
Il 21 ottobre scorso ho scritto un articolo che parlava della mia perplessità riguardo i metodi di selezione di Amazon degli autori da inserire nell’offerta del giorno.
Nell’articolo, come succede quando una cosa mi prende perché mi appassiona in senso positivo o negativo, ho dato libero sfogo alla parole, ipotizzavo la possibilità che qualcuno avesse un accordo segreto con Amazon per accedere con elevata frequenza a questa offerta, ma alla fine ne ho dedotto, ad articolo concluso, che non esisteva alcun accordo occulto tra lo store e gli autori. Amazon fa quello che vuole e promuove chi vuole. Punto.
Forse nell’articolo non lo facevo capire in maniera netta, lasciavo un leggero dubbio in merito. Volevo lasciare un dubbio più che altro per spingere qualche commento, qualche lettura/condivisione.
Domenica programmo un tweet in cui dicevo più o meno: “ecco che con l’offerta del giorno di oggi Amazon si torna a parlare di offerta del giorno”. Se avessi semplicemente messo come tweet: “Alcuni miei pensieri sull’offerta del giorno di Amazon”, non credo che molti avrebbero fatto clic e letto l’articolo. A volte si deve spingere la lettura al blog con un titolo particolare, che “grida”, anche se uno non pensa davvero a implicazioni e congiure, ma, a volte, sono quelle che intrigano di più.
Ho dovuto cambiare l’articolo e renderlo ancora più preciso perché un’autrice è venuta a commentarmi sul blog che era un modo di agire scorretto il mio cambiare cose, commento, lasciare intendere accordi sotto banco, ecc…
Domenica sono uscito (nessuno esce la domenica? No, eh? Stanno tutti su internet, su twitter e con la voglia di fare guerra, me incluso, no?), non avevo connessione e si è aperto un putiferio di cui non sapevo nulla su Facebook.
Al ritorno sono rimasto basito, non era mia intenzione crocifiggere nessuno, ma ovviamente oramai i pensieri delle persone non li muti, soprattutto se non hai mai incontrato questa persona dal vivo, non ci hai mai chattato molto sul web, se non sai nulla di lei e lei non sa nulla di te. Tutto fatto di pura virtualità. Per quanto abbia provato a giustificare il mio modo di fare e spiegare che non era un attacco alla sua persona. Ma che attacco posso mai fare io a chi gode di popolarità su Amazon? Sarei stupido se avessi avuto davvero quel fine, mi potevo compromettere come autore. Forse nell’articolo orginale ero vago, avrò usato parole diverse, ma non è che stavo facendo l’editing puntiglioso di un romanzo, mi pareva andasse bene quando l’ho pubblicato.
Ho rimosso il tweet e sistemato ancora una volta l’articolo, cancellato i due commenti della persona che io non avevo nemmeno nominato nell’articolo, soprattutto perché non era la sola che Amazon promuoveva con una certa ripetitività e lo ripeto ancora mille volte: NON era l’unica, NON esiste accordo tra autori autopubblicati e Amazon. NON ESISTE NESSUN ACCORDO. Ma tanto potrei anche cantarlo, recitarlo in più lingue, l’autrice non ha gradito, pensa che io l’articolo l’ho fatto per lei ed è restata di quell’idea anche a spiegazioni date il giorno dopo in privato. Amen.
QUESTA virtualità mi angoscia. Sono stato messo contro le persone di un gruppo perché sono stato un idiota. Idiota a esprimere un pensiero con parole non precise al 1000%. Sì, 1000%. Sono stato un idiota a lasciar credere coi miei gesti che avevo lo scopo di sparlare.
