Stamattina mi stavo informando sui concorsi. I famosi giveaway (letteralmente: dare via). Visto che prima o poi qualcosa di mio vorrei riuscire a pubblicarlo, avrei avuto piacere a regalare l’opera a qualcuno che segue il blog, magari a qualcuno che mi commentava l’articolo in questione quando avrei deciso cosa pubblicare e di regalarlo.
Non sia mai Dio. Si possono avere barche a mare, farsi finanziare il partito per comprare appartamenti, farsi regalare appartamenti a propria insaputa, ma non si può estrarre a caso il nome di un commentatore del blog in un articolo e regalargli un libro, un e-book. Ma vuoi scherzare?
Purtroppo no. Se non si dichiara il concorso e non si paga un notaio rischi da 50 mila a 500 mila euro di multa. Ma sì, dai che cavolo vuoi che siano 500 mila euro? Io con il mio testo guadagnerò 500 milioni di euro, ti pare?
Leggevo questi articoli: uno e due.
Ormai sempre di più: c’era una volta internet. Si fanno leggi per limitare i limitati. Ma non si fa nulla per toccare gli intoccabili. Il baratro tra chi è povero e chi è potente si apre sempre di più.
Per fare un giveaway si può:
- Regalare premi con un valore inferiore ai 2,00 euro;
- Regalare premi non monetari/astratti: opera letteraria o artistica (come premi tematici);
- Assegnare il premio senza alcun tipo di estrazione casuale.
Ora quello che mi sfugge è questo. Un libro ha un costo. Minimo, ma ce l’ha e certamente supera i 2,00 euro. A meno di non regalare un e-book che non costi più di 1,99 euro… Perché se poi ti vogliono fare la questione te la fanno. La legge non ammette l’ignoranza, però se vengono fatte leggi da chi non ha assolutamente idea di cosa sia internet, o forse l’idea ce l’hanno… Molto chiara! E quindi noi ingenuamente pensiamo che non sappiano cosa fanno. In realtà lo sanno troppo bene, visto che vanno sempre in una sola direzione. Sempre.
Il decreto pare subirà modifiche. Non si capisce bene per davvero come va fatto un giveaway. La cosa più semplice è non farlo. Hanno vinto ancora una volta loro.
Lo sfogo termina qua. Il problema resta. Che paese! Che paese!