
Mi chiedo spesso se un autore deve essere simpatico o meno affinché un lettore possa avvicinarsi ai suoi libri. Mi riferisco al mondo in cui la sua personalità riesce a trasparire o meno da ciò che scrive in rete.
Oggi provo a ragionare su un argomento proposto nell’articolo di Maria Teresa Steri il 12 marzo scorso. Se vi va, a voi che seguite il blog, date una vostra opinione.
Un autore deve essere simpatico? Che poi vuol dire: “Come è percepito l’autore tramite blog e social network?”. In genere la risposta è che la storia del romanzo che ha scritto viene prima di tutto il resto. Ed è proprio così che in generale la penso io. Nel senso che spesso non conosco l’autore attraverso ciò che dichiara in giro.
Quando mi faccio questa domanda mi viene in mente sempre Elena Ferrante, la cui scrittura mi è piaciuta molto e di cui non conosco nulla della sua vita privata, anche perché lei usa uno pseudonimo. L’autrice non ha account social, non ha un blog e vende i suoi romanzi come il pane. Una situazione ideale. Il lettore deve leggere il libro, poco importa sapere davvero chi sia, soprattutto se vuole avere un profilo basso, distinguere l’autore dalla persona.
Io farei come Elena Ferrante, da ora in poi chiuderei tutti gli account social e il blog. Perché? Il fatto è che c’è più modo di concentrarsi a fare bene quello che un lettore dovrebbe apprezzare: la scrittura. Non avendo un blog, un social, non mi verrebbe mai voglia di esporre il mio pensiero. Eppure proprio perché sono uno sconosciuto in qualche modo mi dovrei rendere visibile e, per tanto, non mi conviene tanto chiudere blog e profili social.
Per quanto, per vendere molto, la scrittura non è necessariamente il punto focale, quanto, piuttosto, il sapersi muovere in ambito di marketing, perché alla fine il miglior libro del mondo, ammesso che ci sia, senza pubblicità, resterà ignoto. E le librerie si interessano solo di fenomeni, di gente già nota. Sono rarissimi i casi di gente sconosciuta che riesce a raggiungere un proprio pubblico solo perché il libro era bello davvero.
E i lettori capita che spesso hanno opinioni completamente contrastanti su un testo.
E la simpatia?
La questione della simpatia gioca il suo ruolo. Quanto e come non so di preciso, però è così, soprattutto se si parla di narrativa indipendente, di self-publishing. L’autore si gioca i lettori (e se ne ha 5-6 anche uno solo è la fine) se diventa poco raggiungibile, oppure se ha scritto qualcosa che ha colpito in negativo un lettore, se si è antipatici.
Si deve curare l’immagine. Non è facile. E questo porta via tempo alla scrittura.
Tra l’altro accade anche per gli attori e gli scrittori importanti. Si dà la gloria e gliela si toglie in pochi minuti se qualcuno di grosso ritene di doverlo fare perché la persona ha fatto A o detto B, o forse potrebbe aver fatto C, figuriamoci con un povero sconosciuto che magari si crede si voglia pavoneggiare, oppure, magari parla nel blog sempre delle stesse cose, anche poco piacevoli, oppure, per l’appunto, anche se non è così, pare un po’ saccente. Tutto sa lui/lei e basta.
Hanno chiuso dall’oggi al domani produzioni molto ben avviate perché per qualcuno contava di più cosa si diceva e pensava della persona che della professionalità di attore/attrice.
Ma torniano a come scelgo un autore.
Quando mi interesso di una lettura non mi baso mai sull’aver conosciuto un autore su Twitter o su Facebook o per essermi imbattuto nel suo blog. Di solito non cerco prima l’autore, casomai lo faccio dopo, ma non è detto. E se anche leggessi il blog o un articolo su Twitter non so se poi non leggerei più un suo testo.
So di per certo che di autori che vanno a parlare di politica in televisione e poi piazzano il loro libro, oppure so che scrivono non li leggo. Alcuni più che scrittori sembrano attori. Sempre in TV. No, grazie. Se compari in TV non fai per me, a meno che io non abbia già letto alcuni tuoi libri e ti ritenga un buono scrittore.
Potrebbe anche capitarmi di smettere di leggere un autore se iniziando a fare confronti scopro qualcuno che sa scrivere decisamente meglio, che mi dà più emozioni, se riesce a evocare molto bene certi sentimenti e sensazioni.
Voi come vi regolate?
Non credo che necessariamente lo debba essere, sicuramente per le sue interlerazioni con il pubblico non può mostrarsi scostante e con la puzza sotto il naso. Non credo neanche che l’esempio della Ferrante sia calzante perché quello a mio avviso è tutto studiato a tavolino. A questo mondo nulla è fatto a caso. Ma comunque rimane la cosa più importante… L’importante che lo scrittore sappia scrivere!
