
Questo articolo è per veri intenditori, ovvero per non più di… 5 persone?
Partiamo da un’analisi generale quando si scrive narrativa. Un personaggio di una storia, di un romanzo, può avere un nome qualsiasi?
Andrea Marini de “Le parole confondono” poteva chiamarsi, non so, Nicolò, Gianfranco?
In che modo si sceglie il nome di un personaggio di un romanzo?
Be’, non esiste una regola valida in assoluto. Innanzitutto, parlo per me, il nome deve piacere. A volte però il nome deve essere funzionale alla storia. Addirittura, dirà qualcuno? Parlo del nome e cognome. Per esempio, il miglior amico di Andrea si chiama Francesco Sacco e c’è un motivo specifico perché è Francesco Sacco e non Francesco PincoPallino, ma non lo rivelerò nell’articolo, magari che qualcuno lasci un commento. Mi sembra quasi banale rivelarlo.
Il nome deve piacere, magari però ci sono motivi futili che ti spingono a chiamare i personaggi in un certo modo: dei ricordi legati alla tua vita, o a delle speranze o, in casi specifici, c’è un innesco specifico con la trama. E mai usare per due personaggi lo stesso nome nella stessa storia, se poi serve alla storia perché, non so, sono gemelli, cugini gemelli o comunque i personaggi devono avere quel nome perché magari nella trama c’è la volontà di creare uno scambio di persona o dei disguidi riguardo due personaggi, allora va più che bene. Mettere gli stessi nomi solo perché non si ha fantasia mi sembra assurdo e nemmeno giusto nei confronti dei personaggi, della storia e dei lettori.
Andrea è il nome del mio nonno materno (a cui ho dedicato il libro) che ho perso quando avrò avuto 2-3 anni. Non me lo ricordo più. Allora ho immaginato come sarebbe stato avere nonno Andrea. E me lo sono immaginato come l’Andrea Marini nonno de “Le parole confondono” e, quindi, Andrea Marini ragazzo che prende il nome e cognome dal nonno paterno (il mio era materno, lo so) era un modo per ricordare mio nonno, per omaggiarlo, per ricrearlo su carta. Credo che ci sarà ancora modo di incontrare nonno e nipote nel quinto libro di questa serie/saga/saga familiare se ci sarà modo, tempo, voglia ed energia, entusiasmo.
E Giovani e Claudio? Adoro la musica. Una volta ho scritto il testo di una “poesia” che un mio amico ha messo in musica. Siccome ero un gran fan di Claudio Baglioni, ho sempre avuto un intimo desiderio: scrivere una canzone con Claudio Baglioni. Chi ha letto il primo libro sa che Claudio e Giovanni hanno scritto insieme una canzone. Quindi i loro nomi erano un modo per omaggiare un mio forte desiderio, anche se poi il Giovanni del romanzo non sono io e nemmeno il Claudio del romanzo è il cantautore, per nulla. Non lo conosco di persona e comunque non farei mai un romanzo su un personaggio noto, mi diverto molto di più a creare i miei personaggi dal nulla. Quei due nomi erano messi un po’ lì per dare omaggio a un desiderio. Niente più niente meno. Credevate ci fosse un motivo più segreto e speciale?
Domandone
Tu autore di testi di narrativa come scegli i nomi dei tuoi personaggi? C’è un personaggio che ha un nome per un motivo preciso? Legato o meno alla storia che stai raccontando, chiaramente.
Concordo da scrittrice tutto quello che hai scritto!
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Grazie 🙂
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Prego!
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La scelta dei nomi del miei protagonisti ha un perché, come dici tu, ma spesso è solo legato a una certa musicalità. Scrivo e penso che quella persona dovrebbe chiamarsi in quel dato modo perché mi piace come suona nel testo. In 31 dicembre volevo un nome corto per la protagonista reale e ho scelto Sara, ma nella finzione virtuale ho voluto mantenere la magia dell’inverosimilità e i nomi sono tutti casuali e strani: Nagel, Gunter, Dhea, Nuela, Mirko, Pavlo. Sai che riesco a stare dei giorni senza dare un nome ai personaggi, prima di trovare quello giusto? Nell’ultimo romanzo in stesura ci sono due amabili Dante e Beatrice (scelta non casuale, ovviamente) 😊
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🙂
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