
Benvenuti ancora una volta nel mio blog. Oggi si conclude il ciclo di interviste iniziate qualche mese fa. Abbiamo con noi una scrittrice esordiente nota ai più, almeno a chi segue la sfera dei blog. È stato bello conoscere di persona una scrittrice come Morena Fanti. Oggi è qui per tutti voi e per la nostra chiacchierata sulla scrittura.
Buona lettura
Intervista a Morena Fanti
Giovanni: Ciao, Morena, benvenuta nel mio piccolo e modesto spazio internet, accomodati pure 🙂 .
Morena: Ciao Giovanni. È un piacere essere qui con te.
Giovanni: Ti va di raccontare qualcosa di te?
Morena: Non mi viene in mente nulla. Meglio passare alle domande 😉 .
Giovanni: Domanda di rito. Come ti definisci? Scrittrice, scribacchina, artista, o in altro modo? Com’è nato il tuo rapporto con la scrittura?
Morena: Mi piace pensarmi come scrittrice. Se usassi pennelli e colori potrei definirmi pittrice anche se nessuno comprasse i miei quadri. Quindi, non vedo perché chi scrive – anche se non pubblica – non si possa definire ‘scrittore’. Il mio rapporto con la scrittura è stato, nel periodo scolastico, difficile. Ma mi sto rifacendo ora.
Giovanni: Dai tre o quattro aggettivi che definiscano “Orfana di mia figlia”, poi prova con un breve accenno a quella che è il tema.
Morena: Intimistico, forte, pulsante, vero. Il tema è il primo anno di vita dopo la morte di una figlia.
Giovanni: Sei alla tua prima storia lunga pubblicata. Quanto tempo hai impiegato a lavorare al tutto? Come mai hai pensato di cercare un editore per questo tipo di testo? Non era un qualcosa di troppo intimo e personale e difficile da gestire?
Morena: Per scrivere Orfana di mia figlia ho impiegato esattamente l’anno che mi ero prefissa, cioè 365 giorni dalla data in cui ho scritto il primo frammento. Non ho mai cercato un editore, appunto perché era difficile per me pensare che il libro diventasse ‘pubblico’ e accessibile a tutti, però un amico che l’ha letto ha deciso che doveva diventare un libro vero e mi ha presentato un editore. D’altronde, lo scopo per cui ho scritto questo libro era quello di raggiungere persone che fossero in una situazione simile alla mia e potessero trarre conforto dalla lettura delle mie parole.
Giovanni: C’erano momenti in cui pensavi che storia doveva restare solo tua? Non veniva fuori come doveva?
Morena: Non c’è mai stato un momento in cui ho pensato che fosse solo una storia mia: l’ho scritto per condividere, infatti l’ho messo online ancora prima di terminarne la scrittura. Ho avuto solo un momento in cui mi pareva di avere poco da dire e l’ho anche scritto nel libro, ma l’ho presto superato.
Giovanni: Ci sono cose che ti hanno sorpreso di “Orfana di mia figlia”? Non so, domande dei lettori, osservazioni, cose che non avevi considerato? Presentazioni particolari? Mettere assieme una storia più articolata rispetto a quello che può essere un racconto che in poche pagine raggiunge il suo fine?
Morena: Orfana di mia figlia a ogni presentazione è sempre accolto con partecipazione e attenzione: l’argomento è duro e tocca sempre il cuore di chi ascolta. Le presentazioni sono tutte diverse, come accade per ogni libro, ma in più questo ha la particolarità che può essere presentato in luoghi e occasioni al di fuori dei normali circuiti di lettura, ad esempio ho fatto presentazioni in ospedale, in occasioni di convegni sul lutto. Ho fatto presentazioni nelle scuole in occasione di giornate sulla prevenzione stradale. Sono andata a manifestazioni sulla sicurezza e perfino in un luogo particolare come è il Fuori Orario.
Giovanni: È stato facile trovare un editore che credesse in te? Ci parli un po’ di questa fase? Cosa è successo quando hai capito che la storia che avevi scritto si era conclusa ed era maturata a sufficienza da poter aprire le porte a un pubblico vero?
Morena: L’editore che mi presentò il mio amico Salvo Zappulla, Crispino Di Girolamo, ha letto il testo e ha detto subito che l’avrebbe pubblicato in una sua collana che sembra creata appositamente e che si chiama Il senso della vita. Ha creduto in ciò che ho scritto e questo è confortante per ogni persona che scriva. C’è stato il periodo della preparazione, la riscrittura del testo, la correzione delle bozze, la scelta della copertina, ma ho vissuto tutto con semplicità anche perché il mio scritto era disponibile sul web da anni e avevo già avuto dei riscontri da tanti lettori.
Giovanni: Quando scrivi un romanzo pensi prima a tutta la storia dall’inizio alla fine o matura in testa mano mano che la scrivi? Elabori prima una scaletta (anche se parziale)?
Morena: L’unico romanzo completo che ho scritto finora – ancora inedito – è nato da una frase. Ho visto questa frase nella mente e mi sono chiesta cosa sarebbe accaduto se l’evento immaginato fosse successo. Credevo fosse un racconto e l’ho scritto di getto (cinque o sei pagine) e durante la lavorazione mi sono accorta che il racconto sembrava un film e che aveva tante potenzialità (un personaggio ha fatto una cosa che non avevo pensato e che poteva portare nuovi sviluppi). Così ho finito il racconto come l’avevo immaginato all’inizio, senza quel fatto imprevisto, e poi ho iniziato la stesura del romanzo. Nessuna scaletta fino a due terzi, poi ho dovuto organizzare gli eventi anche perché il romanzo ha una struttura particolare e ho dovuto adattare la storia alla costruzione che avevo preparato.
