
Ready Player One, di Enest Cline, non è un romanzo di fantascienza ambientato nel 2044 ma la descrizione di un videogioco in cui si menzionano film e videogiochi cult dei tempi andati.
Ci sono personaggi stereotipati poco caratterizzati, però simpatici. Parzival, voce narrante, è forte ma è pur sempre per nulla delineato e vive sempre e solo immerso in questa realtà virtuale come accade ad alcuni adolescenti moderni che hanno solo il computer come amico. Parzival ci parla solo di questo mondo virtuale, OASIS, dei videogiochi e della storia di OASIS. Il ragazzo riuscirà anche a trovare dei buoni amici e a conoscerli nel mondo reale, oramai andato allo sfascio.
Non viene mostrato nulla di questo mondo, ma viene lasciato intendere da alcune scene che è andata molto male a causa dell’incuria verso il cambiamento climatico e a causa del predominio delle corporation che su questo mondo virtuale ci fanno affari d’oro, anche loro alla ricerca dell’easter eggs di Halliday, il creatore di OASIS. Easter eggs lasciato come testamento affinché questa piattaforma diventi di proprietà di chi risolverà gli enigmi legati alle tre porte da superare.
Il finale a lieto fine con la vittoria della gara era chiaro sin dal principio. Le difficoltà che il protagonista incontra sono superate mezzo secondo dopo con grande semplicità e con una abilità da fare invidia anche al più grande e potente hacker della terra.
È un libro che è un best seller, non è fatto per lasciare dei personaggi indimenticabili o una storia che abbia intenzione di far riflettere, non che un libro debba far riflettere per forza su un tema. Almeno non è lo scopo di Ready Player One. Forse è più un testo adatto a un adolescente, ma forse nemmeno. È una sorta di lista/ricordo andato dei film e dei videogiochi degli anni 80 dove vengono inseriti dei personaggi. È di piacevole lettura.
Il film che ne hanno tratto non l’ho visto, ma deve essere un grande concentrato di effetti speciali e di scene e battute tipiche dei film holliwoodiani.
Voto: 6-