
Il settimo volume de “Le parole confondono” è finalmente terminato. Ho messo la parola fine alla storia di Andrea, Giulia, Francesco, Gianluca, Salvatore, Monica e Sergio. Ci hanno accompagnato per anni e, alla fine, ci salutano dalla verdeggiante collina di Primrose Hill a Londra, una città speciale che a Sergio, protagonista delle vicende di questo ultimo volume, è rimasta nel cuore. Londra gli ha portato una serie di sensazioni uniche e lo ha spinto verso direzioni inattese persino per lui, e che hanno fatto la differenza rispetto alla sua città Natale, Napoli. Ma Londra ha fatto molto di più per lui, solo che non è il caso di dire cosa perché si rischia di svelare elementi fondamentali e colpi di scena della trama.
La saga familiare risulta anche in questo volume un romanzo di formazione, ovvero una storia in cui il personaggio matura e arriva a una condizione più o meno stabile della sua vita, dopo aver superato momenti di difficoltà crescenti. Fino alla fine Sergio sarà attanagliato da sensazioni scomode, da incertezze, da momenti in cui non sa bene cosa sta facendo, ma va avanti per la sua strada.
Stavolta, come non mai, è stata dura scrivere e concludere questo romanzo, anche perché è il capitolo finale dell’intera vicenda e andavano inserite delle cose in più rispetto agli altri volumi, non che non potrebbe esserci un capitolo otto, ma la vedo molto difficile. Si scrive un po’ perché piace, un altro po’ perché ci si lega a dei personaggi, quasi mai perché si pensa sia il libro magico che venderà un milione di copie la prima settimana e da cui faranno una serie televisiva di successo di sette stagioni, a meno che non sia un qualcosa che si studia a tavolino per anni, magari facendo una indagine di mercato che riveli cosa vogliono leggere tutti, sia molto breve e pubblicizzato ovunque: radio, TV, per strada, nei quotidiani, nelle riviste varie. Senza pensare alla pubblicità, a come piazzare un romanzo, non ha quasi senso scriverlo.
Ma io, come dicevo, mi sono legato alla storia e ai personaggi. Stavolta vivremo Londra in maniera completa, un po’ come è successo nel volume tre, quando è stata Giulia a raccontarci della sua vita. Si tratta pur sempre di una fiction, alcune cose sono romanzate, ma non sui luoghi di Londra in sé, quanto della trama, che in ogni storia si adatta alle vicende che si desiderano narrare. Londra diventa personaggio anch’essa, non semplice sfondo.
Ora, domanda da un milione di dollari: quando uscirà questo settimo volume? Sarebbe dovuto uscire a Natale 2021, ma non è stato possibile. Chiaramente è impensabile che esca per il Natale del 2022.
Non so ancora se ho voglia di imbarcarmi in questo ulteriore lavoro di revisione, che comunque è stato fatto più e più volte in questi quasi tre anni di scrittura. Questo perché a volte interrompevo per un bel po’ di tempo e mi perdevo, così ripartivo a sistemarlo dal primo capitolo, e proseguivo solo quando l’ultimo capitolo scritto, riletto e ricorretto, mi lasciava soddisfatto.
In pratica ho tutto: la copertina, il titolo, il codice ISBN, la sinossi da presentare sugli store, il romanzo per intero. Quello che manca è un certo numero di revisioni complete, come è facile immaginare, il che non è un gioco, data la dimensione.
Infatti stavo anche pensando di pubblicarlo in tre puntate, ma i romanzi a puntate non mi sono mai piaciuti, soprattutto di una storia che non vuole interruzione. Non posso pubblicare l’ultimo romanzo di una saga (pubblicata sempre in romanzi completi) dividendolo in tre parti. Da lettore, quando un romanzo finisce in un punto cruciale della vicenda, e poi continua tra N mesi (a volte anche 12 o mai più), mi incazzo un po’, soprattutto perché quasi mai viene detto, pensi sempre che sia una storia che si conclude, ma non è tanto ovvio. A volte anche se ce lo scrivi c’è il rischio che nessuno afferri il concetto e faccia una recensione negativa perché la storia rimane “appesa”.
Consumare 3 codici ISBN per un solo romanzo non mi piace molto. Ha un costo. Soluzione? Non pubblicare il romanzo. Alla fine, l’importante è stato concluderlo. Mettere il punto. Diciamo che anche pubblicare per il blog è diventato difficile e non sai di preciso come viene accolto un articolo. È diventato tutta una questione di visibilità legata a social network in cui non ho ben capito di cosa si parli di interessante. È un po’ come essere in un mercato affollato, provare a gridare a voce più alta e comunque non essere uditi.
Ci devono essere gli stimoli giusti e l’atmosfera giusta, il tempo per fare le cose, motivazioni dalle più banali alle più serie. A volte, poi, ci si ritrova con molte più difficoltà del previsto e con tutta una serie di condizioni che remano contro e si finisce a gambe all’aria, senza tempo per sé, senza tempo per scrivere o potersi mettere ad affrontare ciò che comporta rendere un testo pronto per la pubblicazione e seguirlo dopo la stessa con iniziative pubblicitarie, pena non trovare nemmeno un lettore che sa che c’è un nuovo buon romanzo.
Ah, dimenticavo di dire. Questo romanzo può essere letto in maniera autonoma. Non serve aver letto i precedenti sei, ma è ovvio che chi li ha letti apprezzerà molto molto di più e capirà del perché sono stati richiamati dei personaggi dei libri precedenti proprio nel finale.
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Volete saperne di più di questo settimo volume? Conoscete almeno uno dei volumi precedenti?
L’importante è che ne tragga soddisfazione tu, i “destini editoriali” sono altra cosa.
Prendi il tempo che ritieni necessario per la revisione e poi, quando sarai convinto, lo pubblicherai.
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Grazie di aver lasciato un commento. Vedrò cosa farne di questo intenso romanzo. 🙂
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