In questi giorni di terremoto, di problemi così gravi, era davvero così importante questa cosa? Sono stato anche sveglio fino alle quattro di notte senza prendere sonno. La cosa mi ricordava precisa precisa un episodio successomi qualche anno fa in cui mi misero alla gogna virtuale perché ero ideatore di un sito web italiano che ho reso ufficiale nel tempo dove davo informazioni su un progetto di Software Libero, facevo interviste, traducevo articoli dal sito ufficiale del progetto e avevo pensato di creare un’associazione per ospitare l’evento con i 200 e passa sviluppatori da ogni parte del globo nella mia città natale. Avevo chiesto a un professore all’università se l’università voleva essere coinvolta, se poteva partecipare in qualche modo, se mi cercava qualche sponsor per permettere in qualche modo di ripagare parte delle spese delle persone volontarie che avrebbero contribuito all’evento, al grosso ci avrebbe pensato Google, come ogni anno che si faceva l’evento. E sdranghete. Iniziarono a dirmi che la mia città non andava assolutamente bene per l’evento, che l’associazione l’avevano pensata già loro (forse 5 minuti dopo che l’avevo detto io a sto ragazzo di Milano su IRC). Sempre tutta questa dannata virtualità, questo essere sconosciuti che si fidano degli altri solo perché coinvolti da una passione comune e che alla fine ti frega. Anche all’epoca non dormii la notte. Dissero che ero un despota a portare avanti da solo la cosa, anche se poi avevo delle persone che mi davano una mano e che ascoltavo. Una stupida guerra di religione che mi segnò molto. Ci restai così male, dopo tutto l’impegno che ci mettevo, le idee, le traduzioni di articoli, il fatto che volessi sempre coinvolgere persone. Mi estromisero, si diedero da fare alla grande e alla fine, in pochi mesi tutto il mio lavoro di anni fu bruciato in sei mesi. Il progetto è morto da anni, il sito abbandonato a sé. Non c’era un pazzo come me che invece di passare il proprio tempo libero cercandosi una ragazza, uscendo e facendosi lunghe passeggiate, dedicava completamente gratis la sua passione a un progetto in cui credeva. Alla fine l’ho abbandonato per forza di cose, perché provavo un dolore fisico. Perché la situazione era diventata assurda e senza controllo. Messo alla gogna su un canale IRC dove io dovevo giustificare ogni cosa che avevo fatto e non fatto. La scintilla partì quando dissi di no alla creazione di un forum senza avere 2-3 persone che se ne occupassero, non volevo che ulteriore lavoro gratis ricadesse sulle mie spalle. Quei nomi non furono mai fatti. Si tenne presente solo il mio “no, senza sapere chi se ne occupa non si può mettere la gestione di un forum”.
Quella volta fu tosta. Questa volta un po’ meno, ma, accidenti, si fa presto a pensare subito male di chi non conosci assolutamente. Avrò anche fatto incazzare la persona, ma accidenti in 5-6 ore di assenza si è scatenato l’inferno.
Sono cose che ti tolgono la voglia di pensare, di scrivere. E infatti non ho scritto nulla a parte questo lungo e inutile articolo. Mi vien sempre più voglia di cancellare tutti i miei account dai social perché anche se ho sbagliato con le parole io il nome delle persone non l’ho fatto, avevo detto che in ogni caso era Amazon che, con tutta la giustizia del mondo, decideva lei come comportarsi nella sua azienda, sulla propria piattaforma. Che è anche un concetto corretto. In casa vostra vi piacerebbe che qualcun altro dettasse legge?
Non c’ho voglia manco di guardarmi in faccia.
Basta. Davvero, basta. Questa virtualità e questi social network fanno solo danni. Aprono voragini tra le persone invece di ridurre le distanze. Alla fine una cosa l’ho capita. Le parole confondono. L’ho capito molti anni fa scrivendoci un bel romanzo, ma forse, ogni tanto, dovrei rileggermi quelle pagine e mettere scritto su un bel foglio A4 davanti a me:
LE PAROLE CONFONDONO.
Confondono anche quelle messe per iscritto, diversamente da come credevo, ero dell’idea che confondono solo quelle dette a voce e, invece, ho avuto l’ennesima conferma che TUTTE le parole confondono e che uno i propri pensieri e idee è meglio che se le tiene per sé, almeno la notte dorme.
Ho un carattere insopportabile lo ammetto, a volte non riesco nemmeno a stare simpatico a me stesso e questo carattere aggressivo/difensivo, sempre, mi porterà prima o poi ad allontanare chiunque da me, lo so.
Come disse qualcuno più grande di noi “non ti curar di loro”.
Ho letto il tuo articolo riguardo amazon, sicuramente concordo con il fatto che a volte non sembra esserci spiegazione al funzionamento dell’algoritmo (se di ciò si tratta) che sceglie le offerte del giorno, e sicuramente concordo con il fatto che dopo l’esternazione dei tuoi dubbi hai anche ammesso che non può essere possibile che alcuni autori vengano favoriti senza reale merito.
