
Tempo fa dissi una blogger che due parole per il 2020 si potevano sempre dire. Sia a inizio gennaio che a marzo, e pure oltre, ovvero quando uno se la sente.
È un po’ di tempo che non scrivo articoli per il blog (tutti li chiamano post, ma a me il termine fa venire i brividi). L’anno scorso si è concluso in modo non specialissimo – mi sono persino perso i fuochi di capodanno di Londra – e il 2020 non è iniziato nel migliore dei modi. Dicevo, mi sono perso i fuochi a Londra, ma non mi sono perso Londra, anche se mi sento perso io.
Londra è la mia droga. È una città che mi ammalia, non poco, ma tantissimo. In gran parte perché è del tutto diversa dalla jungla in cui vivo e anche se è un po’ caotica, lo riconosco anche io che a tratti è caotica, è pur sempre più normale di dove vivo oggi.
Non ho più scritto nel blog perché non sapevo cosa dire per attirare sincera attenzione. Parlare sempre dei miei libri? Di recente avevo ridotto l’argomento all’osso. Volevo pubblicare solo recensioni di libri e basta, ma alcuni testi sono molto lunghi e non si leggono con rapidità.
Potevo parlare di progetti futuri di pubblicazione? Non credo che a qualcuno, oltre il sottoscritto, interessi. Parlare di come va il mondo? No, il mondo è strano, la gente è strana. C’è chi ti saluta sempre e poi, a un certo punto, non lo fa più. Sei in contatto con delle persone e poi, puffete, spariscono, si inabissano, e la cosa mi lascia sempre perplesso. Mi chiedo sempre se ho fatto io qualcosa di particolare, se ho usato una parola, una frase, senza pensarci, che ha dato fastidio.
Eppure scopro che la gente è sempre più strana. A volte le persone mentono di continuo. E su di queste si possono creare, forse, storie interessanti. Forse. Oramai c’è da considerare che anche avendo la miglior storia intrigante, su gente che mente, in tasca, è poca roba se non c’è un canale che rende visibile il testo.
Parlare del virus che dicono sia stato creato in laboratorio? Sì, può essere così, magari qualcuno voleva fare omaggio al romanzo “L’ombra dello Scorpione” di Stephen King. Un gran bel romanzo sull’apocalisse generata dal più potente dei virus sfuggito al controllo dell’uomo e prodotto in un laboratorio segreto. Ma cosa avrei io da dire? Il libro è superbamente narrato, un vero classico della letteratura kinghiana.
Parlare della Brexit? No, solo il termine Brexit mi fa stare male. Avevo anche pensato a un articolo in forma di lettera al premier londinese, ma ho desistito.
Volevo fare un articolo dove avrei annunciato la nuovissima e fiammante edizione, riveduta e corretta, del primo volume de “Le parole confondono” su cui sto lavorando da qualche mese. All’inizio doveva essere una semplice correzione di bozze. Un po’ di punteggiatura fuori posto, qualche refuso, ma poi è diventato un editing abbastanza approfondito, molto approfondito, una ristrutturazione dei capitoli, sempre mantenendo la trama immutata. Ho tagliato varie cose, ho riscritto un paio di capitoli da zero. Certo, ristrutturando i capitoli non ha nemmeno senso dire che ho riscritto un paio di capitoli, dovrei dire che ho riscritto una serie di scene.
Questo romanzo, pubblicato otto anni fa, si componeva di 54 capitoli per circa 96 mila parole. E ancora si compone così per l’edizione attualmente in vendita. Decisamente troppi e, infatti, c’erano capitoli anche di sole due pagine. Diventa una storia che, secondo me, corre il rischio di essere interrotta a ogni capitolo e che magari non viene più ripresa se si è presi da altre cose. Due pagine, oggi, dopo tanti romanzi all’attivo, mi sembrano pensierini.
Ho riscritto molti paragrafi, sto ancora accorpando i capitoli, speravo di metterci di meno e dare direttamente l’annuncio con un sintetico: “Disponibile nuovissima versione del primo volume de ‘Le parole confondono’”, ma non ce l’ho fatta. Si spera per fine mese di febbraio, ma sono quasi sicuro che la cosa slitterà a marzo con tutti i problemi che pone questo sui testi su cui avrei dovuto lavorare quest’anno. Uno pronto e tosto da affrontare, avrei dovuto scrivere il settimo volume della serie, completare il romanzo sul self-publishing, oppure smettere di scrivere e basta.
Alla fine ho finito per parlare di nuovo di quanto sto riscrivendo.
Perché sto rieditando “Le parole confondono”? Perché il livello di editing che c’è nella versione attualmente in vendita è inferiore a quanto è il mio standard, se confrontato con gli ultimissimi libri, dove ho ben definito un mio stile personale preciso. Con questo non voglio dire che il romanzo sia impresentabile, anzi, il romanzo si presenta bene, la storia è stata letta e recensita con amore da molte persone che nemmeno conoscevo, si è fatto il massimo possibile otto anni fa, si pagò un editor, mi interessava non essere superficiale. Ma oggi sono diventato molto più intransigente con me stesso. Si poteva migliorare e si doveva farlo, soprattutto perché me lo sono riletto per verificare la coerenza con il volume V (“Sempre coi tuoi occhi”, pubblicato il dicembre scorso). Più lo rileggevo e più mi dicevo che doveva essere rieditato.
I sei volumi della serie sono di tanto in tanto in offerta su Google Play Libri e anche su Amazon. Anche oggi, per esempio. Speriamo di partire con un gran bel rilancio.
Per il resto sono ancora confuso sul futuro che ci attende e sul fatto che le persone si ammutoliscono, spariscono senza dar segno evidente di una motivazione valida. Ma sono cose che non mi sorprendono più. Non mi sorprende più nulla, in verità, o ben poche cose.
Per il resto ci sono storie che prima o poi verranno messe nero su bianco. Si sta valutando anche l’uso di uno pseudonimo.
Noterete che non ho messo link ai libri nominati. Se proprio ci tenete a sapere ve ne do uno sintetico: questo.
Se volete tenervi in contatto, avere informazioni ogni tanto, c’è il canale Telegram e la newsletter.
Ho pensato che volessi scrivere anche tu due parole per il 2020 inteso proprio in senso letterale (come fanno molti blogger che ogni anno che passa si danno degli obiettivi per quello nuovo definendo i propositi con una parola o un aggettivo.)
Secondo me nessuno conclude un anno con un bilancio totalmente in positivo: un intero anno di grandi cose, i sogni in tasca, i progetti tutti in porto, gli obiettivi tutti raggiunti… ma dove lo trovi! 🙂
Sai che dico sempre io, da un po’ di tempo a questa parte? Che per me fondamentale è la salute, il resto va come deve andare. Pure le persone vanno e vengono secondo una legge (quasi) naturale.
Prima o poi diventerai cittadino londinese: hai mai pensato di andare a vivere a Londra, di trovare un lavoro lì, di regalarti un nuovo inizio?
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Ci ho pensato e ho visto diverse difficoltà pratiche e non so se sono adatto alla vita quotidiana visto la grande concorrenza in ambito lavorativo. Quando vado lì in vacanza per un po’ sono felice e, al tempo stesso mi rendo conto che forse perdo tempo e mi faccio film. Dovrei essere più programmatico. Due parole due non ce le ho per l’anno nuovo. Non è iniziato bene. Si può saltare direttamente al 2021? Che svestono pure il Big Ben dai lavori in corso 😃
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