Un autore deve essere simpatico?

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Mi chiedo spesso se un autore deve essere simpatico o meno affinché un lettore possa avvicinarsi ai suoi libri. Mi riferisco al mondo in cui la sua personalità riesce a trasparire o meno da ciò che scrive in rete.

Oggi provo a ragionare su un argomento proposto nell’articolo di Maria Teresa Steri il 12 marzo scorso. Se vi va, a voi che seguite il blog, date una vostra opinione.

Un autore deve essere simpatico? Che poi vuol dire: “Come è percepito l’autore tramite blog e social network?”. In genere la risposta è che la storia del romanzo che ha scritto viene prima di tutto il resto. Ed è proprio così che in generale la penso io. Nel senso che spesso non conosco l’autore attraverso ciò che dichiara in giro.

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L’editoria, Amazon, gli scrittori e i lettori…

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Oggi, anno 2018, l’editoria ha subìto un’evoluzione molto particolare, e ancora ne subisce.

Ogni giorno quantità industriali di libri arrivano in formato e-book e cartaceo su negozi di libri on-line. E c’è anche chi, nel 2018, non produce e-book, ma vive di libri cartacei distribuiti solo presso piccole librerie fiduciarie e, sempre in questo 2018, gli editori sono stanchi di fare editing o, se ne fanno, è qualcosa molto all’acqua di rose.

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14 motivi per leggere i miei testi

(C) Giovanni Venturi

Ecco, dopo l’azzardatissimo articolo in cui sconsigliavo le mie letture per ben 14 motivi, veniamo all’effetto contrario. Perché leggermi.

Motivo numero uno.
Non mi ha pubblicato un grande editore e non ho pagato un editore per pubblicare, ma sono diventato io stesso editore. Molti di voi non hanno idea di cosa sia il selfpublishing, immagino, ma è una cosa buona che permette un’autonomia tale da, in alcuni casi, superare barriere imposte dall’editoria riguardo le storie e la qualità. Una storia che non vende viene scartata. Non si guarda più al fatto che sia o meno una buona storia, ma solo al: si vende? non si vende? Per poi ritrovarsi librerie invase da storie che si venderanno anche tanto, ma di cui si poteva fare anche a meno.

Col selfpublishing si producono a volte belle storie e si confezionano (impaginazione, indice, ecc…) ottimi eBook con bei titoli e belle copertine. I miei come sono? Come sono le mie storie? Be’, potete leggere le recensioni che i lettori mi hanno lasciato principalmente su Amazon. Sembrano tutte davvero buone. Continua a leggere “14 motivi per leggere i miei testi”

14 motivi per non leggere i miei testi

I miei libri o 2-3 chili di arance?

Riprendo il tema di un articolo di Maria Teresa Steri. Perché spesso mi sono detto: “dovrei spiegare a tutti perché tenersi lontani dai miei testi”.

Spesso si dice: “ci diresti perché uno deve scegliere il tuo testo invece di quello di un altro autore? Cosa ha di speciale il tuo testo?”.

A volte ho pensato ancora di più, ovvero, di scrivermi delle recensioni negative da solo di chi poteva non aver capito nulla di quello che leggeva. E magari mi sarei divertito, ma questa cosa, insomma, ancora mi fa un po’ impressione. Andrebbe gestita per bene e potrebbe anche essere divertente. Magari lo farò.

Sì, ma perché non dovreste leggere i miei testi? Continua a leggere “14 motivi per non leggere i miei testi”

letture e opinioni di scrittori e scribacchini

Photo by Alexas on Pixabay

Quando aprii il blog, diverso tempo fa lo feci perché pensavo che parlare come in un diario, ma pubblicamente, fosse terapeutico, cioè permettesse di aprirmi un po’ in più nel mondo reale e magari mi lasciasse condividere qualche passione. Da allora ho scritto diversi articoli. Più di 500. Non ho mai festeggiato queste cose. Avrei dovuto festeggiare i 500 articoli, il compleanno del blog e di ogni singolo romanzo pubblicato, però non questa abitudine e mi ritrovo sempre a dover fare tante cose e male, così alla fine faccio ben poco.

Da allora ho scritto di vari argomenti.

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il genere più venduto… e che rende famosi

(C) Dianne Hope at Morguefile
(C) Dianne Hope at Morguefile

Quando un testo narrativo incontra un lettore, la prima domanda che quest’ultimo si pone è: di cosa si tratta?

Il genere di un testo narrativo serve un po’ per assicurarsi di non andare fuori binario. Se non amo i romanzi d’amore, ma solo le storie di fantascienza, allora devo sapere che tipo di libro ho davanti. Il titolo, la copertina e la trama dovrebbero già assolvere al loro compito di permettere di riconoscerne questo famoso genere. Leggere magari anche i primi capitoli può far capire se è davvero così, oltre al fatto che spinge ad affrontare il testo e lo stile dell’autore, in modo da capire se un romanzo può davvero interessarci o meno, cosa che consiglio a prescindere da tutto.

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“La scelta” di Francesco Zampa

Ho già letto altri testi di Francesco Zampa. Tutti incentrati sul personaggio del maresciallo Maggio, questo invece è un romanzo storico. Narra di eventi successi durante la Seconda Guerra Mondiale di cui ignoravo completamente. Nella trama, l’autore segue le vicende del brigadiere Flavio Cesari, che cura il censimento dei militari di razza ebraica all’Ufficio Riservato del Ministero della Guerra a cui fa seguito la deportazione dei Carabinieri della capitale avvenuta il 7 ottobre 1943. Flavio, senza rendersene ben conto, aiuta i nazisti a individuare questi Carabinieri che si è deciso di togliere di mezzo per ovvi motivi. Avrebbero potuto, in quanto militari, intralciare i loro piani.

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non leggere fa bene alla salute

"Cien anos de soledad"

(CC) Rosy: nessuna modifica dell’immagine: licenza

Articolo ispirato a quello di Marco Freccero sul perché non si legge.

Perché mai uno dovrebbe leggere se oggi ci sono così tante fiction italiane che vogliono insegnarti qualcosa e che vogliono farti la morale, intrattenerti? Una mia zia diceva che guardava una certa fiction in TV perché così ogni sera stava lì a piangere. Ecco, vedi. Perché devi leggere se puoi piangere ed emozionarti davanti a un capolavoro italiano?

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less is more? sempre?

Da che parte stare

(CC) Donato Accogli: nessuna modifica fatta all’immagine: licenza

Gli autori inglesi spesso dicono che “less is more”, ovvero che “il meno è meglio” e lo dicono in riferimento a un testo narrativo. Un po’ come dire: “bando alle ciance veniamo ai fatti”. Ovvero, in una storia devi scrivere l’essenziale, perché ogni elemento che è in più dà fastidio, rallenta, distrae, crea uno strato di grasso.

E quindi, niete frasi troppo ampollose, ma anche nientre frasi fatte. Perché usare frasi fatte sentite e risentite se risolvo con una sola parola? Che possa essere un verbo o un aggettivo. E proprio in merito agli aggettivi basta usarne uno solo invece di eccedere.

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Casalinghe all’inferno di Margherita Giacobino

L’ho comprato su una bancarella per tre euro. Bella copertina, bella presentazione, idea interessante, prima pagina che cattura la curiosità, ma uno strazio. Confusione allo stato puro, un milione di personaggi, un romanzo che in realtà è un insieme di racconti isolati, racconti in cui non si mostra ma si racconta. Ho resistito fino a pagina 98, poi l’ho buttato nella carta da riciclare.

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