Oggi prendo spunto da un articolo per parlare di una questione che già ho affrontato altre volte su questo blog. Un romanzo è una storia vera?
Lo scrittore cosa fa esattamente quando scrive?
Scrive, dirà qualcuno.
Ma di cosa scrive e perché?
Parlo di un romanzo perché è una forma abbastanza complessa di testo, ricca di elementi, una trama che lega luoghi, personaggi, dialoghi e ambientazione.
C’è chi si innamora dell’idea dei romanzi autobiografici. Quando un autore scrive in prima persona molti credono che stia raccontando di se stesso e che la storia sia vera. Giusto, no?
Niente di più sbagliato.
Lo scrittore inventa, manipola situazioni. Inizialmente deve trovare solo la motivazione per scrivere e per mettere nero su bianco di una data storia, poi non può nemmeno lontanamente sognare di scrivere di fatti personali.
Per due semplici motivi. O la tua vita è ultra dinamica e ti succedono così tante cose, oppure non stai scrivendo un romanzo, ma una biografia, la tua autobiografica.
Per me non è così. E, infatti, gli anglossassoni, che fanno scuola, chiamano la narrativa col termine di fiction, ovvero finzione. Perché uno scrittore manipola la storia in modo che succedano degli eventi in una certa sequenza, tira su dei personaggi in modo tale che la storia funzioni e che possa anche emozionare, lasciare una traccia, piccola o grande dipende dall’abilità di chi scrive e da quella di chi legge.
E proprio per esasperare il concetto di scrittura, vi porto un esempio di cosa un lettore non deve essere.
Una mia amica, tempo fa scrisse un romanzo in prima persona dove la protagonista veniva stuprata. Io conosco bene la mia amica e vi assicuro che non è mai stata violentata, ma il tema le stava a cuore e lo ha usato per creare una storia su misura ben pensata. Ebbene, voi non ci crederete mai, ma un lettore le scrisse per domandarle se era stata stuprata e cosa aveva provato, se poi ne era uscita fuori. Ma voi vi rendete conto di come la gente sia impazzita?
Si crede che uno scrittore racconti di uno stupro perché ne ha subito uno… E allora quei thriller/spy story in cui ci sono storie di personaggi che fanno attentati dinamitardi e poi partono le indagini delle forze dell’ordine cosa dovrebbero essere? Storie di scrittori dinamitardi? Gli scrittori raccontano di come hanno fatto saltare in aria un centro commerciale?
Un esempio su tutti, famosissimo. Basic Instinct, il film con Sharon Stone, dove un assassino esegue un omicidio con un rompighiaccio come esattamente la protagonista, una scrittrice, racconta in un suo romanzo. La prima sospettata è la scrittrice stessa. E cosa dice il personaggio?
«E voi credete che io sia così stupida da commettere un omicido esattemente come descritto nel mio libro?»
Si ben capisce che la scrittura è finzione. E se anche partisse da uno spunto di un fatto vero, poi viene manipolato a tutti gli effetti, perché sennò c’è il grosso rischio di far annoiare e di non tirare al meglio la storia.
Sempre in Basic Instinct, il personaggio scrittrice dice che per la storia che si scive è importante la sospensione dell’incredulità. Cioè si può raccontare quello che si vuole, l’importante è che abbia un senso nel modo in cui la si racconta, che abbia un certo grado di veridicità. Un po’ come per i film di Ritorno al Futuro di Zemekis. Si parla di viaggi nel tempo, ma ci sono delle regole che l’autore stabilisce e che si impegna a non violare per tutta la durata del film, ovvero che il viaggio nel tempo esiste grazie al flusso canalizzatore, ma ti ritrovi nello stesso luogo da cui sei partito, non puoi ritrovarti in Cina se eri nel Kansas, per esempio. E, nella sua storia, Ritorno al Futuro è credibile. Ma sono fatti successi per davvero? No.
Tornando alla mia amica, volete sapere che mi disse? Scrisse a questo galante lettore: “no, non sono stata stuprata”. Io al suo posto lo avrei denunciato. E il lettore in questione le rispose dicendo: “vabbè, io non me ne intendo, sono cose di donne gli stupri”. Questo non è un lettore, è il peggio del peggio che si possa incontrare. Cioè non ci sono parole per definire queste persone!
La narrativa è finzione. Punto.
Credo ora il concetto sia chiaro.
Può essere un testo trascinante, un autore ci può mettere il suo, ma manipola le storie, le ricrea da zero, certo le idee gli vengono perché si confronta con quelle che sono le sue vicissitudini, le proprie esperienze, nel senso che si racconta di una cosa piuttosto che di un’altra perché ognuno ha la sua visione del mondo, ma, attenzione, le storie sono invenzione. Non pensate?
Peccato che alcune persone pensano che la narrativa sia reale
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Beh, chissà cosa pesando sia in genere la lettura.
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