Tempo fa partecipai a un concorso letterario. Non sono stato selezionato, così nel dubbio che un’email sia andata smarrita e curioso di avere un riscontro sulla lettura o ricezione ho scritto loro… In realtà odio quando uno manda un racconto, un testo a un concorso per email e non può sapere nemmeno se il racconto è arrivato a destinazione. Il mio professore di “Reti di Calcolatori”, uno dei pochi che posso essere orgoglioso di chiamare docente, mi spiegò che le email non si perdono. Il protocollo su cui viaggiano (il TCP/IP) ha la prerogativa di non far perdere nessuna comunicazione elettronica. Ma come ben si sa, un conto e che un’email arrivi in una casella di posta elettronica, un altro conto e che qualcuno la legga. In genere è scontato il fatto che un’email vada letta.
Nel dubbio, mi sono detto: chiediamo. Quando mi è giunta la risposta mi sono un po’ arrabbiato, ma poi ho sorriso, molto.
Ecco la risposta:
Salve,
il suo racconto ci è arrivato ma, purtroppo, non abbiamo potuto prenderlo in
considerazione perchè non rispettava le regole imposte dal bando.
Il limite massimo consentito per la lunghezza dei racconti era di 10.000
battute spazi inclusi mentre il suo ne contava di più.
Cordiali saluti
C’è da ridere perché a leggere questa email uno può pensare che io abbia inviato un racconto di 10100 battute o di 10500 battute o magari 11000. In fondo un po’ di margine ci dovrebbe essere. Il mio racconto contava 10041 battute. Scartato per 41 stupidi caratteri. Ma dico, scherziamo? Voglio dire uno nemmeno lo legge perché supera di 41 caratteri il limite. 41 caratteri sono lo 0.41% su 10000 caratteri. Che pignoleria. Nemmeno a leggerlo. Lo avessero letto e non fosse stato gradito avrei potuto accettarlo, ma non leggerlo solo perché era più grande dello 0.41% mi pare una cosa assurda. Contenti loro.
Nutro sempre più dubbi sulla validità di sconosciuti concorsi letterari. Sempre di più. Si perché ne ho scovato un altro davvero bello. Ma proprio tanto. Un bando abbastanza generico. Accettano tutto: saggi, romanzi, racconti, raccolte di racconti e si paga una tassa di partecipazione di un 20-25 EUR. La cosa bella è che non hanno diviso in categorie. Si giudica un saggio rispetto a un romanzo e a una raccolta di racconti e a un singolo racconto. Voglio dire, ma come si fa? Chi può mai uscire vincitore da generi che hanno regole così diverse? E poi non c’è un limite di battute. Si può scrivere un racconto di una cartella, come di 300 cartelle e 1000 cartelle. Ovviamente non parteciperò a una cosa simile. Non è un concorso letterario, ma una perdita di tempo… e non aggiungo altro. Ecco l’email di risposta avuta… Sì, perché io giudico in base ai fatti e se magari c’era un criterio di selezione o una dimensione che avevano dimenticato di specificare nel bando? Dicevo, ecco a voi il comicissimo testo:
Ciao,
proviamo a dare una risposta alle tue domande:“Si parla di saggio, romanzo, raccolta di racconti, racconto, come se fosse un unico genere. Non si accenna nemmeno alla lunghezza minima o massima del testo. Come mai? Voglio dire se come premio c’è la pubblicazione dell’opera è chiaro che non si può inviare un racconto di 3 cartelle per esempio. ”
Un testo ha alcune caratteristiche che vanno al di là del genere. La scorrevolezza, la coerenza interna, l’uso della fabula o dell’intreccio, ad esempio, sono caratteristiche che si ritrovano in tutti i testi scritti. Un saggio e un racconto sono molto più simili e comparabili di quanto si possa immaginare. Non riteniamo che saggio, romanzo e racconto siano testi così diversi.
