
Dopo aver letto il libro di Niccolò Ammaniti ho visto il film (di Gabriele Salvatores) tratto dall’omonimo romanzo.
In genere è difficile che un libro sia trasportato al cinema senza perdere il potere evocativo e narrativo che lo ha prodotto. Molte cose nel film devono essere escluse dalla narrazione per motivi di tempi, che tra romanzo e pellicola non coincidono, inoltre la psicologia dei personaggi viene ridotta e a volte salta del tutto. Mentre in una scena di un romanzo si possono conoscere i sentimenti del personaggio in una data situazione, ciò non può essere sulla pellicola.
Molte cose sono filtrate e cambiate. Si generano due opere diverse alla fine. Dove, in alcuni casi, il film è vagamente ispirato al libro e dove, in altri, ricorda le atmosfere. Per la narrativa in genere non ci sono regole precise, inoltre dipende dall’idea del regista, ovvero da cosa vuole o non vuole trasmettere. Certo è che avere la copia identica del libro su pellicola è impossibile.
Eppure ci sono film che mantengono lo stesso impatto narrativo di un racconto o di un romanzo. I due esempi che mi vengono a mente, tra i libri che ho letto da cui sono stati tratti film, sono “Stand by me – ricordo di un’estate” e “Misery non deve morire”. Ambedue sono di Rob Reiner e sono tratti da opere di Stephen King. “Stand by me” viene fuori dal racconto “Il corpo”, contenuto nella raccolta di 4 racconti “Stagioni diverse”. “Misery non deve morire”, invece è tratto dall’omonimo romanzo “Misery”. Ne consiglio la lettura e la visione a tutti.
Ritorniamo a “Io non ho paura”. Il film ricavato dal romanzo di Ammaniti è lento e non trasmette le stesse emozioni del libro. Preferisco di gran lunga il primo. La cosa che è stata resa molto bene nel film sono i colori. I campi di grano sterminati di cui si parla nel film. Alcuni dialoghi sono molto più reali nel libro che nel film, per esempio quello tra padre e figlio quando si scopre che Michele va a trovare Filippo. Anche la psicologia dei personaggi è resa meno. Per esempio quando Michele viene tradito da Salvatore quasi non si capisce bene che Michele è profondamente deluso, magari nel film avrei aggiunto una scena per sottolinearlo. Ovviamente sono mie impressioni soggettive.
Forse guardando prima il film e poi leggendo il romanzo si può ottenere l’effetto di farsi piacere anche il film, non lo so, ma il modo in cui è narrato il film non mi è piaciuto molto, forse perché nella mia testa facevo continue differenze con il libro, non saprei dirvi. Vedetelo e ditemi cosa ne pensate.
Vedremo per l’accoppiata libro/film “Come Dio comanda” se l’effetto è lo stesso oppure il film ne rispecchia personaggi e atmosfera. Ovviamente l’accoppiata è sempre Ammaniti/Salvatores.
Alla prossima.
Le ultime cose di Salvatores non è che siano eccezionali, in generale…
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