
Quando aprii il blog, diverso tempo fa lo feci perché pensavo che parlare come in un diario, ma pubblicamente, fosse terapeutico, cioè permettesse di aprirmi un po’ in più nel mondo reale e magari mi lasciasse condividere qualche passione. Da allora ho scritto diversi articoli. Più di 500. Non ho mai festeggiato queste cose. Avrei dovuto festeggiare i 500 articoli, il compleanno del blog e di ogni singolo romanzo pubblicato, però non questa abitudine e mi ritrovo sempre a dover fare tante cose e male, così alla fine faccio ben poco.
Da allora ho scritto di vari argomenti.
Quello che sempre mi ha causato sofferenza è l’opinione. Opinione in senso generico. Opinione sull’editoria, sulle proprie esperienze con l’editoria, opinione su blogger che “urlano” per scrivere, ovvero parlano di un argomento con toni dispregiativi. Spesso lo fanno in modo generico contro gli autori. Li chiamano esordienti, aspiranti scrittori anche quando hanno scritto e pubblicato cose e, per inciso, non esiste nessun “ASPIRANTE SCRITTORE“. O scrivi. O non scrivi. Punto. Puoi scrivere bene, benissimo, male, malissimo, ma lo fai. Come i medici. Ci sono medici più medici di altri? Sicuramente, ma di certo non ho mai sentito parlare dell’ASPIRANTE MEDICO. Ho sempre sentito dire: “quel medico è proprio un incompetente, un incapace”, oppure: “quel medico è bravissimo, ti ascolta e capisce davvero cosa hai”. Stessa cosa vale per un autore, vi pare? Non è un titolo nobiliare lo scrivere.
Ce l’hanno a morte con chi non passa attraverso un editore, poi magari scopri che si sono fatti un paio di costosissimissimi corsi di scrittura creativa (roba da più o meno 4000 o 5000 euro) e non hanno mai scritto nulla, però poi si mettono a giudicare chi scrive, beh, più che giudicare, sputano sentenze molto generiche: “gli scrittori sono…”, “gli scrittori fanno…”, “gli scrittori dicono…”. Come se io dicessi che ogni persona si comporta, fa o dice le stesse cose solo perché ha fatto la stessa università di tanti altri, o ha lavorato come medico, ecc… Dicono che chi scrive si tira le arie, è uno sbruffone, non ha una propria vita, si crea i personaggi di cui vorrebbe vivere la vita, ecc… E magari, figuriamoci se questi personaggi che dicono, dichiarano, declamano a un pubblico, non raccolgono anche bei consensi.
Che molti siano narcisisti è vero, ma non tutti e non tutti i narcisisti sono scrittori. Però, sapete, alla fine è un dettaglio. È tempo perso spiegare a qualcuno delle cose, anche perché è più facile fare “rumore” con articoli così. È come se tu volessi spiegare a uno che è abituato a correre col motorino sul marciapiedi che non si fa. Che il motorino deve usare la strada e non il marciapiedi. Alla fine ti daranno pure torto, ti riempiranno pure di male parole (“Sto scemo, ma che sta dicendo? Perché non si fa un po’ i cazzi suoi?”), se non ti picchiano pure. Di certe cose dovrebbe occuparsene chi ha autorità. Magari i vigili?
Alla fine si parla di “like”. Di “influencer”, cioè di quelli che dicono una cosa e che solo perché la dicono loro, o perché così l’hanno detta, che tutti devono stare alla loro parola che non è più vista come opinione, ma come verbo, verità, realtà.
Spesso ho fatto recensioni, a volte anche negative, a romanzi che ho comprato e che valevano ben poco e poi ho dovuto cancellarle perché l’autore ha bussato alla mia porta con toni non molto felici. Di recente ne ho letto uno da brividi. BRIVIDI. Meritava zero stelle. Non lo recensirò. Perché sono un autore. Quanto detesto essere un autore in momenti come questo. Non posso motivare le mie zero stelle perché altrimenti, molto facile, mi ritrovo qualche misteriosa recensione a 1 stella sui miei romanzi. Non ne parlerò perché non voglio dare notorietà a un’opera di scarsissimo valore.
