L’appartamento in via Santa Lucia – racconto

Visto che l’appetito vien mangiando vi propongo l’inizio del mio racconto “L’appartamento in via Santa Lucia” comparso nell’antologia “Napoli. Geografie del mistero” edito dalla sezione LAB di Giulio Perrone Editore.

 

Napoli. Geografie del mistero
Napoli. Geografie del mistero. Giulio Perrone Editore/LAB

 

Spero in un vostro commento o contatto. Mi rendo conto che non tutti vogliono lasciare la loro impressione o forse molte volte non c’è nulla da aggiungere, però mi farebbe piacere interagire con te lettore 🙂 . Tanto per diventare uno scrittore famoso, o forse diventare Scrittore, occorre tempo, pazienza, impegno, impegno, impegno e un po’ di fortuna che non guasta mai. Questo è il mio sogno nel cassetto se vogliamo, uno dei tanti, quindi non sono qua ad autoelogiarmi. Non è davvero il caso, anche perché non è così che si riconosce uno scrittore. Credo che un vero autore di narrativa passi indifferente, sconosciuto, a differenza di attori e politici che li vedi sempre in tivù. I primi molto più simpatici dei secondi 🙂 . Lo scrittore è una persona comune ricca dentro e che apprezza la vita in tutto e per tutto, poi non so 🙂 .

L’antologia è qui, in caso si voglia comprarla direttamente, al solito ci sono librerie convenzionate in cui prenotarla o richiederla direttamente a me se vi va 🙂 . Per l’incipit del libro: qua.

Non credo riuscirete a indovinare il finale o quello che succederà ai due protagonisti, alla fine del racconto 😉 . Non è il solito racconto, anche se dalle premesse potreste pensarlo 😀 … Va bene, ho capito, basta chiacchiere. Ecco l’incipit del mio racconto:

“L’appartamento in via Santa Lucia” di Giovanni Venturi

La casa era un disastro. Un vero disastro. C’erano ragnatele, umidità, pareti da intonacare e dipingere, pavimenti vecchi, scoloriti, crepati e con diverse macchie di ruggine, puzza di muffa e umidità. Bagno, cucina e soggiorno presentavano gli stessi problemi. Grossi lampadari antichi sovrastavano le loro teste. Le finestre erano ridotte a pezzi di legno fradicio.
– Potrebbe esserci una perdita d’acqua tra pavimento e pareti – ipotizzò il ragazzo.
– Signor Balbi, le ripeto: questo è l’affare della sua vita. La casa è grande. Si tratta di fare solo qualche piccolo ritocco – ribadì ancora una volta l’uomo dell’agenzia immobiliare.
– Ma lei è cieco o cosa? Qualche piccolo ritocco? Qua c’è da abbattere tutto e rifare da zero. Occorrono risorse infinite.
– Potrebbe essere l’occasione giusta per crearci degli ambienti fatti su misura, pensaci, Marco – rispose Elena.
– Non lo so, non lo so.
Il ragazzo fissò di nuovo il venditore. Avrà avuto non più di trent’anni. Vestito classico nero con tanto di giacca e cravatta abbinate. Mocassini neri, camicia bianca e un paio di occhiali da almeno trecentomila lire. Sembrava fosse a un matrimonio e non una semplice valutazione immobiliare.
– Non mi va di fare arricchire gente simile – sentenziò Marco. – Spunta un’agenzia nuova ogni due settimane in qualsiasi angolo della città per proporre delle pessime case a prezzi da capogiro…
– Se mi fa parlare… – intervenì senza scomporsi il giovane. – Le posso garantire che quest’appartamento è un’occasione rara. Appena sessanta milioni di lire.
Il ragazzo e la ragazza si fissarono a vicenda. Erano rimasti molto sorpresi.
– Lei mi sta dicendo che un appartamento come questo, di centoventi metri quadri, in Borgo Santa Lucia, costa così poco?
– Vale il prezzo giusto.
– È ridotta malissimo, ma voi agenzie ricavate oro dalla merda. Come mai così poco?
– Signor Balbi, moderi i termini e mostri un po’ più di rispetto per il mio lavoro – si risentì l’uomo.
– Sta scherzando? Credo che questa sia una truffa bella e buona. Dov’è il trucco? C’è qualche cifra milionaria di vecchie bollette da pagare per entrare in possesso dell’immobile? O c’è morto qualcuno? Magari proprio qui – riprese Elena indicando il pavimento.
All’improvviso un vento freddo le salì lungo le gambe. Era maggio, quella settimana c’era stata un’ondata di caldo spaventosa. La ragazza si ammutolì. Continuava a percepire il freddo. Il venditore non le rispose. All’improvviso la porta alle loro spalle si richiuse. All’inizio si avvertì un lieve cigolio, poi ci fu un rumore molto forte, come se una folata di vento avesse attraversato l’appartamento. Le finestre erano chiuse, ma, a un certo punto, uno dei vetri cadde sul pavimento e si frantumò in tanti piccoli pezzi. Elena urlò.
– Meglio andare – aggiunse in fretta. – Ho freddo. Ci ripensiamo e le facciamo sapere.
– Sì, ma non metteteci molto per decidere. Le case vanno a ruba.
Il venditore sorrise e incrociò le braccia sul petto.

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