diario scrittorio: lunedì, 2 luglio 2018

Qualche giorno fa ho concluso le prime sessioni di editing completo del IV romanzo della serie “Le parole confondono“, così sono tornato a vecchi amori. Ho ripreso a editare il romanzone, quello sulla politica, sull’editoria, sul torbido quotidiano, un tantino immorale, in cui vedremo cattivi, ma anche personaggi buoni, sia chiaro. Se non ve ne fossero, l’umanità sarebbe estinta da un pezzo.

Qualcuno subirà le conseguenze delle azioni dei perfidi personaggi del libro. Rileggevo il primo capitolo e ridevo. Sembra davvero un inizio inquietante, paradossale, carico di aspettativa, un po’ come è accaduto per “Joe è tra noi” e “Sai correre forte“.

Sarei quasi dell’idea di pubblicare qui sul blog il primo capitolo perché è una cosa pazzesca il modo ironico in cui ho reso l’inizio e il modo in cui ho presentato gli eventi sul nascere. Vorrei già farvelo leggere. Adesso.

Ci sono tanti personaggi che interagiscono. All’inizio ogni capitolo identifica una sotto storia isolata perché serve a familiarizzare con il personaggio in questione, proprio per evitare confusione in chi legge appena viene poi introdotta, nel capitolo successivo, una nuova sotto trama riguardante un altro personaggio che potrebbe legarsi a quello precedente, ma più avanti nell’intreccio. Dopo un certo numero di pagine il lettore è entrato nel pieno dei fatti e c’è confidenza coi nomi degli interpreti e con le loro storie, ci si cala appieno nel ritmo crescente. Credo non ci siano problemi a seguire le vicende, anzi, proprio perché diventeranno tutte interessanti la lettura dovrebbe proseguire molto spedita.

Un po’ come leggere un romanzo da cui poi trarranno una serie televisiva. Sì, mettiamola così, giusto per capire.

Il problema per il costo dell’e-book non si pone, ma l’edizione cartacea potrebbe risultare scomoda e costosa. Troppe pagine insieme costano troppo, spaventano e nessuno spende per un autore che non conosce richiedendone quel tipo di edizione. Si deve proprio essere un grande fan. Che poi il discorso è un po’ lo stesso anche per l’e-book ma, almeno, il prezzo del digitale lo rende accessibile ai più.

Il cartaceo è sempre stato un di più per un autore che si pubblica da sé. Però, volendo produrre un’edizione cartacea che si fa? La si divide in N parti e la si pubblica mensilmente con un 100-150 pagine? E si potrebbe fare lo stesso per l’e-book? Farne proprio un romanzo a puntate?

Le parole confondono e Il miglio verde originale

Stephen King, nel 1996, propose il suo romanzo “Il miglio verde” in sei puntate. La prima pubblicata il mese di aprile. Lo ricordo come fosse ieri. Correvo in edicola o in libreria per sapere se la puntata era già uscita. Certo, King era/è noto, aveva/ha il suo zoccolo duro di lettori. Ma io? Mumble, mumble.

Il problema sono i costi. Per me che pubblico e per il lettore che compra.

Tutti sanno che sotto i 2,99, alla fine bisogna quasi dare noi qualcosa al book store che ospita il nostro e-book. Nel senso che la percentuale è molto bassa e si abbassa ancora di più se non si disponde di un codice ISBN, che potrebbe non essere gratis. Quando dico a mia madre quanto ricavo da “I racconti dell’isola” quella vota all’anno che qualcuno li compra, mi dice: “Sei uscito pazzo? E perchè non dai pure qualcosa a loro?”.

Far costare un e-book di 100-150 pagine 2,99 euro non è una grande idea. Quindi? Non ne ho la più pallida idea. Magari ragiono ad alta voce anche nel posto sbagliato. Al lettore servono certezze, l’autore deve sapere bene cosa fare. Alla fine un’idea mi verrà, sempre se decido di pubblicarlo. Sono ben accetti consigli.

Nel frattempo vediamo se riesco a editare quanto scritto fino a questo punto e a organizzare i finali di tutte le storie.

Ho sistemato i primi dieci capitoli. Il testo scorre. In tanti anni ho fatto revisioni su revisioni, editing. Mi chiedo solo se sia un testo adatto. Il linguaggio, le tematiche, non sono quelle di un libro di narrativa varia, bisogna abituarsi, poi penso sempre al lettore (magari sbaglio) che vuole provare a psicanalizzare lo scrittore di un certo tipo di storia e temo. Deve essere anche questo il motivo perché dopo tanti anni ancora ne parlo e ancora non sono riuscito a pubblicarlo. In giro può darsi ci sia di peggio, come alcuni thriller molto cruenti e angoscianti anche con un linguaggio un po’ scurrile. So che il mondo non gira intorno alle mie storie, ma mi faccio impressione da solo, certe volte. E per salire di livello c’è sempre un piccolo calvario da affrontare. Lo faccio? Non lo faccio? Lo faccio? Non lo faccio?

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