Nella scorsa lezione di «Scrittura creativa» abbiamo accennato al fatto che uno scrittore deve sempre avere bene in mente il motivo che lo spinge a scrivere di qualcosa. Se i motivi non sono sufficienti, forse è il caso di ripensarci meglio.
In questa lezione parliamo di un’altra delle regole fondamentali della scrittura creativa.
Il lettore a cui bisogna rivolgersi.
Se vogliamo, non esiste scrittore senza lettore, quindi dovrebbe essere una cosa fondamentale sapere a chi vogliamo raccontare la nostra storia. Con chi vogliamo stringere un legame come narratore? È un uomo, è una donna? È un bambino? È nostra madre? Nostra sorella? Nostro fratello?
A seconda di chi è il nostro lettore ideale cambia il modo in cui gli si racconta la storia e, se vogliamo, la scelta di un lettore si lega molto al motivo della scrittura. Uno zio potrebbe voler raccontare una storia a un suo nipotino, quindi, conoscendolo, sa bene come incuriosirlo, quali sono le cose che predilige e quali no.
Lo stesso grande Stephen King, quasi sempre fa o una prefazione o una postfazione in cui ringrazia sempre il Lettore. E spera di essere riuscito ad accompagnarlo lungo il testo destando la sua attenzione. È una cosa davvero originale, vi pare? A volte penso che sia un po’ una forzatura questa di rivolgersi a un lettore e pendere dalla sua bocca, tanto il libro è stato pubblicato e uno se lo ritrova tra le mani, ma Stephen King è un bravo narratore e incuriosisce anche quando racconta un po’ di cose che esulano dal testo che segue (o precede) e si rivolge a noi lettori preoccupandosi di farci leggere cose buone.
Eppure, per me non è facile immaginare un lettore ideale a cui rivolgermi. La scrittura creativa parla chiaro, ma io quando inizio una storia non vedo il viso del mio lettore e neanche lo immagino, non so quali sono i suoi gusti. Sarà questo il motivo per cui alcuni autori sanno guadagnarsi la fiducia di un lettore dalle prima pagine e riescono a mantenerla e che altri non la guadagnano mai, nemmeno in una sola delle pagine del testo?
Me lo sono chiesto spesso. Se si parla a se stessi molte cose si danno per scontate, il racconto viene impostato forse in modo asettico, superficiale, eppure provate a trovare il vostro lettore ideale.
Alcuni costosi corsi di «Scrittura creativa» producono testi bene o male identici che cercano di stupire una fascia di lettori specifica.
Per quanto si voglia avere in mente un lettore ideale, sappiate bene che non esiste un testo adatto a chiunque. A questo punto è lo scrittore che deve imporre dei suoi argomenti, un suo stile. Non si possono accontentare tutti e non bisogna nemmeno cercare di accontentare tutti, sennò il testo inizierà a perdere colpi.
Dalla lettura del mio secondo romanzo ho ricevuto due giudizi completamente opposti. Una lettrice l’ha adorato, mentre un lettore l’ha detestato. Ecco, credo che a questo punto il mio lettore ideale possa essere una donna. Magari tra i 25 e i trent’anni. Oppure non vuol dire proprio nulla. Alla fine i gusti posono cambiare da una persona all’altra, parecchio.
Marco, faceva una giustissima osservazione nella seconda lezione che sposa molto bene con questa lezione. La critica e le valutazioni di autori, o aspiranti tali, devono essere presi con le molle. Ho imparato che alcune osservazioni sono sincere e corrette, individuano veramente dei punti deboli del testo, o piccoli errori, altri, invece, calano addirittura nella critica verso lo stile indicando parole scelte che sono errate o fare una pessima valutazione solo per ripicca. Quindi un testo che non piace non vale? E questo chi lo dice?
Il lettore può anche consigliare, ma deve essere lo scrittore che alla fine capirà da solo cosa funziona e cosa no in una storia. In alcuni contesti, poi, le persone prendono il sopravvento facendo nascere la scienza verso qualcosa che non è matematica. Naturalmente, le mie lezioni non vogliono insegnare nulla, quindi prendete le mie parole con le molle. Vogliono solo focalizzare come andrebbe scritto un testo, ma in alcune regole anche io non credo.
Voi, quando scrivete, avete in mente un lettore ideale?
Per oggi è tutto.
Arrivederci alla prossima lezione di «Scrittura creativa».
Di solito chi scrive già parla da solo o si comporta in maniera bizzarra; quindi immagino che sia un bene che costui o costei si crei un lettore ideale, nel chiuso della sua buia stanzetta 🙂
La difficoltà di immaginarselo nasce forse dalla consapevolezza che nemmeno questa creatura dei nostri sogni sia davvero nostra amica. Dopo un po’ di tempo, ce la immaginiamo non più al nostro fianco, ma nemica acerrima. Perché quello che scriviamo è pura spazzatura. Non abbiamo talento. Tutti quelli che conosciamo sono “arrivati”, viaggiano e sono sereni, e immancabilmente chiedono: “E quel tuo romanzo? Sai che anche Pupo ne ha pubblicato uno?”. E tu lo sai, eccome se lo sai.
Hai ragione quando scrivi che questa è una figura che non esiste. La soluzione è scrivere bene, senza pensare troppo al lettore ideale.
"Mi piace""Mi piace"
Può esistere solo nel caso semplice che dicevo. Io zio, io nonno, io papà, scrivo una favoletta per mio nipote, per mio figlio, e poi magari gliela leggo e lui mi fa mille domande e mi aiuta davvero a sistemarla. I bambini sono così genuini che ti dicono subito se una cosa per loro è impossibile, se è sbagliata. Mio nipote quando vede un film della Marvel io gli dico: «adesso muore l’eroe, sai?» e lui fa: «È impossibile sennò come continua il seguito?» E infatti quando abbiamo visto Alien3 ed è finito. Mio nipote fa: «Ma è impossibile! Come hanno fatto Alien4?» e io gli ho dovuto spiegare della clonazione 😀 .
"Mi piace""Mi piace"