Giovanni: Ci sono altre cose che bollono in pentola?
Morena: Molte. Il romanzo che stavo scrivendo quando ho immaginato la frase di cui sopra, un altro che ho iniziato appena terminato il primo, e un libro di racconti che è ormai finito.
Giovanni: Nell’epoca di internet, nel 2011, con Facebook, Twitter, i blog, auto pubblicazione, Amazon, è più facile per un’autrice venire allo scoperto ed essere più nota rispetto a chi non si è trovato in questo periodo? Pensiamo magari anche a scrittrici vissute anche solo trenta anni fa che magari non sono mai state lette da nessuno.
Morena: Non credo che sia più facile venire allo scoperto, se con questo intendi arrivare a un editore e alla pubblicazione, ma di sicuro è più facile farsi leggere da qualcuno e avere dei riscontri. Io sono una sostenitrice di internet e una blogger appassionata – ho scritto in sei blog contemporaneamente e non intendo blog collettivi: tutti blog ideati da me – e tramite il blog ho interagito con tante persone, scambiato idee, ampliato le letture e imparato molto. Sicuramente trenta anni fa questo non sarebbe stato possibile.
Giovanni: In che modo la casa editrice ha promosso il tuo romanzo?
Morena: Posso saltare la risposta? 🙂 .
Giovanni: È sbagliato dire che lo scrittore scrive principalmente per se stesso e, quando può e ci riesce, anche per gli altri, oppure tu hai un’idea diversa?
Morena: Io non scrivo mai per me stessa. Scrivo perché ho delle storie che spingono per uscire e scrivo perché mi piace, ma vorrei sempre condividere. Ora ho questo ‘romanzone’ pronto e mi devo legare le mani per non fare un blog apposito e metterlo in rete. Tenetemi per favore 😉 .
Giovanni: Ascolti musica mentre scrivi? Se sì, t’influenza nella scrittura?
Morena: Ascolto musica solo nella fase preparatoria, quando scrivo appunti o bozze, ma quando scrivo sul serio devo spegnere tutto. Diverso è il caso in cui io scriva un testo in cui è presente (nominata) una colonna sonora: allora mi procuro il pezzo sul pc e lo faccio andare in un loop continuo finché i personaggi non fanno quello che devono fare. In questo caso, la musica influenza molto la scrittura.
Giovanni: Premesso che io sono appassionato dei libri nel classico formato cartaceo che ti permette di sentire l’odore della stampa, di sfogliare e di percepire sensazioni tattili. Di recente si fa un gran parlare di ebook ed ebook reader. Cosa ne pensi?
Morena: Ne penso ogni bene. Stavo appunto documentandomi sui vari eReader…
Giovanni: Com’è la tua vita di scrittrice? Ti dedichi con costanza anche poco tempo al giorno o aspetti di ritagliarti fette di tempo maggiore in periodi particolari, tipo l’estate o le vacanze di Natale?
Morena: Mi dedico con molta costanza alla scrittura. Ogni giorno, se posso. A volte per poco tempo, ma mi tengo sempre allacciata alla scrittura; soprattutto scrivo anche quando non lo faccio materialmente. Vado in giro e osservo, ascolto frasi, immagino scene. L’ispirazione nasce anche così.
Giovanni: Scrivi solo al computer o usi anche carta e penna? Annoti idee su taccuini mentre sei in una biblioteca o in autobus?
Morena: Preferisco scrivere al pc. Quando scrivo a mano mi serve un decodificatore per capire cosa ho scritto. In vacanza porto sempre un quaderno (la copertina è blu e c’è Brontolo) su cui ho scritto post e parti di racconti e nella borsa ho un taccuino (per gli spostamenti brevi o le sale d’attesa) dove scrivo frasi o altro.
Giovanni: Alcuni grandi scrittori hanno confessato che le loro opere migliori nascono perché scrivono di notte. Ci credi? Ti è mai capitato di scrivere di notte?
Morena: Ci credo. Io non scrivo di notte perché sono pigra e mi secca alzarmi, ma spesso ho pensato frasi e perfino versi che poi alla mattina non riesco a replicare su carta. Di solito sono frasi bellissime e poesie eccezionali. Se non vinco il Nobel sapete perché.
Giovanni: Hai dei modelli di scrittori, scrittrici a cui ti ispiri? Cosa stai leggendo attualmente?
Morena: Non vorrei seguire un modello. Temo che finirei per non avere uno stile mio. Spesso, però, ho scritto dei racconti sull’onda della suggestione fornitami da qualche lettura, tipo un racconto che scrissi dopo avere letto Underworld di Don DeLillo. In questi giorni sto leggendo American psycho e non so ancora cosa pensarne. Di sicuro non prenderò Bret Easton Ellis a modello (per le vicende narrate e per il gusto macabro con cui descrive scene orrende).
Giovanni: Vorresti diventare una grande scrittrice, e quindi arrivare al grande pubblico, o, piuttosto, vorresti restare sempre Morena Fanti che con modestia riesce a trasmettere sentimenti ed emozioni attraverso le storie che scrive restando nel suo piccolo e magari con un contatto diretto e maggiore coi tuoi lettori?
Morena: Vorrei avere tutte e due le opzioni, please 🙂 .
Giovanni: Desideri aggiungere altro?
Morena: Mi pare di avere già esagerato, quindi tacerò per sempre.
Giovanni: Morena, mille grazie per il tempo che mi hai concesso.
Morena: Grazie a te, Giovanni. È stato divertente.
Ed è stato davvero divertente. Grazie Giovanni.
Capisco bene il tuo amore per le interviste. L’ho provato anch’io e “all’epoca” ne realizzai parecchie.
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