non ho tempo!

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Non ho tempo! oggi è la frase che troneggia. Non si ha mai tempo di fare niente. Soprattutto pare che il tempo da dedicare a se stessi rasenti il nulla. Il tempo lo si perde in 3547 cose inutili.

In questo articolo non insegnerò a nessuno come gestire il proprio tempo, come dare priorità a cose più importanti e darne di meno a cose meno importanti. Io nemmeno vi conosco, non so cosa è fondamentale nella vostra vita e cosa non lo è, o lo è di meno, oppure quali sono le vostre aspirazioni, cosa vorreste fare da grandi.

Questa brutta frase: «Non ho tempo!», a volte l’ho sentita dire o l’ho letta su Facebook, detta da scrittori. Non ho tempo di stare dietro a un romanzo, vado di fretta, lo pubblico.

Ecco. Il contesto era più o meno lo sforzo che comporta produrre un’opera, metterla in grado di reggersi in piedi da sola e poi seguirla nel tempo. Cose con cui io combatto con sempre meno convinzione da sei anni.

Non avere tempo per prendere un testo e renderlo pubblicabile non ha molto senso, almeno per l’idea, magari obsoleta e antica, che io ho di scrittura e pubblicazione. Se occorre guardare e riguardare un testo perché non è mai stato rivisto per bene, in modo serio e qualificato, negli ultimi anni, allora bisogna spenderci del tempo. Quanto meno quello di leggerlo per intero due, tre, quattro volte. Vedere come fila. Dipende dalla quantità di cose da sistemare nello stesso e da quanto risultano evidenti o meno. Alcuni “errori” si nascondono in bella vista.

Qualcuno ha detto che la scrittura è un affare semplice che non richiede tempo? Se è così, vi dico senza mezzi termini che vi hanno mentito in modo spudorato. Se cercate qualche cosa di meno impegnativo, allora vi faccio presente che la scrittura non è per voi, forse non è per nessuno visto che non è solo lo scrivere e il correggere le bozze, farci l’editing, ma è anche fare in modo che tanti sforzi poi servano a qualcosa e che qualcuno si renda conto che esiste quel tal libro appena pubblicato.

Il tempo, e la qualità dello stesso, è importante. Spesso non se ne ha davvero per fare tante cose, ci si affanna rincorrendo cose di poco conto convinti che siano necessarie. Oppure per fare alcune cose poi ci si deve privare di molte altre, magari anche importanti. Sarebbe forse fondamentale riscoprire la qualità della vita, degli attimi. Magari, eh? Sarebbe l’ideale. Se conducesse alla felicità io smettere anche di scrivere.

Uno scrittore che dichiara di non aver tempo, ma che vuole per forza pubblicare, non mi fa una buona impressione.

È vero che quando si vuole o si sta per pubblicare, una certezza unica ci afferra nel profondo. Siamo quasi convinti che lì fuori non ci siano più testi da leggere o quasi, che il nostro sarà quello che farà la differenza. La realtà è altra. Non tutti aspettano noi e i nostri romanzi. Senza, il mondo va vanti nello stesso identico modo. Lì fuori ci sono anche TROPPI testi.

È pur vero che la qualità degli stessi si è abbassata molto. Con l’avvento del concetto (oramai quasi verità reale) “ho scritto un libro, quindi va pubblicato” ci ritroviamo storie che vanno dalle stalle alle stelle e che passano per tutte le gradazioni dei voti che vanno da 0 a 10.

Ovviamente non è un voto numerico, o una stellina o una serie di stelline, a definire un romanzo, una storia, ma nemmeno il fatto che siccome lì fuori c’è di tutto allora abbiamo l’alibi morale del “tanto qualcuno che scrive molto peggio di me c’è”. È vero che c’è chi non edita i romanzi per nulla, ma c’è anche chi ha un editore come Einaudi che ha editor molto in gamba. Mettersi nel mezzo va bene, ovvero editarlo nel modo che meglio riesce, ma pensare di non avere tempo e di voler fare lo scrittore arronzando è un qualcosa che non ha molto senso.

O magari è proprio l’idea di fare lo scrittore, oggi, nel 2018, che non ha senso. Se proprio voglio io scrittore… parlo di me, mai di nessuno di voi che scrive. Le critiche è meglio farle a se stessi. Dicevo, io scrittore che scrivo perdo tempo anche quando dedico solo cinque minuti a scrivere.

