“Ubik” di Philip K. Dick

“Ubik” di Philip K. Dick

Non avevo mai letto, prima di oggi, Philip K. Dick. Per un motivo o un altro mi ritrovavo Ubik di continuo davanti agli occhi. Ero tentato. Ho letto poche cose di fantascienza e non mi ritengo un lettore avido del genere, anzi, ne sono molto a digiuno. Temevo di affrontare un testo complicato, che non mi piacesse e, invece, appena ho iniziato a leggere mi sono catapultato in questa storia bellissima.

Ho amato ogni aspetto di questo libro, il modo in cui sono costruiti i personaggi, il modo inquietante con cui le porte si aprono solo se chi le deve usare le alimenta con crediti, altrimenti si arrabbiano, stanno lì a dirti che non possono aprirsi se non paghi. Puoi rimanere chiuso nel tuo appartamento a vita se finisci i crediti. Solo l’idea, semplice, ma potente, racchiusa in questo piccolo dettaglio, la dice lunga sulla bravura dell’autore, del modo in cui la storia è presentata ed è evoluta, fino ad arrivare a un finale inatteso.

Un mondo dove, dopo essere morti, le funzioni basilari continuano a esserci, si cade in uno stato di semivita e si finisce in congelamento rapido in un moratorium dove il proprio cervello continua a essere vivo e dove la persona può ricevere visite e parlare coi propri cari, in un mondo dove non tutto è come sembra, dove sei morto, ma sei vivo.

Leggere questo romanzo è stata un’esperienza molto bella. A un certo punto sembra di essere nella serie televisiva “Ai confini della realtà”. Pagina dopo pagina ho desiderato andare avanti, ho sorriso, ho iniziato a pensare chi avesse fatto cosa. Volevo risolvere il mistero anche io, catturavo indizi, rimanevo spiazzato come i personaggi, viaggiavo con loro, ma il finale è il finale. Bello. Quello che si completa in modo naturale e che ti fa pensare che hai appena finito di leggere un bel romanzo. Non sempre alcuni bravi scrittori riescono nel finale, ma devo dire che questo ci sta tutto e piace. Molto.

Consiglio questo libro anche ai non amanti della fantascienza perché se una storia è bella, ha davvero importanza di che genere è?

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