
Quando si scrive una storia si pensa a una trama. Per scrivere bene bisogna che la trama sia determinata dai personaggi. Certo, una trama piena di colpi di scena di un action thriller può pure essere bella, mozzafiato, però poi, una volta finito il libro, la trama è nota e non si tornerà mai a rileggere il libro perché non si è legato coi personaggi, ma con la trama.
Sono scelte narrative, per carità, ma un buon testo si riconosce da tanto altro e, spesso, dalla visione dei personaggi, dal modo in cui sono presentati e dal modo in cui le loro storie passano sulla pagina.
E non mi sto inventando nulla di nuovo. Avete mai visto Lost? Perché quella serie televisiva tiene incollati? Perché crea empatia ed emoziona? Perché c’è la cura per i personaggi. Entri nelle loro storie sempre di più mentre la trama evolve. Ed è questa la formula vincente, poi è chiaro che anche la trama, la sua originalità hanno colpo, ma il punto di forza restano le storie dei singoli personaggi, di cui, prima o poi, sappiamo abbastanza.
In una raccolta di racconti ci sono tante storie e tanti personaggi, in un romanzo ci possono essere altrettanti personaggi, molti secondari, molti marginali, ma ora, immaginiamo di voler seguire per un motivo o un altro l’evolversi della storia personale di ciascuno di essi. L’autore crea un’impronta che poi potrebbe lasciare qualcosa o nulla.

Nel primo caso si potrebbe pensare di ritrovare, come in un mosaico, ciascun personaggio meno significativo in una sua storia personale, in una novella o in un romanzo a sé stante, nuovo. Mille trame e mille e uno personaggi, perché, ovviamente, un personaggio principale si contorna di almeno un paio di personaggi minori, ma minimo minimo. Certo, sarebbe difficile, impossibile, seguire le storie di ogni personaggio introdotto in ogni storia scritta. Impossibile perché si creerebbe un albero con infiniti rami e poi, sarebbe divertente far interagire alcuni personaggi di storie diverse tra di loro. E, infine, siamo sicuri di essere davvero interessati a ogni singolo personaggio passato sulla pagina di un testo? Io non credo.
Ma la creatività non ha limiti, basta mettercisi e si creano mondi dentro mondi, dentro mondi, anche quando si parla semplicemente di un romanzo tradizionale, senza sconfinare in fantasy e fantascienza.
E voi, avete mai voluto sapere di più di un personaggio secondario o, addirittura, marginale? Cosa vi ha colpito in lui? In quale libro di quale autore?