoli.

Per me è fantastico. Credo che le vetrine diventeranno, prima o poi, del tutto inutili. Saranno insufficienti a contenere tutti i titoli esistenti. E a quel punto che succederà? Immagino nulla di particolare, come non succede nulla di particolare oggi quando in una vetrina si vedono anche 100 titoli quando poi nello store che ne sono milioni. Anche perché già oggi una vetrina non può che presentare una porzione molto ridotta della quantità di titoli disponibili.

Inoltre diventa sempre meno imperante dover leggere o volerlo fare. Continuerà nella lettura solo chi già ci ha provato e ha apprezzato la cosa perché, voglio dire, non è che leggere fa dimagrire, per esempio, oppure dà più visibilità su un social network, soprattutto questo. E chi non legge non sa cosa si perde, ma oggi le cose non stanno bene per niente.

E comunque, le persone non sono migliori solo perché leggono. Non è un valido elemento di confronto, oggi come oggi, e forse è sempre stato così. Chi vuol leggere legga, chi non vuole non lo faccia. Non è che i libri cambiano il mondo o le persone, la vita. I cambiamenti nascono da dentro. Sempre.

Quindi, per riassumere, resto comunque confuso sulla necessità di una vetrina dei libri più venduti, magari se altri avranno le idee più chiare potrebbero chiarire le mie.

5 pensieri su “Gli e-book più venduti

  1. Sei un po’ come me. Quando vado in una libreria (in particolare se si tratta di una grande catena) è per vedere quali libri devo evitare di leggere. Provo automaticamente disinteresse verso un libro di cui si parla troppo (ma vale anche per i film e le serie TV). Se voglio davvero comprare un libro cartaceo vado in una libreria di remainder, per scoprire i libri di cui nessuno parla, o in una dell’usato, per trovare vecchi libri possibilmente dimenticati.
    Questo deriva anche dal fatto che io vedo la fruizione dei libri (e in generale della finzione in tutte le sue forme) come qualcosa di molto personale, quasi intimo, che perderebbe questa sua peculiarità se mi mettessi a leggere ciò che leggono tutti.

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