Sospensione delle Tariffe Editoriali Ridotte

Riporto un articolo così com’è riguardo la grave situazione che colpisce i piccoli editori. Chissà se queste cose accadono solo in Italia… Sarei curioso di saperlo.

Tratto dal blog di Intermezzi Editore:

Dal 1 aprile 2010 non esistono più tariffe ridotte per spedire libri ad uso di editori e librai: questo grazie ad un decreto interministeriale (qua) del 30 marzo.

Fino al 31 marzo Intermezzi, come i suoi colleghi editori, grandi o piccoli che fossero, poteva spedire in tutta Italia pieghi e pacchi contenenti i propri libri secondo il seguente piano tariffario:

Pieghi di libro (omologati e prelavorati)
fino a 2 kg: 0,6655 €
da 2 a 5 kg: 2,0556 €

Pacchi contenti libri (non ingombranti, omologati e prelavorati)
fino a 3 kg: 0,97 €
da 3 a 5 kg: 1,92 €
da 5 a 10 kg: 2,48 €
da 10 a 15 kg: 2,76 €
da 15 a 20 kg: 3,58 €

Da ieri, invece, ai libri che gli editori spediranno a lettori, distributori, ingrossi, librai, giornalisti ecc. saranno applicate le normali tariffe non agevolate.

Ovvero:

Pieghi di libro
fino a 2 kg: 1,2787 €
da 2 a 5 kg: 3,9530 €

Pacchi ordinari
da 0 a 20 kg: 7 €

Il provvedimento è stato improvviso, non annunciato, non discusso, tanto che in molti avevano pensato ad uno scherzo del primo aprile, ieri, o meglio ci speravano. Polillo, presidente dell’AIE si è dichiarato allibito e ha espresso la necessità di un ripristino delle tariffe e di un dialogo (qua).
E’ chiaro che questa mossa non c’entra nulla con la grande editoria, che non porterà nessun svantaggio a chi ha una rete capillare di distribuzione e punti vendita, come le major. Ma le conseguenze per la piccola e media editoria saranno invece importanti.
Per noi, ad esempio, che come noto lavoriamo senza un distributore affidandoci a librerie fiduciarie e a vendita online, lo scenario cambierà radicalmente.
Spedire tramite piego alla fine non è così più oneroso di prima, ma il piego, ricordo, non ha nessuna tracciabilità, è come una lettera non raccomandata e quindi in caso di smarrimento, non recapito ecc. non si può far nulla. Però, per spedire un solo libro o pochi di più possiamo utilizzarlo. Il problema, per noi, arriva per le spedizioni che facciamo superiori ai due chilogrammi, che non sono tanti (già con sette-otto volumi si superano) e questo tipo di spedizione è quella che facciamo in genere alle librerie fiduciarie che prendono i libri in conto deposito.
Fino ad ora, potendo sfruttare tariffe così basse, non facevamo pagare le spese di spedizione ai librai, anche a chi ci ordinava un solo libro, anche a chi lo pagava con contrassegno (che a noi costa 1,87 € in più), perché comunque rimanevamo dentro i costi. Non pagavano niente nemmeno le librerie che prendevano i libri in conto deposito. Non facevamo pagare di più nemmeno ai singoli lettori che acquistavano dal nostro sito.
Questo tipo di politica ci ha aiutato molto, perché all’inizio, quando nessuno ci conosceva e nessuno ci ascoltava, il poter ricevere i nostri libri senza pagare di più ha ben disposto le persone nei nostri confronti. Alcuni librai non ci avrebbero mai presi in considerazione: senza distributore e dovendosi pagare le spedizioni avrebbero rinunciato a tenere i nostri titoli o anche a richiederceli se glieli avessero ordinati, perché non sarebbe stato conveniente.
Quando abbiamo deciso di aprire la casa editrice sapevamo di questa possibilità di inviare a prezzi politici e abbiamo impostato l’intero nostro modello di business su questa possibilità. E come noi molti altri piccoli editori.
Adesso saremo costretti a rivedere tutto e qualcosa dovremo purtroppo cambiare, mi sa.
Non è mia abitudine lagnarmi perché il governo non mi aiuta. Ho sempre sostenuto che l’editoria, l’industria culturale, deve essere considerata a tutti gli effetti impresa e come tale esser trattata, non sono d’accordo con chi agisce diversamente, con chi fa impresa culturale nascosto dietro l’associazionismo e il cooperativismo pur di non pagare le tasse e di usufruire di maggiori aiuti statali, con chi fa pagare gli autori nascondendosi dietro la scusa che è difficile vendere i libri. Credo che chi fa i libri li debba vendere e debba fare impresa e cassa così come chi fa e vende qualsiasi altra cosa. Ma questa volta davvero non mi riesce di stare a guardare e zitta, perché questo decreto mina davvero alla base tutto quello che avevamo costruito fino ad ora, e  non senza fatica, e soprattutto perché lo fa senza aver dato preavviso, senza aver spiegato i motivi o chiesto un parere.
Per ora si parla di “sospensione”, il direttore del nostro ufficio postale ci ha detto che ci presenterà un preventivo di accordo per abbassare un pochino quei 7 euro, spero davvero che verranno ripristinate delle tariffe agevolate.
Stiamo a vedere.

Per chi usa Facebook qua c’è una pagina, per chi frequenta o avesse voglia di cominciare a frequentare il BlaBla Hotel qui la discussione aperta.

Articolo di Chiara Fattori tratto dal blog di Intermezzi Editore

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