usiamoli… gli aggettivi?

Ho visto di recente questo spot pubblicitario di Treccani.

Mi è piaciuto, poi la prima cosa che ho pensato è stata una frase che uno scrittore mi disse in una sessione di CampNaNoWriMo:

Io pago una editor, le ho sottoposto la descrizione di un personaggio e mi ha cancellato tutti gli aggettivi. Come posso descrivere una persona senza aggettivi?

E io feci una battuta all’inglese:

Al posto della descrizione piazzaci una bella fotografia.

Ovviamente la battuta non fu capita dallo scrittore interessato perché nemmeno mi rispose, forse si offese? Boh, non mi fu dato saperlo.

Avete notato quanti aggettivi si usano nel finale del video per descrivere il panorama? In effetti l’uso eccessivo di aggettivi infastidisce i più. Quando sono troppi infastidisce chiunque, ma se uno mi dice che un editor si occupa solo di eliminare gli aggettivi dalle frasi io penso: e allora a che ti serve un editor? Non sai riconoscere da solo gli aggettivi?

Negli ultimi due romanzi non ho usato la figura dell’editor professionale, ma ho ottenuto risultati migliori rispetto al primo romanzo pubblicato, dove un editor professionale tante cose non me le ha fatte notare, ci è riuscita, invece, più un’autrice di fantascienza che ho conosciuto e un ben ferreo beta lettore e io ho imparato un po’ di cose. Ma non si smette mai di imparare in assoluto e l’attenzione non è sempre ai massimi livelli.

Forse con un po’ di sforzo in più si può imparare a editare il proprio testo, anche se è importante una lettura da parte di persone come queste due che ho individuato e che sono più scientifici della scientifica.

Poi mi faccio un’altra domanda. Noto libri autopubblicati non sono per niente editati, ma nemmeno per sbaglio, sono allo stato grezzo, però sono best seller, certo sono venduti a 99 centesimi, ma, sinceramente, è finita, se mai è iniziata l’epoca per me dei 99 centesimi, per quanto ho due piccoli ebook a quel prezzo: un racconto (non è un romanzo breve anche se si compone di 50 pagine circa) e una raccolta di circa 5 racconti alcuni molto brevi.

Noto poi la stessa disattenzione in testi pubblicati da editori, oppure a volte noto che sono scritti senza errori di grammatica, ma non hanno anima, sono asettici, non entri mai in sintonia con il protagonista o un personaggio secondario, è come ritrovarsi in una grande stanza bianca, pulita, ma vuota, senza colori, senza mobili, senza finestre, non raccontano cose con uno stile dedicato, a volte sono sconclusionati, insomma testi che nessuno avrebbe pianto se non fossero mai stati dati in stampa, ma alcuni editori li hanno premiati, forse solo per avviare la loro attività editoriale, o magari arricchire un catalogo scarso, non so e nemmeno mi interessa conoscerne il motivo preciso. Tutto è opinabile e nulla è certo, tutto cambia, può cambiare, anche le opinioni, soprattutto quelle.

Da un certo punto di vista capisco chi non fa editing, chi non si sforza minimamente di trovare una copertina decente, un titolo altrettanto degno della storia e nessuna correzione del testo, né nella forma né nei contenuti. Ho letto interviste di chi non ha mai scritto nulla in vita propria e poi ha pubblicato un romanzo che è diventato bestseller e che ho iniziato anche a leggere, ma mi sono fermato perché illeggibile. Però la domanda mi torna spesso alla mente: ma senza editing è opportuno pubblicare? Se si vendono solo pochissime copie ha senso porsi il problema dell’editing? E con “pochissime copie” intendo meno di dieci.

Personalmente finché non vedo il testo decente, impeccabile e che mi trascina dentro la storia a me per primo avrei molta difficoltà a metterlo in circolazione, ma il punto è: ha davvero così tanta importanza?

Di un editor professionale non sento più la necessità per il semplice motivo che se pago qualcuno per eliminare gli aggettivi in eccesso quello posso farlo da me, se poi non mi fa notare che, per esempio, i personaggi si chiamano troppo spesso per nome ha senso? Se poi qualcuno mi trova da ridire anche se un editor c’era? Certo la gente ha sempre da ridire a prescindere, è un comportamento molto umano. Se poi non vendo più di 7 copie, ha senso? Boh, oggi è la giornata delle domande inevase. Inevase per modo di dire. È ovvio che non ha senso. Però non lasciatevelo scappare con gli autori delle grandi case editrici, mi raccomando, che quelli magari di editor ne hanno quattro, più consulenti vari che magari gli danno informazioni tecniche per rendere la storia verosimile, gente che magari gli fa visitare parti di un aereo a cui il normale pubblico non può accedere perché di certo devono ambientare le scene lì.

Ricordate: è bello usare le parole, usiamo, ma attenzione che “Le parole confondono” se usate in eccesso e senza criterio.

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