Se c’è chi si è sentito tirato in causa … be’, forse qualche dubbio a questo puntio viene anche a me.
Spero che le tue prossime notti saranno insonni solo perché dedicate alla scrittura.
Noi vogliamo da leggere 🙂
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Giovanni, in questi anni di amicizia virtuale (ma solo perché siamo lontani e non perché valga meno di un’amicizia con una persona che posso vedere più spesso) ho imparato un po’ a conoscerti ed ero certa che ci saresti rimasto molto male per ciò che è accaduto con quella persona. E mi dispiace. Mi dispiace perché non vale la pena che tu stia male per una cosa del genere e decisamente non meriti di essere oggetto di astio in questo modo. Tu sei una persona onesta e corretta e chiunque si prenda il disturbo di conoscerti un po’, al di là delle apparenze, lo sa benissimo e non ha mai dubitato di te. Chi invece non si è preso tale disturbo, non aveva assolutamente il diritto di giudicarti in nessun modo, per giunta di fronte a dei colleghi.
So che fa male, ma devi fregartene. Sei un ottimo scrittore e un’ottima persona. Non hai proprio niente da rimproverarti. Non lasciare che nessuno ti inibisca dal dire ciò che pensi nella maniera che meglio credi a casa tua (nel tuo blog). Magari io non sono sempre d’accordo al cento percento con quello che scrivi, ma ti assicuro che la tua intenzione di esporre i fatti nella maniera più corretta possibile è palese a chiunque. Certe volte può riuscirti meglio di altre, ma da lì a portare a tali fraintesi ne passa parecchio. Il problema non è in quello che scrivi né in come lo scrivi, ma solo nei pensieri malfidati di chi legge.
Quindi continua con il tuo blog e stai tranquillo, perché non sei di certo tu quello che ci ha rimesso alla fine. E, soprattutto, fila a scrivere, ché hai dei romanzi da terminare! 😉
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Mi dispiace molto tutto ciò, ma soprattutto mi dispiace sentirti così angosciato. La virtualità ha questi lati orribili, perché amplifica tutto, e le conseguenze posso fare male, lo so bene per esperienza personale. Ma tu sei sicuramente nel giusto, il tuo post metteva solo in luce dei legittimi dubbi che non si riferivano poi a nessuno in particolare (se così poi fosse stato, io da lettrice esterna non l’avrei notato). In queste circostanze le persone più sensibili ci rimettono sempre.Vorrei dirti di fregartene, ma mi rendo conto che non è facile, ci avrei perso il sonno pure io. Ti auguro solo che la serenità torni presto e che tu abbia voglia di nuovo di scrivere. Sei troppo bravo per smettere, accidenti!
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Mi riprendo. Mi sono ripreso dall’episodio che ho descritto quasi a fine articolo per cui davvero me la sono vista brutta con litigi virtuali che sono andati avanti per un po’, da questo mi sono ripreso. C’è chi in questo momento non ha più la casa. Questo in confronto al dormire per strada e non avere più nulla è meno di nulla. 😐
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Le parole confondono, sì, a volte. Ma c’è anche chi non vuole proprio che le parole chiariscano.
Non entro nel merito e non so di preciso di quale discussione parli anche perché mi tengo sempre più alla larga da queste cose, dai social e soprattutto da Facebook.
Però mi sono reso conto da tempo che di fronte a ogni fraintendimento tante persone vanno a nozze nel ‘fare casino’ anche quando un semplice chiarimento (anche in privato) tra gli interessati sarebbe sufficiente. Ma il chiarirsi spesso non interessa. Discutere tanto meno. Meglio montare un caso, aizzare quanta più ‘gente’ possibile e sperare di ottenere un filo di notorietà in più.
No, grazie.
Pelo sullo stomaco, Giovanni. Fai del tuo meglio, vai avanti senza farci caso.
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Come se poi il mio blog avesse centinaia di lettori che avrebbero individuato subito la persona e le avrei arrecato danno. Comunque sì si supera. C’è di peggio che davvero raccapriccia e anche lì si supera, questo sarà una passeggiata.
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