
Oggi come non mai viviamo in un’era in cui la tecnologia progredisce molto rapidamente, tutto è connesso digitalmente e grazie alla tecnologia e alla connettività sembra che chiunque possa dire ciò che vuole. Ma è davvero così? Siamo veramente liberi di esprimerci?
Noto che, quando ci si lascia travolgere da certi argomenti, non si può avere un’opinione personale e manifestarla senza essere bersaglio di qualcuno che ha la verità in tasca e che ti addita nei più coloriti modi. Ma la verità di cosa? La verità dove sta?
Diceva Fox Mulder nella nota serie televisiva “The X-Files” che la verità è là fuori. Sì, ne sono convinto pure io. Sta nello spazio. Perché da questa terra è stata cacciata. Ci sono troppe persone che hanno un altare personale da cui fanno la predica quotidiana, magari dimenticandosi della caterva di insulti consegnati in passato. Parlo di politici, giornalisti presunti tali, influencer, cantanti e delle masse oceaniche che li seguono a mo’ di messa quotidiana. Poi è ovvio che c’è sempre chi, anche se fa parte di tale categoria, si comporta in tutt’altro modo e resta un po’ più in “disparte” senza imbonire nessuno e facendo un buon lavoro.
Eppure, nonostante la gente ti voglia convincere che la SUA opinione è l’UNICA giusta, ripetendo le parole di altri sul fatto che le persone morte sono parte di una statistica, o che tutto va bene per come si fa e per i risultati che si conseguono (e va sempre benissimo qualsiasi cosa faccia una data persona e mai bene quello che fa un’altra), poi scopri che sui social network esiste la censura e che quindi la confusione che generano opinioni e parole è quasi controllata, voluta. Ma il concetto è molto più complesso e va sviscerato per bene, ma non oggi.
Un precedente da cui non si torna indietro è stato quello dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Le Grandi Corporation decidono loro che fine devono fare i dati di tutti coloro che accedono a internet, le parole che usano, o le male parole, i messaggi audio, i video. Chiudono i server ai social network come Parler (che io nemmeno conoscevo) che non applicano censure ai propri iscritti (i quali potevano parlare liberamente) e altri rimuovono le app per accedervi dagli unici due app store esistenti per uno smartphone. Si sentono dei Robin Hood, dei Super Eroi del politicamente corretto.
Con questo non voglio assolutamente dire che Trump abbia scritto cose che un presidente degli Stati Uniti poteva scrivere nel nome della libertà di parola, perché è andato ben oltre, soprattutto col ruolo che ricopriva. Spero che ora se ne sia reso conto.
Su Twitter e Facebook gli hanno chiuso il profilo quando non aveva più alcun potere, potere che avrebbe potuto usare con ogni mezzo contro queste Corporation enormi che vengono accusate costantemente di evadere miliardi di dollari/euro/sterline di tasse. Se un presidente del genere era davvero così terribile e se questi social network si sentono i paladini della giustizia, perché non sono intervenuti subito? Non potevano censurare, mi direbbe qualcuno. Prima no e dopo sì? Ma dopo quando? Dopo l’attacco al Campidoglio.
Se lo avessero fatto per tempo si sarebbe urlato alla censura per parecchio tempo e Trump avrebbe potuto far approvare leggi che avrebbero spezzato le gambe a questi colossi, ci sarebbero state grosse perdite economiche, ci sarebbe stato un ulteriore caos mentre era ancora in carica. Si doveva cercare di ragionare per tempo, evitare di dover censurare, farlo come unica sola ultima possibilità, ma le cose non saprei come sarebbero davvero potute andare, forse pure peggio. Non ne ho idea. Non era facile come bere un bicchiere d’acqua, oppure lo era ma non lo si è voluto comunque fare.
Non lo hanno fatto prima per paura di essere messi all’angolo. È sempre una questione economica, alla fine. Forse. Chissà. Il bicchiere è mezzo pieno o è mezzo vuoto? Importa?
