
Non ho ancora pubblicato i primi due romanzi e già scrivo il terzo.
Per i romanzi la cosa è delicata. Serve una costante attenzione, bisogna eliminare il superfluo… sì, ma chi definisce il superfluo? E poi uno sforzo di diversi anni buttato al vento in un’autopubblicazione che al più vedrà un paio di lettori? Direi di no. Scrivo e tengo nel cassetto. Lo sforzo rispetto a quanto si ottiene non ripaga lo stesso.
Col terzo romanzo presenterò personaggi cattivi, personaggi fragili che cadono nelle trappole di gente senza scrupoli. Parlerò di gente senza scrupoli, arrivisti e… Perché, no? Visto che l’autrice ha venduto 50 milioni di copie in pochi mesi con le “50 righe di s…a” perché non essere crudo e diretto senza mezzi termini?
Oggi si porta molto. Tra nipoti di premier esteri, tra scandali e gente che è a favore… Cose che accadono fuori e dentro certe camere… successo, editoria, un mix tutto in corso d’opera. Solo il primo capitolo fa scattare all’impiedi, almeno ci prova (a un primo beta reader pare piaccia molto). I primi tre paragrafi danno il senso pieno e completo di quello che andrete a leggere e di cosa vi dovete aspettare, quindi il patto con il lettore viene rispettato e ho intenzione di far scattare su ogni capitolo. E non è facile. Magari non in ogni capitolo. Non sono lo sceneggiatore di Lost o quello di CSI – Las Vegas.
Ci sono alcuni riferimenti espliciti a Basic Instinc.
Mi hanno consigliato di leggere “Meno di zero” di Breat Ellis.
Chi ha letto la mia intervista sul blog di Marco Freccero sa che quando creo qualcosa di nuovo non scrivo a getto, ma torno a correggere e ad amalgamare quello che già ho scritto man mano. E mentre amalgamo mi vengono nuove idee che mi riservo per i capitoli successivi.
Al momento sono a 7 capitoli. Ma sarà una cosa lunga, impegnativa e non dovrà sfoggiare con i soliti luoghi comuni, anche se quei luoghi comuni hanno fatto vendere 50 milioni di copie.
E poi?
Boh. Non ho fretta, non ho intenzione di scrivere per pubblicare. Se mi capita di scrivere lo faccio se non capita non capita.
Bravo! Questo è l’atteggiamento giusto!
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È sempre stato questo il mio atteggiamento verso la scrittura 😉 . Anche con “Deve accadere”.
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È un atteggiamento sano.
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Ciao Giovanni. Sai, da un paio di settimane ho cominciato anch’io a scrivere una nuova storia. Non so se diventerà un romanzo, o un racconto lungo, ma mi ci dedico con impegno. Allora in bocca al lupo anche a te!
p.s. Comunque, prima o poi anche io devo scriverlo un porno, così divento famoso e mi faccio un sacco di soldi! Che amarezza…
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Un porno d’autore è diverso da un porno normale 😀 … Il mio non so cos’è è in corso d’opera, non so in che genere si colloca, come un po’ tutte le mie narrazioni lunghe. Il secondo romanzo mi è stato detto da un lettrice in che genere si collocava 🙂 .
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Anche io scrivo e basta. Ho scritto già tanto, ora scrivo meno e vorrei pubblicare di più. C’è il tempo per ogni cosa. Dopo la pubblicazione, l’impegno dell’autore è la promozione, non in senso merceologico o di marketing, ma in quello di comunicazione e scambio di idee con i lettori. E’ un momento emozionante, delicato, ma anche stressante. Poi si ha il bisogno di rientrare in se stessi, la fase pubblica pesa, crea tensione, anche se dà soddisfazioni. È il momento in cui rifletti con gli altri, soppesi a voce alta, valuti e ti sembra di essere un altro rispetto a quanto resta sulla pagina.
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Pubblicare che senso ha? Ci si mette di impegno e si scopre che la storia non fila, non piace com’è scritta, oppure a uno piace e a due no. Appena in 10 la leggono. Solo 2 la commentano. Ha davvero un senso prossimo allo zero stare sempre nervosi perché devi gestire una serie di situazioni che non sai come gestire. Farti notare oggi in un mare di pubblicazioni di tutte le razze e colori, tra quelle belle a quelle che ti chiedi chi abbia avuto il coraggio di pubblicare in case editrici anche di prestigio, poi ti poni la domanda tu stesso: «e se anche io finisco nel tunnel? Se anche io fossi da non pubblicare?».
È solo l’idea di pubblicare che eccita. Il dopo è peggio di quanto si possa immaginare perché nons uccede un bel nulla 😉 . In alcuni casi va bene, in altri nessuno manco si rende conto che c’è una goccia in più nel mare. Gli sforzi non ripagano nemmeno lo 0.1% del lavoro fatto. C’è sempre chi è pronto a dirti la sua senza essere entrato nel merito di nulla.
Mi chiedo anche quale sia il senso di avere un blog quando in pratica non si ha proprio più nulla da dire o trasmettere.
Boh!
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risposta laconica: Ne vale sempre la pena. Lo hai detto tu: è pur sempre una goccia nel mare tempestoso della scrittura, la TUA goccia. Cheer up
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nooooooo immanuel casto no! ahahhaahahahahh
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ahahahahah 🙂
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