Dicevo nel precedente articolo che sono uno scrittore, allora qualcuno chiederà che libro ho pubblicato.
Lo scrittore è, per definizione, una persona che scrive. Basterebbe avere un blog e, sempre per definizione, si è scrittori. Poi se si è un pessimo scrittore, un ottimo scrittore, uno scrittore famoso, è un altro paio di maniche. Comunque qualcosa di mio sta per essere pubblicato 😉 . Continuate a leggere per sapere.
Ovviamente ci sono scrittori e scrittori. Dicevo che basterebbe avere un blog per essere scrittori, ma dipende. Lo scrittore è quello che ha a che fare con la scrittura creativa, con la narrativa, con la poesia. È una persona a cui piace giocare con le parole, ecco perché il titolo di questo blog: “Giochi di parole… con le parole”. In effetti è ridondante l’aggiunta di quel “con le parole”, ovviamente i giochi di parole con cosa vanno fatti sennò? Ma mi premeva sottolineare l’importanza delle parole.
Lo stile
Se per narrare un episodio della mia vita sono super sintetico e monotono, non riesco a spingere nessuno ad andare oltre 2-3 righe. Scrivere qualsiasi cosa, compreso un evento della propria vita, narrando il fatto attraverso un fiume di parole inutili nemmeno va bene. Come in tutte le cose serve un “limite”, un filtro, ovvero serve uno stile. È la cosa più complessa e difficile da gestire. Uno scrittore lo riconosci, per l’appunto, dallo stile inconfondibile che ha. È un proprio segno identificativo, come una foto da cui si può notare il colore dei capelli e il taglio degl stessi, se si usa gelatina o no, il colore degli occhi, il tipo di vestiti si indossano, ecc…
Per stile di uno scrittore si intende il modo in cui mette assieme le parole, la caratteristica che gliene fa scegliere una piuttosto che un’altra per parlare di qualcosa. Se due scrittori decidessero di scrivere un proprio romanzo sulla medesima idea di base alla fine verrebbero fuori due romanzi completamente diversi. Questo perché nessuno ha lo stesso identico stile e ognuno concepisce la sua idea in modo differente.
Lo scrittore
Scrivere quindi, è un po’ come distinguersi. Uno scrittore vuole raccontare storie, seguire i personaggi che ha creato, farli innamorare, soffrire, gioire, scoprire. Spesso si attinge dalle proprie esperienze, da dialoghi che sono stati effettivamente ascoltati e li si rielabora, si aggiunge quel qualcosa che li rende interessanti e si cambia il tutto rendendo quella che si chiama “autobiografia” non riconoscibile… Sì, quando uno scrittore pubblica qualcosa subito gli si chiede: “è autobiografico? Quanto c’è di te dentro il libro?” Secondo me qualsiasi libro è autobiografico nel senso che siccome è stato scritto dallo scrittore, allora è stato lui a pensare al posto dei suoi personaggi alla fine, anche se sono tanti personaggi diversi, quindi è autobiografico nel senso che non parla della vita dello scrittore, ma di come si comporterebbe se fosse un certo personaggio in una data occasione e situazione. Due scrittori che partono dalla medesima idea di sicuro la illustrano in modo completamente diverso, proprio perché hanno due stili diversi.
Lunedì sono stato a un incontro di “nuovi autori” e “nuovi editori” organizzato dall’associazione “mondo Cult” e, una delle nuove scrittrici, Argia, diceva che si è scrittori anche se non si pubblica nulla. Non c’è scritto da nessuna parte che uno scrittore deve per forza pubblicare qualcosa. In particolare si riferiva al fatto che alcune “case editrici” chiedono dei soldi per farsi pubblicare, con la conseguenza che pubblicano qualsiasi cosa e quindi le librerie si inondano di cose inutili. Ci sono i romanzi basati sulle trasmissioni televisive o quelli scritti da personaggi pubblici come calciatori, politici, attori e altro. E poi magari un poveretto o una poveretta che non è nessuno perché ancora non ha pubblicato nulla si trova in un mare in tempesta. Non sa cosa fare ed è dell’idea che “tanto si pubblica tanta immondizia, allora perché io non posso farlo anche io?” Esistono editori che pubblicano a pagamento qualsiasi cosa, quindi alla fine più che editori, sarebbe più corretto chiamarli tipografi, stampatori. Basterebbe rivolgersi a uno di loro. Non è nemmeno difficile, visto che sono la maggioranza, ma la pubblicazione a tutti i costi non giova. Sì, perché servono soldi e si rischia di essere catalogati come “pessimi scrittori”. Io non compro mai il libro di un autore “famoso” se il primo che ho letto era scadente. Perché dovrei farlo nel caso di uno scrittore sconosciuto? Il pubblicare a tutti i costi ci espone al fatto che se l’opera non è stata curata e risulta scadente, chi l’avrà letta di sicuro non spenderà soldi per il nostro prossimo romanzo. E a questo punto la domanda sorge spontanea. Ma se la mia opera vale perché non provare a sottoporla a un editore che non chiede soldi e che propone solo testi di qualità? La cosa giova di sicuro, anche se è più difficile arrivare in libreria con qualcosa di proprio. Certo meglio questo che essere catalogato come scrittore scadente. E poi lo scrittore è tale non perché pubblica, ma perché, per l’appunto, scrive. Solo con il tempo si migliora e, nel frattempo, si butta un sacco di roba scritta negli anni e che, a rileggerla, ci si rende conto essere “oscena” e illeggibile, orribile. 🙂
Io scrittore
Lo scrittore scrive per se stesso. Se riesce a essere pubblicato onestamente da un editore che non gli chiede soldi può anche essere soddisfatto. “Scrittore” non è sinonimo di “Scrittore famoso”. Lo scrittore ama inventare storie o raccontare qualcosa anche solo per il gusto di farlo.
