
Quando arriva l’estate tutto si amplifica. Non c’è più pace, diventa sempre più complicato evitare di pensare. Pensare? Sì, ma a cosa? Tutto ciò che ci circonda lancia messaggi continui, contraddittori, a volte pensi di essere migliore, ma poi migliore in cosa? Ha tanto senso quando tutto intorno va in rovina e va a rotoli? Migliore se si è disposti ad andare fino in fondo, ad ascoltarsi, a riconoscere quella voce che si soffoca e che si sta lasciando morire. Il migliore è quello che va avanti e abbandona ciò che lo fa stare male. Il migliore non è quello che fosse pure con una recensione di un libro sembra che abbia scoperto il mondo antico sotto casa e che nessuno ne sia capace, di scoprire il mondo antico sotto casa. So che a volte nelle mie recensioni sembra quasi che io abbia scoperto l’oro nel fiume, altre volte mi imbatto in pessime letture, altre volte mi sento così confuso in questo oceano di parole che un po’ di nausea per la lettura mi viene. Autori che non sanno scrivere, altri che sanno scrivere meglio di chi viene pubblicato, chi viene pubblicato e poi non riceve un degno editing, chi viene pubblicato e pubblica solo roba che magari quaranta anni fa sarebbe stata buttata nel cesso e mai e poi mai e poi mai sarebbe arrivata alle stampe. Oggi c’è una tale ordine di caos e di imprevedibilità da brividi. E non solo in campo di letture, ma in ogni attività umana. Nel lavoro, negli affetti, nelle amicizie. Pensi di essere amico di qualcuno e, in realtà, scopri che c’è un usarsi, magari asimmetrico.
Io scrivo, sì, davvero?, lo so, meglio non dirlo, chi sono io che scrivo? A volte, spesso, sempre di più, non lo so, mi sento stanco, so che c’è almeno il 50% della popolazione che sta peggio di me, c’è chi sta morendo di tumore, c’è chi sta morendo in una piazza perché qualche idiota si è fatto esplodere o perché qualcuno che esporta la democrazia ha sganciato un po’ di bombe per far piazza pulita dei cattivi, e di tutti, di turno. Potevo essere io sotto i calcinacci che tre anni fa hanno fatto morire un ragazzo di nemmeno quattordici anni in un inizio di luglio luminoso e speranzoso mentre era in giro per Napoli, come se fosse, in realtà, sotto il raid esportatore di democrazia, o durante il terremoto di Amatrice, a L’Aquila, o in una guerra civile. Qualcuno dice che la guerra civile già c’è, ma nessuno la chiama Guerra Civile. È l’abbandono della cura della città, l’allontanarsi dalla civiltà. Gli antichi romani ci hanno lasciato rovine che nonostante siano rovine, sono resistite centinaia e centinaia di anni, mentre qui, un palazzo costruito poco prima della prima guerra mondiale va crollando a piccoli pezzi ogni giorno.
A volte raccontare storie fa male, vorresti smettere e parlare solo di te, dei tuoi sogni e vorresti che qualcuno ti regalasse una buona dose di coraggio e felicità, coerenza, intelligenza. Sì, intelligenza, non perché sia stupido, ma perché a volte la solitudine ti rende stupido, vulnerabile, senti il dolore, la necessità di parlare con qualcuno di qualsiasi cosa, anche dell’ultimo libro letto, di come sarebbe andare via dall’Italia e trovare la felicità, magari vorresti incontrare qualcuno che ti aiuti a pianificare tutto e a partire con te, perché da solo ti senti perso, anche se hai difficoltà ad avvicinarti a qualcuno, temi sempre che ti farà del male, che soffrirai tantissimo.
Nella mente tutto si complica e non riesco nemmeno a capire dove sta il problema, se sarò felice in un’altra terra o se mi manca qualcosa di più primario, cioè la gioia del quotidiano. Quella si perde facilmente se hai grandi speranze, grandi aspettative e poi vivi dove vivi, dove resti allucinato per le cose che vedi e senti un giorno sì e l’altro pure. Arrivi a un’età in cui non dovresti sentirti perso. Un adolescente può sentirsi perso, eppure io vedo adolescenti, e non, che si caricano di energia e vanno, vanno, vanno. Vanno, non nel senso che partono, li vedo sorridere felici, perché hanno i volti luminosi di chi è felice, è in pace con se stesso. Non sarà un blog a farmi capire che accidenti devo fare, ma penso che la dannazione per l’infelicità nella scrittura, l’insoddisfazione per me stesso e l’energia, in particolare e sempre in questo periodo, che mi manca per pensare, mi danno un fastidio. L’estate, come il Capodanno, il Natale, dove vedi persone serene, anche quelle molto meno serene, ma io guardo le prime, ti fa pensare, ti fa riflettere sulla montagna di solitudine che mi circonda, di cui non so liberarmi.
Poi c’è una persona che nonostante abbia raggiunto molti, moltissimi moltissimi più lettori di me, si è messa in pausa a data da destinarsi tranne per le sue due ultime pubblicazioni, e questa cosa un po’ mi allarma. Già di mio mi interrogo troppo e non trovo soddisfazione, e ora la notizia non mi rende particolarmente allegro, però io ci ho provato. Ho sponsorizzato anche “Joe è tra noi” per Amazon e Apple iBookStore su Facebook, pagando per un po’ di visualizzazioni, ma, come mi era già chiaro prima di avviarmi su questa via, dico zero, zero vendite.
Anche la voglia di mare, di programmare una settimana da qualche parte mi torna come un chiodo in testa. Luoghi affollatissimi dove ci sarà di tutto e di più (a meno che non spendi 20’000 euro e te ne vai dove stai solo tu), soprattutto il mio regime di tolleranza, mancandomi energie, si abbassa di parecchio. Non ho prenotato un bel nulla. Ho visto delle cose, ma da solo non mi rende così allegro. Londra? No, no, no, e no, non se ne parla proprio. A Londra ci sono anche 40° C il mese di agosto. E non c’è il mare. Ci sono alcune piscine, ma, sinceramente, no. Basta. Mi sento svuotato, non riesco a fare più nulla. Non mi va nemmeno di giudicare più la scrittura degli altri. Com’è possibile che io mi imbatta in capolavori e poi in roba orribile. Non è che non sia normale. Quanto si scrive oggigiorno, eh? Io penso che si sia sempre scritto tanto anche nel passato, solo che nel passato per pubblicare servivano davvero conoscenze e tanti soldi, le stavi stampando in tipografia e distribuendo 100 copie di un romanzo, oggi serve un account KDP Amazon e il gioco è fatto. Il tutto a 0 euro.
Dove volevo parare con questo articolo? Forse proprio da nessuna parte. Sono pensieri sciolti in libera circolazione.
Vorrei tornare ad avere 15 anni, magari anche 12 o 13, oppure 5. Sì, 5 anni, che bello.