diario scrittorio: martedì, 1 dicembre 2015

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Ecco, il tempo per scrivere un articolo per il blog non ci sta mai. Forse dovrei pensare di chiudere la bottega 🙂 .

Fino a fine ottobre stavo curando l’editing del secondo volume de “Le parole confondono” che è un testo abbastanza lungo, sfiora le 160’000 parole. Avevo intenzione di pubblicarlo non oltre gli inizi di gennaio, ma ovviamente sapevo già che mi stavo regolando in modo troppo ottimistico.

Ho dovuto interrompere per partecipare al #NaNoWriMo2015 che ho vinto giusto un paio d’ore prima della conclusione. Partivo con un certo vantaggio di circa 13’000 parole già scritte. La media per arrivare alle 50’000 richieste in un mese per la vittoria vuol dire 1667 parole al giorno. Il vantaggio si è esaurito in poco meno di 8 giorni, anzi in alcuni momenti ho accumulato anche un certo ritardo e ci sono stati giorni che ho dovuto mettermi d’impegno a scrivere anche 3’000 parole. Quando sai esattamente cosa stai scrivendo e quando si tratta di un romanzo che vive di vita propria si riesce.

Ma questo fa parte di un testo che ha già due volumi e quindi deve seguire delle regole visto che alcuni archi temporali si sovrappongono: le storie dei personaggi devono mantenere coerenza. A un certo punto mi sono dovuto mettere a verificare i tempi di alcuni avvenimenti cruciali dei due libri precedenti. Mi ero accorto di aver creato delle incoerenze da questo punto di vista e, invece di scrivere a razzo come prevede la gara, sono dovuto tornare su dei capitoli e correggerli. Insomma se c’è stato un momento in cui ho odiato l’idea di tre libri legati a un testo pubblicato 3 anni fa è stato il mese di novembre scorso.

Ora che i l terzo volume delle parole confondono ha le sue 50’000 parole potrei dire: ho finito. Purtroppo no. Primo, è una bozza. Secondo, non è conclusa la storia all’interno e credo mi serviranno altre 30’000-40’000 parole, magari di meno non lo so di preciso. So solo che ci sono tre quattro scene che ho chiarissimo nella mia testa. Terzo, se non tolgo di torno il secondo volume non riesco a mettermi sul terzo. Quarto, va riscritto in alcune parti come al solito: parlo di riscrittura/editing.

Mentre scrivevo ieri sera una scena ambientata nel famosissimo negozio M&M’s a Londra mi sono venute in mente delle varianti un po’ fantastiche/oniriche della storia, avrei voluto seguirle, ma so che il lettore non si aspetta questo tipo di cosa, anche perché in questo caso specifico sarebbe stata abbastanza marcata. Nel primo volume c’è, Andrea riesce a vedere delle cose, era un modo per riflettere su dei fatti suggestivi e non sono riuscito a trattenermi. Vedremo, insomma, cosa ne verrà fuori quando riprenderò questo manoscritto.

Sui tempi, purtroppo, siamo andati un po’ lunghi. Nel senso che il secondo volume slitta e il terzo per l’appunto non ha assolutamente una data. Magari per giugno, ma chissà. Da qui a giugno possono succedere tante cose.

Nel frattempo mi piacerebbe che qualcun altro leggesse “Joe è tra noi“, non mi pare giusto che un romanzo si sia consumato in tre giorni dopo quasi 9 mesi di impegno, a questo punto penso che forse dovrei riflettere per davvero sul tempo che impiego verso la scrittura e magari dirottarlo verso altri obiettivi più importanti e quindi, come si dice, appendere la penna al chiodo.

Sì, lo so, lo dico, spesso, ma quando decido di scrivere e riesco a pubblicare poi non ho pentimenti. Non pubblico perché so che avrò milioni di lettori, qui non si parla nemmeno di 38 lettori in alcuni casi, in altri ce ne sono stati circa 10 in più e in altri casi lasciamo perdere proprio. So che i miei errori sono nella promozione, ma è una cosa con cui non so avere a che fare e non conosco gente seria che produce risultati e che può essere contattata per realizzare in mia vece il marketing che io non so fare.

Non sapete quanto mi angoscia dover rendere pubblico uno scritto e non sapere che fine farà. Non cerco editori e forse il concetto non è chiaro a tutti. Oggi l’editoria fa solo sorridere, in considerazione anche del fatto che nessuno legge. Non mi sembra che chi scrive per un editore sia così geniale e superiore a chi non lo fa, anzi potrei chiedere a molti editori: perché avete pubblicato tizio e caio? Ma la risposta, in senso molto ironico, si troverà in un prossimo romanzo che è anch’esso a buon punto e che si spera di pubblicare in questa vita.

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