Per quanto riguarda la mancanza dei parametri di lunghezza, la nostra è stata un scelta molto precisa: non abbiamo voluto limitare la creatività dei partecipanti ponendo un numero minimo o massimo di battute, cartelle o altro. Se il miglior elaborato dovesse essere lungo tre cartelle, sarà pubblicato un libro di tre cartelle.
Se il miglior elaborato dovesse essere lungo tre cartelle, sarà pubblicato un libro di tre cartelle. Ma si rendono conto cosa vuol dire “3 cartelle”? Sono 1800*3 = 5400 caratteri. È quasi un deplian, non è un libro. Non esiste tipografia sulla faccia della terra che realizzi libri di 3 cartelle. Ho deciso. Parteciperò solo a concorsi seri e conosciuti. Basta. Chi ti taglia perché non esiste margine, chi propone poco chiari concorsi. Basta. Basta! Ah e altre case editrici che come premio offrono addirittura coppe, quasi si partecipasse a una gara di nuoto o di calcio o di scacchi. Coppe. Al limite una targhetta, ma coppe con medaglie… cioè, no, vi prego. 😀
Scusate la mia poco letterarietà in questo articolo, ma dovevo sfogarmi.
Per fortuna che un amico mi ha indicato un concorso davvero interessante di una casa editrice che conosco bene, quindi vi partecipo con serenità perché so che la cosa è gestita bene. 🙂 In genere uno partecipa con lo spirito di mettersi alla prova, ma quando ci sono alcuni elementi curiosi e criteri di valutazione abbastanza ferrei non so che pensare, resto un po’ interdetto. Un mio collega esordirebbe con un sonoro: “Amati!” .
Alla prossima.
Però per spirito di verità… le mail si perdono eccome!!!! Non c’è nessuna garanzia che una mail sia giunta al destinatario (salvo una mail dello stesso che avvisa che ha ricevuto tutto)
E lo si impara al corso di Reti di calcolatori. Anche per questo è stata inventata la posta certificata…
Purtroppo l’idea che una mail sia uno strumento di comunicazione “sicuro” causa un sacco di problemi tra chi la utilizza senza cognizione di causa… (non dico nel tuo caso, ma in generale è così)
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No, le mail non si perdono 😉 . Il problema è se qualcuno la vede e poi la cancella. Se ha impostato dei filtri particolari e se ne dimentica. Se finisce nello spam per un errore del filtro antispam. Se qualcuno controlla o viola il tuo account di posta e te la cancella. Il colloquio tra client di posta e server di posta è infallibile a meno che non succede che nel momento in cui il server riceve l’email e chiude il colloquio correttamente un cortocircuito non disintegra il disco, allora sei fregato e lo saresti anche in caso di posta certificata. Avresti la certezza del corretto inoltro, ma non la certezza che dall’altro lato l’hanno letta.
Se hai sbagliato indirizzo ti torna indietro, se la casella dell’utente è piena ti torna indietro, se il server non è disponibile dopo tre giorni lo sai 🙂 .
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ma un conto è il colloquio tra client e server, un conto è il colloquio tra server e server, quando mandi una mail da @libero.it a @gmail.com non ti connetti a livello client a @gmail.com…
E @gmail.com non è tenuto a dire a @libero.it se la consegna è avvenuta, etc etc…
Le mail non “tornano indietro”, alcuni errori possono essere gestiti e venir gestiti, altri no. Le casistiche sono tantissime.
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L’unica casistica ammissibile è un bug del server smtp intermedio 🙂 . E in genere i server SMTP, essendo il protocollo noto da molto, sono abbastanza testati e sono quelli (postfix, sendmail, qmail, …), poi è ovvio che un bug potrebbe sempre esserci soprattuto in ambiente Windows Server 🙂 . Per salvarsi c’è la richiesta di notifica, ma non tutti i client di posta la gestiscono correttamente, oppure chi riceve la mail si rifiuta o si infastidisce di mandarla 🙂 . La possibilità di “perdere” l’email esiste, sì, ma raro.
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