insieme si cresce, da soli si cammina

(c) Simone / Flickr
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Quando si nasce? Nessuno lo ricoda esattamente.

Ti ritrovi un giorno che parli con tuo fratello, con tua madre, tuo padre, ma prima di allora nulla. Non ricordi quando osservavi il mondo coi tuoi piccoli occhi e prendevi il latte al seno.

Il mio sogno sarebbe quello di ricordarle queste cose, riportare alla mente di quando avevo dieci giorni e mio fratello mi carezzava le manine, i piedini.

Si cresce insieme e poi, un giorno, inizi a camminare da solo e da solo continui.

Anche nella scrittura è così. Non esiste scrittore al mondo che pubblicizzi un altro scrittore per altruismo. Se lo fa è solo perché c’è una grande amicizia che li lega, oppure non c’è un conflitto di interessi. Un giallista non pubblicizza mai un altro giallista, uno che scrive narrativa, non pubblicizza uno che scrive narrativa, soprattutto quando non si è nello show business, ovvero quando un’azione del genere significa mandare i propri lettori a un altro.

Di questo passo gli scrittori creano barriere tra di loro. Può darsi, ovviamente, c’è sempre l’eccezione.

Se qualcuno mi chiede di pubblicizzargli un libro non dico di sì, non dico di no. Esordisco con:  «Lo farò nello stesso modo con cui lo farai tu del mio». Una volta mi facevo promotore di inziative eroiche quasi. Spingere a scrivere recensioni quando un libro mi piaceva molto, intervistare l’autore, poi ho capito la differenza tra autore indie, autore di piccolo editore, autore di medio editore, autore di grande editore e autore di editore a pagamento e allora la mia visione del mondo è cambiata.

Diciamo che ho ereditato un po’ il brutto carattere di mio padre, quindi se risulto antipatico quando dico delle cose è perché non posso liberarmi di alcuni tratti genetici che mi ritrovo addosso. A volte sono un po’ antipatico, lo riconosco, ma in altri momenti non me ne accorgo. Sto cercando di rimediare, devo imparare che l’amore è tutto intorno, perché (ne parlavo cinque giorni fa con una buona amica) scrivendo si trasmette parte di sé ai personaggi e alla storia, una certa visione del mondo, rimescolata che però appartiene allo scrittore, naturalmente non si parla di mettersi su carta, ma in alcuni contesti meno fantasiosi c’è il rischio di lasciare un brutto segno e a me questa cosa non va. Dovrei smettere poi di scrivere se succedesse?

Oppure dovrei semplicemente imparare a fare i compiti per bene e meglio. Come li fanno la mia scrittrice preferita e il mio scrittore preferito.

E vi lascio con questa canzone. “L’amore è tutt’intorno”.

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