
Salve a tutti, carissimi lettori del blog, oggi si parla di banalità, di quisquilie, niente di profondo.
Parliamo della qualità delle serie televisive di Netflix e di Netflix in genere e ne faremo il confronto con una grande casa editrice e coi libri che si vendono a milioni di copie.
Ieri ho saputo che l’ennesima serie TV che meritava, che dava la possibilità di ragionare, che esimeva da banalità e convenzioni, che cercava di distinguersi, è stata cancellata. Sto parlando di The OA, una serie di fantascienza che parla di vita dopo la morte, di viaggi in diverse dimensioni temporali. Sono state prodotte solo due stagioni, ma so che il progetto ne prevedeva cinque. La seconda stagione è arrivata dopo tre anni e poi arrivederci e grazie.
E non è la prima serie TV diversa dalle solite, e di fantascienza, che Netflix produce e poi cancella. Vedasi Travelers con solo tre stagioni di 12 + 12 + 10 episodi.
Cosa vuol dire che Netflix produce una serie TV? Vuol dire che investe parte del capitale, non tutto, d’altra parte ci mette la piattaforma che, oramai, raggiunge un bel po’ di nazioni nel mondo.
Nascono sempre nuove serie TV su questa piattaforma di streaming. Tante, ma molte sono valutate come insufficienti, almeno su siti come IMDB e vari altri, insomma, prodotti di cui si potrebbe fare anche a meno. Potrebbero limitare il numero di produzioni, e quindi di soldi che sprecano, e farne solo di qualità e più originali come Travelers, The OA, Gipsy, House Of Cards.
Ma la qualità non ha mai premiato nessuno. Una piattaforma di streaming come Netflix si può paragonare a una grande casa editrice. Una casa editrice, nel 2019, per restare aperta deve fatturare e, per fatturare, deve vendere e proporre ciò che piace alla massa, al grande pubblico, ciò che già si vende di suo senza sforzo.
Basta farsi un giretto su un qualsiasi sito che vende e-book in gran quantità per capire cosa vende e cosa no. E spesso è ciò che fanno certi grandi gruppi editoriali: mettere sotto contratto autori che si pubblicano da soli e che sono in classifica da mesi.
Nella top 10 ritroviamo spesso cose di cui, sinceramente, non ho curiosità, senza questi libri il mondo non crollerebbe, continuerebbe a essere lo stesso posto, e nessuno ne sentirebbe la mancanza (in realtà, credo, anche con tutti gli altri libri, ma il discorso non è questo). Certo, capita pure che nei best seller, a volte, ci finiscano bei libri. Come dire? L’eccezione conferma la regola, ovvero il comportamento non tipico (essere nella top 10 ed essere un libro di qualità/una serie televisiva di qualità) ogni tanto viene ammesso in via eccezionale.
Esempi non ne riporto perché, alla fine, c’è un altro dettaglio che rende tutto il mio ragionamento nullo, completamente vano: chi giudica cosa è degno e cosa no?
Appunto, nessuno, ma se uno cerca un bel libro di solito non lo trova tra quelli di massa, che devono accontentare i gusti dei più. La stessa cosa succede per le serie TV.
Eppure Netflix, che cancella serie molto interessanti, diverse dai soliti stereotipi, produce poi cose come 13 Reasons Why che è tratta da un “best seller”, un libro che per curiosità ho letto. È sempre la curiosità per i libri che vendono e fanno parlare di sé che mi frega. Un libro insufficiente che resta in superficie a tutti i livelli, che non arriva a scavare nei personaggi. 13 motivi per suicidarsi. Forse 14, aggiungendo il quattordicesimo: chi legge un libro del genere e ne risulta davvero pentito di aver regalato tempo e denaro a vanvera.
Il libro era scarso, la prima stagione della serie TV aveva salvato il pessimo libro. Lo riconosco, Netflix aveva fatto un buon lavoro, la scena finale in cui la protagonista si taglia le vene nella vasca da bagno ti fa venire i brividi. La seconda stagione della stessa serie TV (richiesta per il gran successo/marketing fatto sulla prima stagione) ha disintegrato tutto. 13 motivi per suicidarsi? Ma se la protagonista era addirittura felice nella seconda stagione. Aveva un fidanzato! E stavano bene insieme, e a lei piaceva. Un po’ come se stai bene insieme a qualcuno e lui ti dice: “Non mi piace come hai i capelli oggi, li hai legati, mi piacevano sciolti come li portavi ieri”, e poi le sorridi. Torni a casa e inizi a elencare i motivi per cui conviene suicidarsi e ci metti tra questi: “Il mio ragazzo ha detto che stavo bene coi capelli sciolti di ieri”. Un teen drama. Oramai i teen drama si portano molto, e spesso i teen, ovvero gli adolescenti, sono tutto tranne che adolescenti, sono adulti a tutti gli effetti che fanno del male, uccidono, fanno i bulli contro altri e lo fanno in gruppo. Stereotipi viventi di brutte storie di cui non si sente la mancanza.