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Grazie per il commento 🙂
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Di nulla!
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Comunque vorrei proprio essere anonimo e tranquillo 🙂 come la Ferrante. Sob.
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Scelte che andavano fatte all’origine!
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In un mondo perfetto sceglieremmo il libro prima dell’autore. Nel mondo reale siamo esseri umani, che tutto il tempo intessono relazioni sociali che si basano, più che sulla simpatia, sulla fiducia.
Se vado in libreria, quella fisica, ovviamente non vedo l’autore (qui da me ci sono pochissime presentazioni e tutte scomode per la sottoscritta) e mi posso basare solo sull’oggetto libro, e sul passaparola. Anche il passaparola in fondo si basa sulla fiducia che ho nella persona che mi consiglia quel libro, se i suoi gusti sono affini ai miei o se percepisco che i suoi gusti possono insegnarmi qualcosa, migliorarmi.
Se invece acquisto online, due sono le modalità: ho conosciuto l’autore in rete e mi è piaciuto cosa ha scritto o mi ha incuriosito (dunque si, mi ha ispirato fiducia e simpatia… chi spenderebbe i propri soldi per un antipatico?!); mi sono imbattuta nel libro, quasi come fossi in libreria, con l’aggiunta delle recensioni/opinioni che mi hanno incuriosito (e non sempre vado alla ricerca dell’autore online, magari mi basta la vetrina del libro).
Però, se consideriamo il self-publishing, quasi sempre rientro nella prima via. Grazie al blog, ho conosciuto direttamente o indirettamente l’autore, e se decido di leggerlo è perché mi ha ispirato fiducia. Anzi, se decido di acquistarlo, che poi a leggere sono diventata lentissima…
E’ capitato che qualcuno mi abbia mandato una mail, stile “comunicato stampa”, con allegato il suo ebook (e il cartaceo è un EAP tra l’altro). Perfetti sconosciuti senza due righe, due! in cui tentino quanto meno di stabilire un dialogo personale. Secondo te li leggerò?? 🙂
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Beh, grazie del commento. In realtà molti autori li leggo e basta, poi c’è il caso di qualcuno che seguo.
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Ciao per ql che vale il mio parere, rifuggo dalle pubblicazioni di grido.
Se mi interessano aspetto la fine del boom per leggerle ma prima cerco recensioni on -line e mi informo sul contenuto e in piccola parte sull’ autore e non e’ detto che alla fine decida di leggerle.Vado ad istinto..e seguo la mia curiosita’.
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Certo che vale il tuo parere. Mi fa sempre piacere quando un articolo riceve commenti. Sì, mai seguire il boom. In realtà io mi informo sulle classifiche per segnare i libri da non comprare 🙂 meglio un bravo sconosciuto o un altro libro, ma evito finché posso i bestseller.
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Grazie per aver ripreso l’argomento e averci riflettuto su. Sarebbe davvero bello poter far parlare solo i nostri libri. Come dici tu, basta un nulla per far sì che la figura dell’autore crolli miseramente e di conseguenza si perda la fiducia nelle sue creazioni. Purtroppo è un dato di fatto secondo me con il quale tocca fare i conti, anche se non ci piace e se non è affatto giusto. Secondo me il discorso “leggo a prescindere dall’autore” vale solo per gli autori davvero famosi, ai quali si dà fiducia a prescindere da tutto, idee, simpatia, cose dette. Per gli altri è tutto più complicato…
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In realtà io leggo libri di perfetti sconosciuti a prescindere. So di essere una eccezione.
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Anche io leggo libri di perfetti sconosciuti. Ma difficilmente leggo libri di autori che mi risultano antipatici… Da qui i miei dubbi.
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Di solito scelgo il libro, non l’autore. Poi però capita che mi informi, vuoi per curiosità, vuoi per vedere se ha scritto altro. Ammetto che a questo punto se scopro di aver trovato un saccente presuntuoso lo metto da parte: mi riesce troppo difficile separare l’opera dall’autore.
Quanto all’essere presenti o meno, non so se il caso Ferrante sia un buon esempio: lei era conosciuta benissimo nel settore editoriale. Se vuoi farti leggere, temo tu sia ancora costretto ad essere in qualche modo presente. Fattene una ragione. 😉
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Be’, in effetti, ora che ci penso, non leggo mai il libro di un politico, e mai lo farò, ma nemmeno di quelli che sono sempre in TV a parlare e parlare sempre delle stesse cose e risultano noiosi e ripetitivi. Più che scrittori, mi sembrano attori, e pure mal riusciti.
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