La scrittura è un mestiere al pari dell’artigiano. È doloroso, ci sono momenti di panico, di sconforto, ma anche bei momenti, quelli in cui un estraneo ti dice che si è emozionato leggendo un tuo testo. Ma principalmente è un continuo essere in revisione su una storia, anche mentre la si sta scrivendo, passando da una convinzione all’altra in modo quasi prossimo alla pazzia.

Il problema è che oggi anche a saper scrivere bene non porta a nulla. L’offerta supera la richiesta.

Non ha molto senso voler saltare l’editing solo perché c’è stato un editore che ha pubblicato la storia senza editarla. Non ha senso dal momento che la si vuol ripubblicare da soli. Da soli non si avranno scuse. Se prima si poteva indicare l’editore che non ha curato il libro, adesso che si fa in proprio, chi si indicherà?

Se non si sa come presentare al mondo il proprio romanzo si è finiti e, io, per esempio, non lo so fare. Lo sforzo più grande in cui mi posso impegnare è creare un booktrailer e pubblicarlo su YouTube, annunciare nel mio blog, nella mia newsletter e nel mio canale Telegram che ho pubblicato una nuova storia, preannunciando la cosa mesi prima con alcuni articoli a tema. Sono uno incapace di fare marketing. Mi avvilisco assai al solo pensiero che per scrivere bene ci vuole sacrificio, ci vuole tempo per vedere e rivedere un testo, farlo leggere ad altri e valutare i loro appunti, le note precise che ti rivolgono, poi mettersi a rivederlo, fare l’e-book, pubblicarlo e poi promuovere azioni di marketing (e possibilmente esperte, mirate) che mi sfuggono.

Rimandare la pubblicazione di un libro di un paio di mesi dopo anni che il testo è stato messo nel dimenticatoio, cosa cambia? Se in quei due mesi si possono fare le cose meglio?

Ci sono milioni di scrittori in tutto il mondo. Quando pubblico su Amazon, il mio testo arriva su tutto il globo, più o meno, ovunque è Amazon, ovvero: Italia, Germania, Francia, Australia, Spagna, Stati Uniti, ecc… Pubblicare non serve quasi a nulla. Anzi non serve a nulla se poi non si ha più tempo per curarsi della nuova creatura. Peggio ancora se il tempo manca anche prima della pubblicazione.

Non è che io voglia infierire contro chi ama scrivere e tempo davvero non ne ha. Io capisco bene la situazione. Uno giorno potrebbe capitare a me. Non è bello. Allora scrivere non serve a nulla? Be’, a qualcosa serve. Ogni persona che scrive può darsi la risposta che ritiene essere la migliore nel proprio caso. Io non voglio indottrinare nessuno, non ho la verità in tasca e non la distribuisco in fogliettini o in articoli di blog, o spingervi a scrivere se non lo avete fatto fino a questo momento, anzi, se fosse possibile scoraggerei tutti. O almeno qualcuno. Non sul serio, però, sia chiaro. Oggi cerco di ragionare, con una mente più o meno lucida, a voce alta, sulla frase che dà il titolo a questo articolo.

E non ci sono processi accelerativi per mettere fuori un romanzo. Anche editare non serve a nulla se qualcuno vuole pubblicare alla svelta e non si capisce cosa sia e a cosa serva l’editing. Certo, ho capito, ci arrivo subito: c’è tanta immondizia pubblicata che è ovvio che spesso non è stata minimamente rivista nemmeno con un rilettura superficiale e io sto qui a parlare di editing, di editing raffinato, di rileggere un romanzo quattro volte? Lo so, è un contro senso, non è pratico scrivere, leggerlo, rileggerlo, editarlo, poi rileggerlo, tanto siamo in milioni a pubblicare. Lo so bene, non è che venga da un pianeta sconosciuto. Sono dentro l’editoria da almeno sei anni e ne ho viste di cotte e crude. Ognuno si muove come può e secondo quanto sente di voler fare, dedicando o no tempo alla scrittura.

Però è anche vero che nessuno ci obbliga a scrivere e se si può fare anche solo l’1% meglio perché non farlo? Perché comunque non si vende? Perché testo perfetto o meno non si vende lo stesso? Tanto vale fare uno sforzo minimo? Non lo so. Boh. Sono confuso.

Nemmeno leggere è obbligatorio. Non sono persone migliori quelle che leggono. Anche perché dipende da cosa si legge e quanto si legge, ma tutto è sempre tanto relativo.

