I personaggi hanno l’anima

Quando si scrive una storia di solito si parte da un’idea, poi nella testa si genera una trama, o piccola parte di essa, si pensa, si ripensa e alla fine o si mettono da parte quelle idee se non convincono, se non è il momento per quel tipo di testo, oppure si inizia a scrivere seguendo uno schema messo nero su bianco o tutto in testa, come fa Stephen King.

Chiaramente ognuno scrive di ciò che vuole seguendo schemi oppure no, facendolo tutti i giorni o giorni a caso.

La differenza che c’è tra un testo e un altro non la fa una trama, ma il modo in cui i personaggi interagiscono nella stessa e, credo, soprattutto da quanto si sa di un personaggio, di quanta simpatia si riesce a nutrire nei suoi confronti. Sono le azioni dei personaggi che hanno un’anima a creare la trama, che potrebbe anche essere diversa da come concepita in origine.

Ed è per questo che i personaggi delle mie storie hanno l’anima. A volte mi capita di divagare, ma solo perché mi piace approfondire la storia, la psicologia, o per mettere in atto una sorta di film, dove la telecamera riprende ora una scena, ora un’altra. E quando arrivo al finale, immagino una scena teatrale o cinematografica, quando la telecamera si allontana, o quando cala il sipario, e i protagonisti seguiranno la loro strada in altri modi, per altre vie che non sono noti in quanto la storia è bella e conclusa.

Il problema fondamentale della scrittura mirata alla pubblicazione è che le divagazioni non sono ammesse, non è ammesso infarcire il testo di punti sospensivi e di ?! senza entrare nella testa di almeno un personaggio e anche quando succede c’è sempre qualcuno che di un testo non ne ha capito nulla per vari motivi, oppure lo ha capito, ma non è d’accordo con il nostro punto di vista. In genere sono alcuni mancati scrittori che giudicano altri scrittori che creano il caos, ma non è solo questo. Il problema è che non esiste un giudizio assoluto che ci dia o ragione o bocci la nostra idea dandone motivazioni precise e non contestabili.

E il problema non si pone finché lo scritto resta sul proprio computer. La scrittura a raffica è bella, ti porta in situazioni e luoghi possibilmente nuovi, o ti fa calare in problematiche che vivi attraverso un personaggio guardandogli dentro l’anima. Fin qui va bene. Il pensiero successivo al momento in cui una storia è finita distrugge l’illusione.

Ho terminato il mio romanzo due anni fa, l’ho fatto leggere a due editori conosciuti su Twitter, a un amico scrittore con cui ho pubblicato racconti per un editore comune, l’hanno letto al Premio Calvino, ci ho rimesso mano seguendo le loro indicazioni, poi a dicembre ho iniziato un editing con una editor e in pratica l’editing è terminato. Resta la versione finale da rivedere un’ultima volta. Poi non lo so. Che dovrei fare? Autopubblicarmi? Tanto sforzo verrà apprezzato? Forse da 2-3 persone come dice un altro mio amico scrittore che è in fase perenne di revisione dei suoi racconti e cui faccio un grosso in bocca al lupo e di cui spero di leggere presto.

Pubblicare con un editore? Non ne ho voglia. So bene cosa vuol dire. Starei ancora qui a parlarne tra due anni senza aver concluso nulla a meno di non mettere mano alla tasca e forse ricorrere a certe agenzie blasonate. Dico forse perché non so come funziona davvero. La cosa che è certa è che chiedono bei soldi. Oppure dovrei pubblicare con un piccolo editore che non ha alcuna visibilità e accontentarmi. Chi mi conosce bene bene sa che il mio carattere è un po’ strano. Ci sono momenti che non sopporto nemmeno la mia immagine riflessa e punto molto in alto per quanto a volte questa cosa mi faccia molto male.

Mi sembra di essere uno dei miei personaggi. Quelli con anima.

Sto scrivendo anche una sorta di seguito del romanzo in questione e sono a metà strada. Mi sono legato a questi personaggi, ne ho introdotti di nuovi e addirittura, qualche sera fa, ho inserito nel secondo romanzo (che poi è il terzo che ho scritto, cioè due finiti e questo in fase di scrittura piena) Gianluca. Vi ricordate quel ragazzino incerto del racconto Inquietudini della mia raccolta “Deve accadere“? Ebbene, proprio lui. Francesco, il protagonista del secondo romanzo si imbatte in Gianluca e questo lo metterà in crisi perché Gianluca lo vede come una persona su cui fare riferimento e Francesco sa bene che anche lui ha le sue pecche, la sua umanità, sa sua anima.

In fondo le storie non sono mai davvero chiuse, vi pare? Basta disseminare un po’ di indizi per garantire un ritorno sul tema, oppure semplicemente per dare la versione e la storia di un personaggio che non era il protagonista della storia precedente.

Il romanzo finito di editare ha anche una copertina. Sto pensando che meriterebbe un costo di 3.99 euro, ma poi mi dico che sono uno scrittore indipendente. 3.99 euro non se lo fila nessuno, nemmeno l’appassionato della mia raccolta di racconti, forse un 2.99, ma mai di meno, ma anche a quel prezzo ho i miei dubbi. C’è il rischio che il testo vada solo nelle mai di 2-3 lettori, ma non posso regalare un testo che ha il suo valore. Non voglio arricchirmi, ma il costo per l’editing c’è stato. Sarei così curioso di avere un’opinione, un vostro commento.

Un giorno penso di pubblicarlo entro metà maggio, il giorno dopo penso che la cosa bella è il tempo dedicato alla riscrittura, alla revisione, all’editing, a confrontarsi con l’anima dei personaggi e delle loro storie, con i commenti positivi e riflessivi di chi già l’ha letto. Il resto è incertezza allo stato puro. Non si può pretendere molto.

Spesso si legge e si passa in un blog. Non si ha tempo o voglia di commentare, oppure non si sa cosa dire.

Che fare? Pubblicare e se sì a quanto? Ecco non ho voglia di dilungarmi oltre. La cosa simpatica è questa intrusione di personaggi da una storia all’altra, come accade in alcune serie televisive come CSI – Las Vegas.

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2 pensieri su “I personaggi hanno l’anima

  1. Io lo comprerò, e se lo fa un ligure 🙂
    Come la penso, forse lo sai. Io stesso ho parecchi dubbi, ma sulle mie storie. Ma forse il mezzo giusto per far piazza pulita di timori e paure, è pubblicare, e al diavolo tutto il resto. A molti non piacerà, non lo compreranno (“Ma questo si pubblica i libri da solo?”), qualcuno lo apprezzerà. Ecco, lo devi fare per qualcuno, e basta.

    "Mi piace"

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