Come scrittore, io, ho iniziato alle elementari. Ricordo che avevo uno di quei robottini montabili magnetici. I Micronauti. Avevo anche il cavallo bianco de “I Micronauti”, Oberon, e avevo inventato una storia con questi due personaggi, con un pianeta abbandonato e un vulcano. Ovviamente non possiedo più lo scritto e non so nemmeno che fine ha fatto. Sarei tanto curioso di rileggerlo. Dopo di allora non ho scritto altro. Al terzo anno delle superiori la professoressa di Italiano ha parlato di tanti romanzi, ci ha detto che dovevamo leggere e, non mi ricordo come, ho comprato il libro di racconti “Stagioni Diverse” di Stephen King e ho iniziato a leggere. Avevo 16 anni. L’unico libro di King che non è d’orrore. Da allora ho letto tutti i libri di King che è prolifico, scende nella psicologia dei personaggi molto a fondo, poi ho letto anche i classici, romanzi e racconti di autori mai sentiti prima… In un prossimo articolo quello che ho letto 🙂 .
Leggi oggi, leggi domani, mi è venuto per osmosi la voglia di scrivere anche io. A 17 anni ho completato il mio primo romanzo. Lo conservo ancora. Ovviamente è qualcosa di illegibile oggi a distanta di tanti anni mi rendo conto che sono evoluto. Nel corso degli anni ho scritto vari racconti e poesie. Iniziato un paio di romanzi. Uno formato anche di 80 pagine, che non ho mai finito, e ispirato ai romanzi di Stephen King.
Di recente ho partecipato a un concorso per una casa editrice. Ho spedito alcuni racconti e poesie e mi hanno scelto per la pubblicazione all’interno di una antologia assieme ad altri autori. Bello, no? Se solo ci avessi creduto prima, oggi magari sarei già relativamente famoso, ovvero avrei pubblicato due o tre cose, ma da ora in poi, quando posso, nel tempo libero, senza presunzione alcuna e senza la pretesa di essere pubblicato per forza, continuerò a scrivere. Ho avuto un periodo di interruzione duranto forse 9 anni. Non ricordo più, ma è giunto il momento di colmare il tempo perso. I miei personaggi aspettano ancora di sapere che fine devono fare 🙂 .
All’epoca mandai anche i miei racconti alla Feltrinelli, alla Fanucci, alla Bompiani, … E la Feltrinelli mi rispose dicendo che il racconto trovava poco riscontro nel mondo dell’editoria e che comunque i racconti erano ancora in uno stato tale da non poter essere pubblicati. Conservo la lettera 🙂 . Oggi posso confermarvi ciò che diceva l’editor che li lesse. E, sempre oggi, se mandate qualcosa a Feltrinelli non avrete mai risposta. Sul loro sito c’è scritto espressamente che non esaminano materiale. Oggi le grandi casi editrici pubblicano solo se siete già famosi. La differenza con una piccola casa editrici è la distribuzione.
Su cosa lavoro?
Attualmente sto lavorando a un romanzo. Ne ho scritto 96 pagine per il momento e stavolta arriverò alla fine della storia, non mi fermerò, anche se ci vorrà più tempo. Ovviamente andrà fatta una grossa revisione finale come ogni buon corso di scrittura creativa consiglia. Già periodicamente lo faccio ogni tot pagine che scrivo. E vi assicuro che ogni volta che mi ritrovo a fare revisione allora correggo parecchie cose, ci trovo errori di battitura, riscrivo periodi mal riusciti in prima bozza, ma il lavoro sta prendendo forma. Vi parlerò di questo romanzo in uno dei prossimi articoli.
Mi fermo qui, anche perché non so in quanti riescano a leggere così tanto da un blog.
Alla prossima.
P.S.: questo articolo è stato aggiornato il 9 giugno.
Ciao.
Ho stampato le pagine del tuo post e l’ho letto con grande calma e interesse. Risulta molto scorrevole e questo è già un ottimo segnale.
Sono d’accordo su quello che dici e anche sul modo che hai trovato per esprimerlo.
luigi
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Grazie, Luigi, spero di continuare con l’impegno giusto. Grazie per essere passato di qui 🙂 .
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…e, come disse il vecchio al fanciullo, mentre indicava l’orizzonte: -quella è la culla del sole, si chiama tramonto-.
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