Nella precedente lezione, abbiamo parlato di “Scrittura creativa“. Del fatto che ci siano dei corsi che insegnano a scrivere… Giusto?
E invece no. Vi siete distratti. La scittura non è matematica, non si può insegnare a scrivere con un corso. Questo, se gratuito, può essere un ottimo strumento per mettersi in contatto con chi nutre la nostra stessa passione: la scrittura creativa.
Se è a pagamento può diventare un vero salasso, parlando in termini economici, ci saranno alcuni docenti che altro non sono che degli scrittori che vengono un po’ a fare promozione del proprio libro e un po’ spiegano come si deve scrivere secondo la loro opinione. Sono parole, qualcuno magari dichiara di aver scritto un proprio romanzo in 20 giorni… Sì, 20 giorni. Non ho sbagliato a scrivere. Fa scena, no? Decisamente. Perché pagare opinioni opinabili? Ripeto, la scrittura creativa non è un teorema di Analisi Matematica. Non conosco i tempi degli altri, ma io non riuscirei mai a scrivere un romanzo in così poco tempo. Per romanzo intendo un libro di non meno di 250 pagine in formato A5.
Tutti i corsi sono così? Ovvio che no. Anche un corso a pagamento può insegnare qualcosa, per chi è completamente a digiuno di scrittura e per chi non legge molto, ma, ripeto, io eviterei. L’unico vero motivo per cui parteciperei a un laboratorio di scrittura creativa è per confrontarmi con altri che, come me, non vedono l’ora di farsi leggere e scambiare opinioni. È importante confrontarsi, vedere uno stesso tema come viene affrontato da altre teste pensanti. Se questo non avviene, allora non serve a nulla. Se invece è una palestra in cui si scrive, si legge un autore di talento e si commenta, e si legge soprattutto quello che scrivono gli altri partecipanti, e si dibatte su cosa ciascuno valuta buono e non buono in un testo, allora anche una piccola spesa può valere la pena, ma che non siano più di 150 euro, mi raccomando.
Alla prossima lezione di «scrittura creativa».
Flannery O’Connor diceva di stare alla larga dai corsi dove si commentano e si giudicano i lavori propri e altrui, perché la tentazione di lasciarsi andare a giudizi dettati da ripicca, invidia o adulazione è forte.
Se osserviamo la situazione italiana, un corso del genere dovrebbe prevedere un buon numero di lezioni sulla lettura. Spesso si legge come se si fosse ancora sui banchi di scuola, ma se si hanno ambizioni letterarie, è necessario dimenticare quello che si sa e re-imparare.
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Ottima osservazione. Ne riparlerò nella quarta lezione 😉 . Grazie, Marco.
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