Una storia che doveva essere un racconto

tazzina

Quando ho iniziato a scrivere Sai correre forte, il romanzo di prossima pubblicazione, non sapevo che avrei dato vita al romanzo che poi ne è venuto fuori.

Perché no?

Perché la mia idea era quella di inscenare storie di vita brevissime intorno a una tazzina di caffè. Come alcuni noti autori hanno fatto e cavalcare l’onda del successo, ma non so fare windsurf, anche se, come nell’intento originale, il primo atto del libro è ambientato per gran parte proprio in un bar.

Entra un personaggio e parla di una sua vicenda personale, ne entra un altro e fa altrettanto, e Salvatore, il protagonista della storia, ascolta, commenta, sorride, poi le storie intorno alla tazzina hanno iniziato a svolgersi solo in quel bar, mi stavo allontanando dall’idea di suddividere il tutto in racconti brevi. C’era sempre la possibilità di un racconto un po’ più lungo, magari arrivare a venderlo come romanzo breve come fanno tutte le case editrici. Cento pagine, ebook a 4,99 euro e cartaceo a 14,99.

Ma, a parte l’ironia, è successa una cosa. È entrato l’ennesimo personaggio nel bar. All’inizio non ci ho fatto nemmeno caso. Ne entravano tanti e non avevo pensato a un romanzo, quindi perché, proprio per quel personaggio, mi sono chiesto cosa stessi scrivendo? Perché la mia mente fagocita storie ed è allenato a capire, magari inizialmente a livello inconscio, dove sto andando a parare.

Entra un personaggio, quel personaggio, in scena, interagisce con Salvatore, tutto cambia nella mia mente, e si conclude il primo atto.

Giù il sipario. Su il sipario. È cambiata la scena. Non siamo più nel bar e non siamo più nel maggio 2016, ma siamo tornati indietro nel tempo. Dobbiamo capire perché l’atto appena concluso si è chiuso in quel modo. Cosa è successo a Salvatore?

Poi le idee hanno iniziato a spaziare, gli intrecci si sono parati innanzi nella loro complessità e nella loro lucidità. Ho scritto a getto. Era la prima volta che in alcuni giorni riuscivo a scrivere per tre o quattro ore senza sosta, sapendo perfettamente cosa raccontare, perché e in che modo. Era la prima volta assoluta che ho interrotto un romanzo che già stavo scrivendo (il terzo volume de “Le parole confondono“) per dare vita a una storia che urlava e scalciava, una storia che voleva venire alla luce e, infatti, alla fine così è stato.

Dalle primissime impressioni a caldo, chi sta operando la valutazione del testo corretto ed editato mi ha fatto sapere che anche stavolta la storia è interessante e che, anzi, è davvero fortissima la parte nel bar. Ti incolla alle pagine, ti spinge a proseguire la lettura. Per quanto sia il parere di alcuni, e non quello di tutto l’universo, mi fa sempre piacere e, tra le altre cose, la storia arriverà di sicuro ai miei primi lettori, quelli che mi seguono davvero e che sono interessati. Poi è chiaro che ogni lettore è a sé, come ogni libro è un libro a sé.

La data si avvicina, presto conoscerete Salvatore, Sergio, nonno Salvatore e qualche altro personaggio.

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