Con Trump messo al bando sui social network si è creato un GRANDISSIMO PRECEDENTE, anche se lui HA fomentato e scritto di tutto, un po’ come tante altre persone che non rivestono la stessa carica, però. Ora chiunque abbia un social network decide cosa si può e non si può dire. E lo decide. Non è solo un fatto teorico. Lo fanno. In realtà lo hanno sempre fatto, ma oggi è sotto gli occhi di tutti. Spesso la censura di commenti o di post specifici sono azioni scaturite da algoritmi di intelligenza artificiale. Individuano delle parole “peccaminose” dentro un testo e, sdranghete, ti beccano con le mani nella marmellata. La messa al bando di un account, invece, viene segnalata dall’algoritmo, ma l’azione di ban è sempre opera di qualcuno che lavora per il social network che decide in autonomia oppure con un suo responsabile, in caso di un account come quello dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America.
Al di là di tutto, se possono permettersi di farlo con un uomo potente, non si faranno alcuno scrupolo a farlo con un pincopallino qualunque per un qualsiasi altro motivo. Spesso la persona a cui è stato chiuso l’account non ne conosce nemmeno i motivi. Lo capisce solo perché non ci può accedere più o perché magari durante il login negato gli viene detto che il suo account è stato chiuso. D’altra parte è il LORO social network e possono ammettere o non ammettere ciò che vogliono. È una regola che, se ci pensiamo, non fa una piega.
Se invitaste qualcuno a casa vostra per una festa e all’improvviso iniziasse a urlare, a dire parolacce e a dare fastidio agli invitati, non lo mettereste alla porta?
Ci sarebbero casi in cui arriva proprio il momento di fermare persone che alimentano odio e insulti tutto il santo giorno. Non è possibile che per ogni argomento, serio e meno serio, politico e non, si debba sempre contestare in modi coloriti, offendendo le donne, i gay, i disabili, augurando morte o altro.
A volte però non si tratta di persone, ma di bot, ovvero di account falsi gestiti da programmi al computer che agiscono o a favore di qualcuno (un politico, un giornalista, ecc…) o contro. Sono programmi molto intelligenti e spesso comandati con una serie di automazioni da mano umana. Ci sono società informatiche che gestiscono centinaia di migliaia di questi account in tutto il mondo. A volte anche per influenzare le scelte politiche di un paese in prossimità delle elezioni o di fronte a gravi situazioni come quelle che stiamo vivendo da più di un anno a questa parte. Si scatena il caos, se qualcuno vuole. Oltre al normale caos prodotto da politici e giornalisti che dicono una cosa e poi danno altre 100 versioni contrarie della stessa cosa, come se fosse normalissimo.
Sul web sono tutti super eroi e la censura è all’ordine del giorno. Qualcuno potrà dire che ce ne vuole per essere censurato. E qui casca l’asino. Possono censurare chiunque. Un mio commento su un notissimo social network che traccia e rivende i dati dei suoi utenti ha detto che io ho violato gli standard della comunità. Ora penserete chissà quale blasfemia abbia scritto, quale scarica di male parole, quale bestemmia, quali pensieri assurdi ho espresso. Niente di tutto ciò. Ho riportato le parole di un noto personaggio che si erge a paladino dell’umanità. Parole da lui pronunciate quando non era ancora così noto, non era per niente un paladino e non era nemmeno educato nell’esprimerle. La frase non è stata contestualizzata ed è risultata sgradita al punto da violare le regole del social network.
Alla fine questa cosa mi ha fatto riflettere. Ho capito che la censura su Internet è DAVVERO all’ordine del giorno. Avevo letto storie che mi avevano lasciato sempre perplesso. Gente cui veniva cancellata la condivisione di una foto di un famoso pittore che ritraeva un nudo artistico mentre c’erano, e ci sono, gruppi, magari anche pubblici, in cui si mette in bella mostra altro che il nudo artistico.
Anche alcuni miei contatti sono stati bannati per aver risposto punto su punto a delle menzogne di politici che facevano le omelie dalle loro pagine sociali. A volte sono stati bannati per giorni per aver fatto notare incoerenze e assurdità di questi personaggi anche sui propri profili personali, dove il personaggio non poteva accedere. Qualcuno dei loro contatti deve essere tifoso sfegatato dell’altra fazione politica e deve aver messo in moto la macchina del ban.
Per oggi ci fermiamo qui. Ci aggiorneremo alla prossima puntata.