lo scrittore in crisi: ridere o demordere?

Autori: Richard Greenhill e Marie De Ryck, fonte: http://www.shadowrobot.com

Una volta accadde un fatto strano.

Uno scrittore che conosco e, a cui non avevo chiesto mai di comprare le mie opere, seppe dell’uscita di “Deve accadere”, la mia raccolta di 15 racconti. Volle comprare la raccolta di racconti.

Lo scrittore non aveva mai pubblicato nulla in vita sua se non un romanzo su cui una casa editrice aveva fatto editing per due o tre anni e alla fine il testo era grondante di refusi. Il primo degli almeno venti refusi figurava in bella vista sulla prima pagina.

Lo scrittore pubblicò perché conosceva l’editrice, così l’editrice gli disse di inviarle il testo e così dopo tre anni fu pubblicato questo romanzo. Nessun editore che non conosci ti fa un editing di due o tre anni. Forse esistono pure, ma non saprei perché una casa editrice perderebbe così tanto tempo ed energie quando si sa bene che il tempo è denaro per tutti.

Io, nel mentre, avevo pubblicato otto volte racconti con un editore non a pagamento in una collana che non c’è più.

Lo scrittore di cui sopra si lesse i racconti e poi mi disse: “Ma sai che a me il genere del racconto non mi piace affatto? Ho letto anche quelli del mio editor e non mi dicono nulla, per me i testi devono essere romanzi, belli come quelli di Federico Moccia, come quelli di Fabio Volo. I racconti non hanno senso”. E lo diceva a me. Io che i due scrittori nominati non li leggo nemmeno se mi pagano, lo diceva a me che racconti avevo pubblicato. Non solo. Mi disse anche che non capiva questo fenomeno dell’autopubblicazione. Che come si permetteva la gente senza un editore di pubblicare e poi, aveva tra le mani, un libro pubblicato con “Il mio libro” che si ordina da Feltrinelli e si attendono 3 settimane per averlo.

Deve accadere, come anche le altre mie opere, te le può spedire Amazon in 3-4 giorni, oppure le ordini su inMondadori e poi te le fai recapitare in una loro libreria sempre in 3-4 giorni. Oppure un clic e le prendi da un Apple, da un Amazon, da un Google o da un Kobo.

Quindi se stai ad attendere tre settimane per un libro autopubblicato di un altro e dici a me che non capisci come si permette la gente di pubblicarsi senza editore, inizio ad aver paura.

Io a questo scrittore non avevo chiesto nulla, gli avevo detto che “Deve accadere” era una raccolta di racconti quando mi aveva fatto delle domande e non avevo chiesto che opinione avesse sugli scrittori autopubblicati. E, sottolineo, non avevo chiesto di comprare la mia raccolta. Non potevo sostenere la qualità di Moccia o Volo.

Venirmi a dire, gratuitamente, che “i racconti non hanno molto senso e che la gente che si pubblica da sola è assurda” mi ha fatto molto male. Malissimo. Io non avevo chiesto nulla e niente chiedo, ma essere messo in una situazione così è una cosa orribile.

Ci sono mille altre cose che succedono nel mondo che basta pensare che le parole confondono e che forse detto scrittore voleva dirmi qualcos’altro che non ho saputo interpretare. Non dovrei dedicare nemmeno più di tre secondi a questa cosa, ma vorrei vedere voi nella mia situazione. Io sono stato zitto, ma dentro di me dicevo: “Perché hai voluto comprare un genere di cui hai una pessima (disprezzi) opinione? E perché lo vieni poi a dire proprio a me come se non fossi io autore di racconti? Di quei racconti che ti sei voluto comprare e leggere per forza? Ma chi te l’ha chiesto? E, soprattutto, perché ti lamenti davanti a me di scrittori autopubblicati quando io sono uno di quelli? Quando tu stesso hai comprato eccitato anche altri autori che si sono autopubblicati e mi hai detto di aver comprato autori di note case editrici a pagamento? Forse ti è sfuggito il dettaglio? Loro sono buoni e io no perché sulla copertina c’è il nome della tipografia titolare di codici ISBN?”.

Ci sono stato male, tanto. E ogni volta che ci penso, mi dico, che devo nascondere i miei libri e che mai e poi mai qualcuno dovrà vederne altri libri con il mio nome sopra. Se ti interessa davvero qualcosa io non lo voglio sapere.

lo scrittore in crisi – parte 1

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