“13 Reasons Why” è tratto dall’omonimo e vendutissimo romanzo di Jay Asher. “13 motivi per cui…”, ovvero 13 motivi per cui Hannah Baker si è tolta la vita.
Clay Jensen (interpretato dal bravissimo Dylan Minnette, già visto in Lost e altre serie televisive), grande amico di Hannah riceve 13 cassette in cui si svela il motivo per cui la sua amica si è tolta la vita appena a 17 anni. E in ciascuna cassetta c’è una persona che l’ha fatta soffrire, Clay incluso.
Cassette, ovvero audio cassette, quelle che esistevano tanto tempo fa prima che inventassero gli MP3 e file audio digitali.
Non so quanto la serie televisiva abbia ricalcato il libro, non ne ho idea. Il libro non l’ho letto, ma immagino ci siano diverse cose cambiate, magari anche il finale.
La storia nella serie tivù è ben narrata. Ci sono alcune puntate veramente terribili dal punto di vista emotivo, inclusa l’ultima in cui in pochi attimi si vede esattamente quello che viene accennato all’inizio. Una scena cruda, fortissima, ma credo necessaria perché bisogna capire quanto sia doloroso fare certe scelte. Un momento terribile.
La storia è ben narrata. Gli attori sono di calibro, anche se tutti giovanissimi. In particolare i due protagonisti (ma non solo loro) che interpretano la parte di Hannah e Clay. Ti portano dentro la serie già dai primi minuti.
Il tema è la difficoltà di comunicare degli adolescenti, le cavolate che si fanno senza capire il male e il dolore che si fa agli altri, il fatto che ognuno ha una propria sensibilità e poi, in quella società americana un po’ stereotipata, si capisce bene quanto certi comportamenti siano all’ordine del giorno.
Il problema sono sempre quelli. I social network. Facebook, i messaggi su WhatsApp, la reputazione che viene rovinata per motivi inizialmente banali, ma crudeli, per emerite cavolate, ma abbastanza gravi, che si mettono una dietro l’altra e boom… la testa va in corto circuito. Le vittime di bullismo crescono sempre di più in America e nel mondo in generale.
Una serie che dovrebbero vedere tutti.
Da un po’ a questa parte i film mi sono diventati noiosi e con la scoperta di Netflix mi sto legando a serie televisive anche esclusive di questo network in streaming che sono davvero ben fatte. Un po’ come vedere un romanzo. Cogliere la sfumatura di ogni personaggio, approfondirne la storia, cosa che un film di un paio d’ore non riesce a fare rispetto a 13 puntate da un’ora. Perché, onestamente, credo che questo tema e questo romanzo, non si potesse realizzare in un film. Anche la produttrice Selena Gomez la pensa così. Dice che era l’unico modo per poter portare sullo schermo questo tipo di storia.
Guardatelo. Questa è una di quelle serie tivù che ti spingono puntata dopo puntata e che merita davvero, perché i personaggi ti restano in testa anche dopo la tredicesima e ultima puntata.
Inoltre, è stato creato il sito internet 13ReasonsWhy.info, per chi avesse bisogno di aiuto perché sente il desiderio impellente di farla finita per sempre. Una iniziativa meritevole.
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