Qualcun altro la definisce spazzatura. Eppure se la producono (e ci spendono cifre da paura) vuol dire che gli ascolti vanno a gogò. Se esistono serie come Elite e di cui ci sarà anche un seguito, vuol dire che lo stereotipo un po’ thriller, un po’ ambientato nel mondo adolescente tira molto.
Partecipai a un paio di speech tenuti a Londra al BAFTA sulle produzioni televisive. Alcuni registi appena sentono che si tratta di un teen drama salutano e si girano dall’altra parte. Inizialmente ho pensato: “Quanto sono snob!”, ma poi loro dicevano che le storie si somigliano tutte, gli attori bravi e meno bravi non riescono a renderle e mi rendo conto che hanno davvero ragione.
È sempre la curiosità che mi frega e mi fa perdere tempo.
Molti giovani autori oggi sognano il successo in due modi:
- pubblicare il loro primo romanzo per Mondadori (se non è Mondadori non se ne fa nulla);
- vedere realizzata una serie TV per Netflix del loro primo romanzo pubblicato per Mondadori.
Allora io ho immaginato “Le parole confondono” e mi sono detto:
- non voglio essere pubblicato da nessun editore;
- non voglio si realizzi nessuna serie TV per nessuno.
Perché? Perché il potere che hanno editori e produttori è quello di prendere il tuo testo, farti rinunciare al copyright sul testo per dieci anni e farlo diventare una goccia nell’oceano senza pubblicizzarti e, appena tre mesi dopo, il tuo libro è storia. Inoltre non cercando autori qualsiasi, ma autori più o meno noti e che possono portare introiti. Sono aziende, non case di beneficenza.
E se Netflix poi ti produce la serie e dopo una stagione la cancella perché non gli porti dieci milioni di utenti che se la guardano? Resta tutto congelato. Per far sì che qualcun altro la prenda e la produca, continui, diventa impossibile. Non credo si siano verificati casi di serie TV prodotte da Netflix, cancellate e poi riprese e prodotte, non so, da Amazon Prime Video. Se è successo, non vogliatemene, non sono informato. Metto le mani avanti.
Siccome Netflix ha aumentato già per la seconda volta l’abbonamento dicendo che vogliono portare grandi migliorie e ti cancellano serie TV come Gipsy (perché immorale), Travelers, The OA, ecc… Ti cancellano House Of Cards, non te la fanno arrivare in Italia nemmeno con ritardo e producono cose come 13 Reasons Why, serie come Stranger Things che la prima stagione era carina, ben fatta, la novità e poi continuano replicando pari pari la trama con piccole variazioni, poi fanno un mega sondaggio on-line per sapere la gente come vuole venga sviluppata (nei minimi dettagli, una roba che durava più di venti minuti) e poi ne fanno una terza stagione con trama ancora più o meno uguale (come i film di Star Wars), ne prevedono una quarta, credo che le sorti dell’abbonamento siano decise.
Basta! Proprio ieri dicevo a Marco Freccero sul suo blog che ci sono serie TV che se studiate, se visionate, ti danno idea di come strutturare in maniera accattivante un impianto narrativo, ecco, credo di aver quasi osannato troppo Netflix, messolo davanti come salvatore della patria, produttore di buoni contenuti. Certo, qualcosa di buono ci sta, non dico il contrario, alcune non sono loro serie e sono ottime, tipo The Good Wife, Suits, Homeland, ma a questo punto devo capire che è meglio viaggiare basso e leggersi dei buoni libri piuttosto che perdere tempo con qualcosa che ha molti limiti e che deve soddisfare le esigenze solo della massa e che quando arriva un prodotto interessante viene rimosso perché non fa ascolti pazzeschi. Ci sono anche troppe serie TV su Netflix e prodotte da Netflix, ma quante sono davvero degne di nota?
A questo punto attendo la notizia che cancelleranno anche Dark.
Non me ne vogliate, ma so che ho parlato del nulla. Ciò che piace a me piace a me, ciò che piace ad altri piace ad altri e nessuno potrebbe dire che certe cose sono inutili, però a volte, forse, ci può pure stare. Almeno nel mio piccolo, secondo la mia umile opinione, lasciando che gli altri abbiano la propria senza problemi.