Cercarsi un editore? Ma perché tutti gli esordienti parlano di Editore in realtà riferendosi sempre a Mondadori come il sogno proibito? Anche se Mondadori ci pubblicasse, si deve avere tempo. Ho visto qualche settimana fa un’autrice Mondadori che parlava del suo libro in una intervista di un quarto d’ora in televisione. Oggi si porta molto fare promozione in televisione. Non la conoscevo affatto e non mi sono nemmeno sentito incuriosito più di tanto. Certo, se devi andare in TV per Mondadori il tempo lo fai uscire.

Anche Stephen King che ha scritto l’impossibile, forse oltre i 70 testi (ne ho perso il conto io che sono/ero suo fan accanito), organizza presentazioni dove firma le copie. Certo, mi si potrebbe dire, ma che cavolo di paragoni fai? Stephen King è noto, la gente lo vuole incontrare, comprare una copia autografata di un suo libro. Non puoi tu (sconosciuto! sconosciuto! sconosciuto! ) metterti a confronto con lui.

Lo so, lo so, ma “non ho tempo!” detta così, tanto per dire qualcosa relativamente alla scrittura non mi lascia addosso una buona sensazione. Ci sono persone che paragonano l’editing al programma di una lavatrice e il proprio testo alla maglia macchiata. La maglia macchiata va in lavatrice, scegli il programma di lavaggio giusto, viene effettuato il lavaggio ed è fatta, la maglia è perfetta, magari pure asciutta… sì, ma una stiratina, no?

L’editing non può essere questa cosa qui. Prendi il testo tuo lo dai in mano a qualcuno e lui ti corregge tutto tutto per filo e per segno secondo quanto crede, te lo consegna e tu lo pubblichi. Certo, puoi pure trovare chi lavora così e puoi pure pubblicare dopo un editing fatto così, però, ripeto, scrivere (e tutto ciò che ne deriva) non è una attività a tempo zero, anzi. È una attività molto dispendiosa, soprattutto quando il tempo è ridotto ai minimi termini. Mi spiego meglio. Inizio a scrivere un romanzo. Sparo le prime 25’000 parole, poi mi devo fermare uno, due, tre mesi perché non riesco più a seguire la cosa. Non ho più tempo. Dopo, riprendendo dalla 25’001 parola, ricorderò cosa avevo scritto prima? Potrei riprendere e creare incoerenze. Cambiare addirittura il nome o la fisionomia dei personaggi, il carattere, se non faccio attenzione, se non mi rileggo tutto, se non ho preso buone note, fatto schede personaggi. Magari non hai tempo perché ha cose più importanti da fare, ma allora se non ti ci puoi dedicare, a una attività che tempo e pazienza ne richiede molta, perché ti incaponisci a voler per forza fare lo scrittore?

Eppure qualsiasi attività nella vita richiede tempo, se ci pensiamo.

E, d’altra parte, non possiamo dire che tutto quello che viene scritto, in generale, abbia chissà quale valenza letteraria e non possiamo nemmeno dire che si scrive proprio per produrre letteratura, quindi, forse alla fine “non ho tempo!”, detta da uno scrittore impaziente di saltare l’editing più preciso, più accurato, è una frase che oggi, nel 2018, ha il suo senso ed esprime appieno il rapporto coi tempi. Nel 2018 può anche andare bene. Mi sto facendo solo troppe pippe mentali. Non so. A voi la sentenza, ammesso che ci debba essere una sentenza.

Mi pongo domande, ragiono. Sono cose che riguardano anche me, soprattutto me, considerando che so per certo che c’è una persona, mitica e unica, che attende il IV capitolo della serie “Le parole confondono“. Anche io vorrei non perdere tempo a scrivere, a editare e, soprattutto, vorrei una bacchetta magica che faccia tutto in automatico e che mi spinga a fare qualcosa dopo aver pubblicato un testo. Chi mi regala la bacchetta magica?

Poi mi chiedo che scrittore voglio essere: ansioso? acido? superficiale? troppo troppo perfettino? Magari nessuno di questi. Vorrei solo più tempo e, sempre, quella famosa bacchetta magica.

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4 pensieri su “non ho tempo!

  1. Dire che non si ha tempo per l’editing dal mio punto di vista è una cosa assurda, però anche a me l’hanno detto diverse persone. C’è chi sostiene di non avere tempo neppure per rileggere! E poi queste stesse persone pubblicano tutto così com’è (e pretendono pure di essere lette) o cercano EAP compiacenti.
    Da parte mia, vorrei avere non solo più tempo, ma soprattutto più energie, fisiche e mentali, perché un testo richiede tanta tanta fatica…

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