Cosa si impara da un cattivo romanzo

Foto di Harut Movsisyan da Pixabay

Quando si legge un romanzo, spesso non si fa caso a piccole imperfezioni, se un testo è piacevole, se è credibile, se i personaggi li sentiamo vicino a noi. È persino possibile che la storia ci resti in testa per un po’, che ci lasci qualcosa.

Da scrittori, se riusciamo a leggere il testo anche in maniera “tecnica”, è capace che impariamo qualcosa in più sulla gestione del punto di vista, sulla gestione ottimale delle sottotrame, su come mantenere l’attenzione del lettore, ecc…

Ma quando un testo è pieno zeppo di cose che non vanno?

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usiamoli… gli aggettivi?

Ho visto di recente questo spot pubblicitario di Treccani.

Mi è piaciuto, poi la prima cosa che ho pensato è stata una frase che uno scrittore mi disse in una sessione di CampNaNoWriMo:

Io pago una editor, le ho sottoposto la descrizione di un personaggio e mi ha cancellato tutti gli aggettivi. Come posso descrivere una persona senza aggettivi?

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Il caso dell’editoria italiana?

Mis libros de 2009

(CC) Malglam: nessuna modifica apportata: licenza

Il caso dell’editoria italiano è sempre sotto gli occhi di tutti, stavolta anche degli autori esteri tradotti in italiano. Ed è un caso generalizzato. Io, personalmente, ho smesso di credere negli editori diversi anni addietro. Eppure c’è ancora chi ci crede, chi desidera e agogna una pubblicazione con un editore. Sia ben chiaro: che ognuno si senta libero di fare ciò che vuole, di agognare, io non ne sento alcuna necessità. Gli editori li ho conosciuti di persona e non ci tengo a essere pubblicato da un editore. Non sarà un marchio editoriale a etichettarmi come scrittore e, tra l’altro, io odio le etichette.

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nascere e pubblicare

(c) Alessandro Martins / Flickr
(c) Alessandro Martins / Flickr

Quando un autore indie serio pubblica un romanzo è un po’ un parto.

Nel mio caso, l’ho riscritto mentre lo scrivevo. Ho operato diverse revisioni prima ancora di finire, per capire alcune cose sulla storia, perché i miei romanzi sono sempre su temi impegnati, tosti. Proprio il classico testo che nessun lettore si va a cercare di suo in una libreria e che, di conseguenza, nessun grande editore ti chiederebbe di scrivere perché non farebbe grandi numeri. Il primo romanzo è stato apprezzato da un po’ di addetti ai lavori… sì, parlo di editori. Mi hanno detto tutti che ho del talento, ovviamente questo non vuol dire che sono il miglior scrittore del globo e che posso anche smettere di migliorarmi. Vuol dire che posso arrivare ai lettori se me ne viene data l’opportunità.

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Lo stato dell’arte e la scrittura

Lo stato dell’arte è il punto di partenza di un qualsivoglia argomento.

Di solito si cerca di capire lo stato dell’arte di un certo argomento per vedere in che modo migliorare.

È un modo per dire tante cose e nulla.

Oggi voglio parlare della scrittura e dell’autopubblicazione… O forse solo di me.

Dovrei essere diventato famoso oramai visto che sono state regalate 1702 copie digitali del mio “Racconti dall’isola” solo su piattaforma Kobo (Kobo Books, inMondadori e Feltrinelli), 40 copie da Google Play e 16 copie da Apple iBookStore. Per un totale di 1758 copie gratuite. GRATUITE.

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Il tempo quanto è incredibile

Sì. Tempo. Non se ne ha proprio più.

Ho letto che per accrescere di popolarità in un blog bisogna scrivere di cose interessanti e farlo quotidianamente. Ho deciso di liberarmi di Internet e quindi posso pubblicare articoli più di recente. Ne stavo abusando. Ora ho più tempo per me e meno tempo per cazzegiare. In ogni caso non riesco sempre a scrivere articoli interessanti. Recensioni a prodotti, libri. Dovete accontentarvi 🙂 .

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