Autopubblicazione NON è pubblicare a pagamento

… e non è nemmeno da sfigati, aggiungerei.

Autopubblicarsi, vuol dire aver fatto parecchio lavoro su un testo. Un lavoro svolto a 360° gradi che ci espone più di un editore. Un autore che sceglie di pubblicarsi da sé fa tutta una serie di scelte essendo, per l’appunto, editore di se stesso.

Ma questo cosa vuol dire? Vuol dire che si fa presto a fare 2 + 2 = 5… Sì, sì, 5 .

Chiaramente c’è anche chi scrive un testo e dopo una sommaria lettura lo pubblica (proprio come fanno alcuni specifici editori digitali e non) e, naturalmente, fa una pessima presentazione di se stesso e contribuisce ad alimentare il troppo diffuso pensiero «chi si pubblica da solo è uno sfigato che non ha trovato una casa editrice e che non sa scrivere».

Potrei dire il contrario dimostrando che anche chi non sa scrivere viene pubblicato da editori non a pagamento (a volte anche grossi editori), ma finirei fuori argomento.

Io parto da un altro assunto. Ovvero dal concetto che l’autore ha visto e rivisto il suo testo e lo ha fatto leggere a varie persone “del campo” (non meno di 4) accogliendone con la massima umiltà le critiche e i consigli e apportando le giuste correzioni per spingere il testo a migliorare il più possibile. Senza snaturarlo se qualcuno ci dice cose che non pensiamo siano vere. Non va per forza corretto secondo le indicazioni ricevute.

Mettiamo che io autore l’ho letto un numero infinito di volte ad alta voce, magari lo ho pure recitato per capire se tutto sommato c’è ancora da lavorarci o il testo è pronto. Naturalmente senza fretta. Il processo creativo e la rielaborazione di un testo hanno tempi non brevi e non fissi per tutti.

Un fantastico articolo completo sul tema lo trovate sul sito si Self Publishing Lab: qui.

L’autopubblicante, l’autore che decide di fare da sé, deve scegliere una bella copertina, un titolo decente, deve preparare una scheda di presentazione del testo, un comunicato stampa magari da inviare per email all’atto dell’avvenuta pubblicazione. Do per scontato che abbia davvero dato il massimo su editing e sugli argomenti presentati nell’opera… Non sempre tutti lo fanno e anche se lo si fa ci sarà sempre qualcuno che sarà della scuola di pensiero «guarda come scrive male questo qua… eh beh certo che pretendi mai da uno che non si rivolge a un editore e si autopubblica?».

Il problema non termina nemmeno quando il testo pare impeccabile. Diciamo che è quello il momento in cui cominciano i guai. Perché inizi a pensare: «È fatta, ora mi pubblico e ho finito». Iniziano i guai perché non basta mettere il testo su un negozio on-line o metterlo sul proprio blog o sito. Se un testo gratuito non sempre riscuote successo… inteso come 50-100 persone che lo scaricano e 3-4-5-6 persone che lasciano un commento, allora pensiamo se mettiamo in vendita il nostro testo. Nasce il problema di «quanto deve costare?» e una volta superato questo non tutti ci degneranno udienza. Anche se metteremo a disposizione un’anteprima del testo, una scheda dell’e-book. L’autopubblicante è (tranne rarissimi casi) un perfetto sconosciuto e tale rimarrà finché non vi saranno recensioni incoraggianti… Sì, perché se ci fosse anche una sola recensione negativa è finita…

Eppure pubblicarsi da sé ha il suo porco fascino. I tempi si decidono in autonomia. Un po’ di promozione con qualche copia digitale con dedica o con contenuti extra particolari gratuita va fatta… Servirà? Non lo so 🙂 .

Tutto questo discorso fa da cappello alla mia abbastanza sicura scelta di autopubblicare dei racconti… Per i romanzi è presto. Il discorso è molto più complesso. Se con i racconti si riesce a fare un buon editing anche da sé e tra amici, il romanzo è il territorio del diavolo. E i miei romanzi sono corposi. Non oso nemmeno immaginare cosa vorrebbe dire «essere sicuro di volerli pubblicare».

Chi segue questo blog correrà a scaricare l’anteprima e poi si collegherà (magari il giorno dopo) sull’e-book store per comprare l’edizione integrale? Chi che mi segue su twitter farà altrettanto? Su facebook già so che il numero di acquirenti sarà nullo. Spesso Facebook diventa non un social network, ma un «self network», dove difficilissimamente si ottiene un riscontro per certe iniziative (o forse sarà che io lo uso malissimo… il che può essere). Non andrò a infettare di spam bacheche altrui e gruppi indistintamente come fanno molti, non ho la faccia tosta per farlo. Si accettano commenti/adesioni/motivazioni per non autopubblicarmi o per farlo a «cuor leggero».

Ho fatto delle previsioni per la mia autopubblicazioni. Previsioni da cui spero di essere smentito.

Sia chiaro che non pubblicherò con l’idea e la sicurezza di replicare le fortune d’oltreoceano e arricchirmi. Se succede non disdegnerò, ma autopubblicarsi è ben altro. Molto altro.

A presto.

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2 pensieri su “Autopubblicazione NON è pubblicare a pagamento

  1. L’autopubblicazione, quella seria, è roba per gente tosta, che scrive bene, che è in grado di revisionare il proprio libro, di formattarlo, di creare una copertina (o trovare qualcuno che la crei), di gestire in autonomia il suo lavoro, di promuoversi. Richiede preparazione o comunque voglia di imparare, spirito di iniziativa, capacità organizzativa e talento, molto talento, nel senso più ampio del termine, perché non c’è nessuno che ti guida, che si dedica al tuo progetto, che ti dice come fare. Devi fare tutto tu e devi farlo bene, da solo.

    Se poi vuoi una risposta alle tue domande, questa è no. Non puoi pretendere che uno corra a comprare il tuo libro solo perché ne parli qui o su Facebook o su Twitter. L’arte dell’autopromozione è molto più sottile. Devi diventare un brand, a poco a poco. Chi comprerà il tuo libro non sono le persone che già conosci (se fossero solo loro d’altronde sarebbero poche). Devi imparare come raggiungere tutti gli altri, quelli che ti vedono solo come un autore e la tua opera autopubblicata semplicemente come un libro.
    Come puoi imparare? Copia quello che fanno gli autori indipendenti di successo. Non parlo di chi vende un milione di copie, ma quelle migliaia di autori indipendenti che, vendendo libri, comunque ci campano.
    È chiaro che non puoi arrivare a quei livelli con un libro, ma da qualche parte si deve pure iniziare.

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