Le belle opere si riconoscono, quelle così così non sai giudicarle, quelle infime brillano di luce propria per quanto sono scadenti, ci sta poco da fare, anche perché ho visto che ci sono un po’ di recensioni a 1 e 2 stelle di questo testo. Eppure io potrei motivare davvero in maniera tecnica sul cosa va e sul cosa non va in quel testo perché ci sono i tipici errori che facevo io quando iniziai a scrivere da ragazzino. Ma sapete cosa c’è di nuovo? Non recensirò più niente e nessuno. A meno che non mi abbiano colpito molto. E comunque non lo farò subito, lascerò sbollire un po’ quell’euforia che a volte mi spinge a considerare un testo strafantastico. Le mie recensioni, alla fine sono opinioni, ne più, né meno.
Ne ricaverei solo problemi a dare 1, 2 e 3 stelle a un testo di narrativa.
Credo che diversamente non si possa fare, dico di non recensire. Con il Kindle Unlimited ho scoperto vari autori buoni e meno buoni. A volte il non avere limite di ebook in lettura è una cosa interessante che ti fa scoprire qualche perla, ma anche molta robetta, corri poi il rischio di iniziare tanti libri e non portarne a completamento nessuno. Più si legge e più il livello di qualità deve crescere, quindi diventa quasi problematico dopo una buona lettura scegliere qualcosa di altrettanto buono senza rivolgersi a noti autori stranieri.
Io, almeno, mi sento sempre più schizzinoso verso i testi. Qualcuno dirà: “Certo, gli scrittori (e lui lo è) hanno la verità in tasca, sanno loro chi scrive bene e chi no e perché”. Non direi. Ho dato fiducia ad autori a cui nessuno ne darebbe ne ora e né mai. Alcuni mi sono piaciuti anche più di quanto avevo immaginato, altri molto meno. Leggo un po’ di tutto, anche qualche saggio, ma ho sempre più difficoltà a esprimere la mia opinione e se mi forzate a darla si capisce, si vede nella recensione stessa che non riesco a dire granché.
So che se un autore è indipendente come me magari si aspetta la mia opinione e so che il silenzio è logorante, ma io ho smesso di chiedere opinioni sui miei testi attraverso recensioni. A volte sono incappato in persone poco piacevoli. Altro che quelli che dicono che gli scrittori sono persone spregevoli e acide. Basta sorridere. Ho smesso anche di fare domande sui miei testi. Anche perché i temi e gli argomenti e il modo in cui li tratto cambiano molto. E nei prossimi romanzi ancora cambieranno. Qualcuno già ha avuto un piccolo assaggio con “Sai correre forte“. Come si dice? L’appetito vien mangiando, e io ho fame 🙂 .
Voi recensite/date un’opinione sempre a prescindere e perché?
Io commento solo se il libro mi piace. Altrimenti lascio perdere. E se non mi piace abbandono e passo ad altro. Non voglio più perdere tempo a leggere cose che non mi piacciono.
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Farò pure io così.
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Hai colto un aspetto importante della questione e cioè che in quanto autori siamo automaticamente in una posizione difficile come lettori. Finché il libro ti piace va tutto bene, fai recensioni volentieri, altrimenti diventa un bel problema. Non si può fare a meno di pensare alle conseguenze di un commento impietoso e onesto nei confronti di un collega. E quindi siamo anche poco liberi di dire la verità. Ma non solo nelle recensioni, eh. Pure per un sacco di altre cose, mi sembra.
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Ma sì, tante cose, poi dipende dal carattere. C’è gente che è agguerrita e spara 1 e 2 stelle senza fregarsene di ritorsioni personali…
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Io cerco di recensire tutto quello che leggo. Ma non sono un genio e sono, no, ero, di bocca buona. Raramente un libro mi fa davvero schifo. In quel caso può capitare che lo recensisca comunque, ma le mie non è che siano recensioni, dico solo quello che provo.
Con il tempo però, man mano che imparavo, sono diventato sempre meno ingenuo come lettore. Più consapevole della tecnica. Da una parte è un peccato, mi godo meno le letture.
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Finché si è solo lettori va bene.
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