Non le facciamo queste cose!

(c) Damiao Santana / Flickr
(c) Damiao Santana / Flickr

Dopo essere passato a leggere libri attraverso l’ebook circa 3 anni fa, ogni qualvolta mi trovo di fronte un libro cartaceo mi sento un po’ spaesato. I caratteri sono troppo piccoli, il rapporto tra qualità, prezzo e numero di pagine è sproporzionato e non puoi scegliere tra vari libri da portarti appresso nel caso ti senta ispirato da più testi.

Ho visto alcuni libri cartacei ben fatti. Adoro quelli con la copertina ruvida e che hanno quelle alette tipo le edizioni con copertina rigida e sopraccoperta, e adoro queste ultime edizioni. Mi son detto, vediamo se trovo una tipografia che magari possa farmi un preventivo non troppo costoso per un’edizione speciale de Le parole confondono.

Già provai un annetto fa. Entrai in una tipografia che non volle in alcun modo farmi un preventivo. Mi chiesero che dovevo fare, che stampa volevo, dissero che loro una sola copia non la facevano, mi dissero che per un editore servivano mille copie e loro mille copie non le facevano, ma io gli dissi che anche per me mille copie erano troppe, poi mi invitarono gentilmente ad andare via ché non se ne occupavano di un gran numero di copie. Insomma, non vollero darmi nessun prezzo.

Entro stasera in questa tipografia, mi porto dietro dei libri per dirgli come vorrei essere realizzato il romanzo e provo a chiedere un preventivo per la stampa di libri.

– Non stampiamo libri – dicono con una faccia schifata.

– Ma come, una tipografia che non stampa libri? Non stampate tanti libri, magari qualche copia, sì? Qualche libro sì?

– No, non ce ne occupiamo – dicono, con una faccia sempre disgustata. Al solo pronunciare la parola libro mi guardano come un alieno. – Non le facciamo queste cose.

Non le facciamo queste cose? Si parlava di libri mica di sesso e giochi erotici?

Non le facciamo queste cose, ma come si permette! Per chi ci ha presi! Brutto maniaco dei libri!

Il libro è morto.

Ora capisco perché i grandi editori realizzano le proprie tipografie. Ora capisco perché ci sono tanti editori a pagamento che altro non sono che tipografi che hanno comprato un gran numero di codici ISBN.

Le tipografie cittadine chiudono, stampano solo volantini, solo inviti per battesimi e matrimoni, ma niente libri.

(c) Brittney Bush Bollay / Flickr
(c) Brittney Bush Bollay / Flickr

Chiudono tante attività commerciali, librerie indipendenti spariscono, ma non solo quelle. Ho visto chiudere anche bar, semplici negozi di vestiti, cartolerie, pub, insomma chiudono tutti tutti. C’è crisi. C’è la grande distribuzione che prende piede ed è difficile trovare, ma esiste, perché so che esiste, perché non posso davvero pensare che tutte le tipografie che stampano anche libri non esistano più davvero.

Il libro è morto. C’è l’ebook.

C’era una libreria nella zona dove lavoravo, era un negozio grande. Dopo sei mesi si spostarono in un negozio più piccolo sempre lì intorno e poi dopo altri sei mesi si sono spostati in un’altra zona, ma non mi meraviglierei di venire a sapere che hanno chiuso.

Avevo avuto l’idea di portare loro la mia raccolta di racconti “Deve accadere“. All’epoca il romanzo era ancora in revisione.

La piccola libreria dove andavo in vacanza aveva libri dell’editore che all’epoca pubblicava i miei racconti, così pensai di portare loro la mia raccolta di racconti una volta che l’avessi pubblicata. L’anno dopo la libreria si spostò. Condivise l’affitto con un negozio di vestiti e occupava un piccolo spazio all’interno dello stesso. Qualche mese dopo la libreria ha chiuso del tutto. Il paesino non ha più una libreria. La signora era appassionata di romanzi, di libri di editori indipendenti, ma, purtroppo, la passione non è sufficiente.

Il libro è morto.

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