Ambientazione, dettagli e viaggi

Foto di Ben Kirby da Pexels.

I dettagli si crede siano irrilevanti. Sono dettagli, per l’appunto, no? Roba insignificante. “Siamo più pratici, facciamo le cose con sentimento e lasciamo i dettagli ai precisini”, direbbe qualcuno.

I particolari sono importanti, sono quelli che fanno la differenza. Servono per costruirci sopra una storia narrata in modo decente e coerente. Certo, non sempre vanno mostrati al lettore. La cosa importante è che chi scrive li abbia in mente in modo chiaro.

A volte non basta una mappa vista sul computer per descrivere una strada, per ricavare il nome di un locale, per avere idea dell’ambientazione in cui è calata la narrazione, a volte è necessario conoscere il luogo in modo personale, esserci passato diverse volte, aver annotato i particolari, averne visto i cambiamenti nel tempo. Soprattutto se i personaggi del romanzo dovranno passare in quel tratto in diverse occasioni, oppure se vivono in una certa città che non è quella in cui si trova l’autore.

A volte, paradossalmente, faccio dei viaggi credo più per assimilare i dettagli che per il viaggio in sé. Pazzesco, no?

Prendo sempre appunti mentali per delle scene, per azioni che potrebbero fare i miei personaggi. Ripasso nei luoghi reali che ho usato e descritto nella storia in corso d’opera e, in taluni casi, ritrovo elementi diversi rispetto a quanto scritto.

Con l’ultimo viaggio, ho dovuto correggere delle informazioni nel testo e modificare un po’ le scene. Non ricordavo l’orario di chiusura serale di un certa gelateria, o meglio, pensavo chiudesse un’ora dopo. Oppure ero convinto, non so perché, che un dato ristorante fosse in zona 1 quando poi mi era chiaro che si trattava della zona 2. Lo sapevo, in realtà, ma ho riportato male l’informazione quando ho scritto la scena. Me ne sono accorto consultando una mappa portata a casa dal viaggio, ma solo dopo essere passato sul testo moltissime volte. Giusto per essere pignolo.

Elementi minuziosi (e nemmeno tanto, se si pensa di aver collocato un luogo esistente da tutt’altra parte) che un lettore comune nemmeno percepisce essere errati. Soprattutto chi non è mai stato a Londra, ma anche chi ci è stato spesso. Si deve proprio prestare attenzione, conoscere i luoghi, gli orari, i particolari a cui faccio riferimento.

Mi sono inoltrato in zone di Londra non note al turista che ci trascorre 3-4 giorni. Non che siano di mia esclusiva, basta passarci più tempo e, alla fine, ci si arriva, ci si passa a piedi, si scopre una piscina all’aperto, un parco con laghetti, campi da tennis, da calcio, da bocce e tanto altro. Non si tratta di musei o vie famose o, al contrario, di via nascoste.

Perché era importante l’orario della gelateria? Perché lì si ritrova una famiglia intorno a un tavolino a bere una cioccolata calda mentre si parla, e i dialoghi, in quel frangente, mettono meglio a fuoco i personaggi, il loro modo di fare o di essere, è un momento che ci accompagna mano nella mano dentro la storia, non lasciandoci mai in superficie, o distanti.

In alcuni casi è una sorta di desiderio di inserire elementi evocativi, ricordi piacevoli, come il fare un giro intorno al laghetto del Round Pond a Queensway. Una delle prime cose che faccio sempre quando sono lì e la giornata lo permette.

Quando ambiento una storia a Londra non posso fare altro che tirare dentro anche la città, inserirla tra i personaggi del libro. Non che ne descriva minuziosamente tutto per filo e per segno come si faceva nei romanzi classici di un’altra epoca dove c’erano 10 pagine dedicate ai dettagli di una stanza, di una strada, al vestiario dei personaggi e ai loro mille pensieri.

Certo, bisogna fare attenzione perché questi elementi devono essere amalgamati e non buttati lì tanto per metterceli. Quella è la parte difficile, ecco perché magari i dettagli devono essere noti, ma a volte meglio non usarli proprio. Dipende, insomma.

Al di là di tutto, scrivere un testo inventato è una faccenda enormemente complicata e ci si può perdere anche avendo in mente i particolari corretti, la trama giusta e i personaggi ben caratterizzati. Spesso il successo dipende da quanti soldi si spendono in pubblicità, ma questo discorso ci porterebbe ad altri lidi e, per ora, non ci interessa.

A volte, ho anche una scusa per fare un viaggio, per tornare in certi posti. Perché devo chiudere e perfezionare la dinamica delle vicende, valutare le emozioni che suscita un luogo, quale caratteristica si sposa con un personaggio piuttosto che con un altro.

In ogni caso, in questi giorni di gelo, una bella cioccolata calda seduto in quella bella gelateria italiana a Londra, di sera, ci vorrebbe proprio con urgenza.

Certo, non è esattamente vero che vado a Londra solo per prendere appunti. Ci vado per lo stesso motivo per cui scrivo: evadere. Faccio sacrifici durante l’anno rinunciando a tante cose e poi mi ritaglio quei pochi giorni. E, alla fine, sono sempre troppo troppo troppo pochi.

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2 pensieri su “Ambientazione, dettagli e viaggi

  1. Io faccio “un po’ e un po’” per così dire, soprattutto per le ambientazioni troppo fuori mano per me.
    Ma per quelle alla mia portata e per le quali ho un affetto speciale (tipo Londra per te) non so mai dire fino a che punto ci rivado per cercare dettagli o cerco dettagli solo per avere una scusa per tornarci.

    Piace a 1 persona

    1. Pensa che la scena iniziale de “I motivi segreti dell’amore” (che è il terzo volume della serie) la scrissi stesso a Londra dopo aver raccolto le sensazioni molto piacevoli che mi aveva trasmesso il prendere un caffè e un dolce in una caffetteria molto particolare che aveva poltrone rosse e lampade giganti. Era il mese di dicembre. E anche tante altre scene da “Certe incertezze” (il secondo volume della serie) vengono da esperienze con la mia amata città, come i pezzi di cioccolato belga in vetrina da Caffè Nero vicino alla cattedrale di San Paolo. Penso quelle scene siano rese con una certa tridimensionalità.

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