Si parte: stile e punto di vista
Ecco, se i due articoli precedenti sono stati facili da scrivere, questo ha le sue note dolenti.
Lo stile. Il punto di vista. Bene, che dire? Vediamo.
Premetto che sono un’amante della prima persona. Nei romanzi che ho scritto/sto scrivendo è quella che ho usato/sto usando, tranne il primissimo romanzo scritto a 16 anni in cui ho usato la terza persona, ma quello non è nemmeno da considerare. È solo un’accozzaglia di parole ed è venuto fuori male. Almeno se lo rileggo oggi. Con la prima persona si entra in intimità con il lettore, si crea forse più pathos.
Allora, la questione non è banale. Il punto di vista di una narrazione detta tutta una serie di regole implicite. Parlare in prima persona obbliga la descrizione di eventi vissuti dal narratore, che di solito coincide con il protagonista della storia. Eventi accaduti solo in sua presenza e si possono riferire quelli che gli sono stati raccontati in cui risultava assente, ma, certamente, non si possono scrivere scene in cui non è presente o di eventi che non conosce.
Il limite più evidente è che non possono essere note tutte le motivazioni dei personaggi, frasi come “Il mio migliore amico mi tradisce nel momento stesso in cui mi parla, questa sera mi sta mentendo su tutto quanto”. Come fa un personaggio a conoscere precisamente i sentimenti di un altro? Come fa ad avere la certezza che mente? Si sta usando il presente quindi le azioni avvengono in tempo reale… O qualcuno gli ha detto che nel futuro sarebbe successa quella cosa o non si spiega. Ci sono ottimi esempi in molti libri pubblicati in giro dell’uso errati della prima persona e me ne è capitato anche qualcuno.
Esempio? Ci sono brani in cui il protagonista si vede sotto una doccia e lo fa come se in realtà si stesse descrivendo in maniera asettica e visto dall’esterno… Ma non divaghiamo 🙂 .
La mia storia copre un lungo arco temporale, forse parla di troppe cose, ma su questo ci ritorno nel prossimo articolo. Dicevo, la mia storia inizia con il protagonista che ha 5 anni e si conclude molto tempo dopo. Il testo si divide in tre parti. Nella prima il protagonista ha per l’appunto 5 anni. La prima versione del mio romanzo comincia la narrazione in prima persona, ma chi lo ha letto mi ha chiesto “come fa un bambino di 5 anni a ricordare così tante cose e in modo così dettagliato?”, ma, soprattutto, e questo lo aggiungo io, il registro non è quello di un bambino di 5 anni.
Far parlare un bambino di 5 anni… Come parla un bambino di 5 anni? In maniera troppo elementare, osserva molte cose in casa sua, i suoi genitori, ma il lettore è esigente, vuol far finta che quello che legge sia davvero accaduto, anche se tutti sappiamo che la narrativa è invenzione allo stato puro e, se non lo è, comunque nessun lettore può sapere cosa è vero e cosa non lo è, vi pare? Lo scrittore gioca proprio su questo: finzione e realtà. Come fa a convincere il parlato di un bambino di 5 anni? E, soprattutto, come parlerebbe un bambino di cinque anni in un libro, come racconta? Non lo so.
Allora, il mese di agosto dell’anno scorso, con tanta pazienza ho trasformato tutta la prima parte, oltre 60 pagine A4 in terza persona. E la terza persona non è un banale mettere “egli” al posto di “io”, spesso vanno riscritti interi paragrafi. Cambia la prospettiva e, in alcuni casi, anche il linguaggio.
Nella seconda parte il protagonista ha 16 anni e si arriva fino a 23 anni.
Poi c’è la terza parte dove cambia la prospettiva. Ci sono ben 4 punti di vista che raccontano la loro versione, il loro punto di vista, il modo in cui reagiscono all’evento conclusivo della seconda parte. La seconda parte è in prima persona, ma ci sono alcuni tratti in terza persona, ma brevi… Come dicevo non si può raccontare tutto in prima persona. Alcune cose il protagonista non può saperle.
La soluzione sarebbe riscrivere tutto il libro in terza persona? 😀 . Non se ne parla proprio. Faccio prima a scrivere un altro libro, come già sto facendo. Ecco perché probabilmente, molto probabilmente, anzi, con molta certezza, il mio romanzo resterà nel cassetto come scritto personale. Avevo in mente di farmi una stampa su lulu.com per non perderlo, per metterlo in libreria e dimenticarmene, ma con l’idea di poterlo cambiare, migliorare e magari arrivare a sistemarlo in modo tale che qualche editore potrebbe apprezzarlo non l’ho fatto ancora.
Forse qualcuno un giorno mi darà una mano. Se lo leggerà e mi suggerirà la soluzione. Morena mi suggeriva di inserire gli eventi del bambino come narrazione di ricordi da adulto e quindi magari ritornare in prima persona e in effetti la vedo anche una buona soluzione che mi risolve anche un secondo problema di cui vi parlo nel prossimo articolo.
Ma nel frattempo non vi incuriosisce? No, eh? 😀 . Lo so che non sono uno scrittore di quelli famosi, che poi non si è mai famosi del tutto. Ogni volta che cominci un nuovo libro ti assalgono i dubbi di sempre a meno che non hai scritto e pubblicato 10 libri? Forse. Non lo so perché io ho pubblicato vari racconti, ma mai un romanzo 🙂 . Mai 10 romanzi.
Alla prossima.