… un altro, ovvio. A che mi riferisco? Be’, devo proprio dirlo ancora una volta, questa saga storica scritta da Elena Ferrante è meravigliosa. Mi sto innamorando del suo stile. Quando avrò finito di leggere tutti e quattro i libri sarà un problema serio trovare un autore che ti faccia appassionare così alle storie, magari leggerò anche gli altri romanzi che ha scritto.

“Ma se non fossi io sarei un altro” cosa vuol dire? Vuol dire che io come autore scrivo di ciò che vorrei leggere, ho il mio stile, i miei personaggi, le mie tematiche, le mie fisse, i miei modi e ovviamente non si cambiano, si scrive, si legge, si rilegge, ci si fa leggere e, forse, si pubblica. Ma se fossi un altro, se potessi scegliere? Se potessi diventare un altro autore chi vorrei essere e perché? Potendo scegliere tra due autori di sesso opposto.
Prima si tutto vediamo di capire la mia identità di scrittore.
Le mie tematiche: sono legate all’adolescenza, alla maturità, al passaggio tra adolescenza e maturità, sono legate alla scoperta di se stessi e degli altri.
Il mio stile: amo i dettagli, approfondire la psicologia del personaggio, adoro sentire parlare i personaggi in un salotto, in una cucina, ma in maniera intelligente, senza rendere artificiale il tutto e senza spingermi in sproloqui solo per aumentare le dimensioni del testo.
I miei personaggi: hanno sempre un lato oscuro, nascondono un segreto, a volte sono tenebrosi, ma restano profondamente umani, spesso in conflitto coi genitori, col mondo, pronti ad abbandonare la città in cui sono nati per lasciarsi alle spalle il “passato”.
Le mie fisse: c’è sempre qualcuno che fa biscotti alle mandorle, c’è sempre un ragazzo che viene aiutato da un adulto: un nonno che aiuta e sostiene il nipote (“Le parole confondono” e un altro romanzo di prossima pubblicazione), un adulto che sostiene le difficoltà di un adolescente (“Joe è tra noi” e “Certe incertezze“), un fratello che sostiene un altro fratello più piccolo (due romanzi ancora inediti, uno dei due di prossima pubblicazione).
Con le mie fisse, le mie tematiche, finirò per scrivere sempre degli stessi temi? Me lo sono chiesto in modo serio. Credo non possa accadere perché, per quanto una storia abbia qualcosa che ricorda un’altra, i personaggi ne fanno grande differenza, non sono mai gli stessi, non hanno storie che ricordano altri personaggi, basti pensare ai due volumi della serie “Le parole confondono”. Andrea e Francesco sono completamente diversi e benché la storia sia in parte comune nei due testi, sono due romanzi a se stanti, non è assolutamente sufficiente leggerne uno per dire di immaginare anche l’altro, sono due mondi diversi. Speriamo sempre di riuscire a mantenere questa varietà.
Però c’è anche dell’altro. Direi che c’è un romanzo che si allontana profondamente dalle mie tematiche classiche e dalle mie fisse, perché in questo romanzo che dovrò risistemare tra non molto ci sono solo prede e predatori, nessuno aiuta nessuno, anzi ci sono personaggi che vengono ricattati da altri, molti nascondono segreti inconfessabili che spingono verso il proprio tornaconto personale. È lì “buttato” da qualche annetto ed così tosto che fa venire un po’ di mal di testa all’autore che è molto critico verso se stesso. Questo perché gli autori self hanno fretta.
Se non fossi io sarei…
Lancio l’idea sui blog, sui social network, cioè se a qualcuno facesse piacere dare la sua risposta come autore a questo articolo basta condividere il post, scriverne uno proprio in cui si citi all’inizio che si dà la propria versione di “Se non fossi io sarei…” con un il link a questo articolo e rispondendo ai punti che ho evidenziato:
- quali sono le mie tematiche?
- qual è il mio stile?
- chi sono i miei personaggi?
- come mi si può riconoscere nella mia scrittura?
- se non fossi l’autore che sono, chi vorrei essere e perché?
O magari sintetizzando i primi quattro con uno unico. Condividendolo con l’hashtag #senonfossiiosarei .
E se io non fossi l’autore che sono, chi vorrei essere?
Se si trattasse di un uomo vorrei essere lo Stephen King di “Stagioni diverse” (molto commovente la novella “Il corpo” da cui Rob Reiner ha tratto il film “Ricordo di un’estate” e che ricorda alcune mie tematiche: un ragazzo che aiuta un altro a crescere), di “Il gioco di Gerald”, di “Cujo” (ricordo di aver pianto nel finale), di “Misery”, di “La metà oscura”. Perché probabilmente con le sue letture mi sono appassionato al dettaglio, alla creazione della psicologia dei personaggi, che non sono ricchi o belli, ma semplici e interessanti. King di recente si è un po’ perso, ma i suoi romanzi e le sue novelle di qualche decennio fa facevano più presa.
Se si trattasse di una donna, mi piacerebbe essere Elena Ferrante con la sua tetralogia de “L’amica geniale”. Sia per i temi trattati che il modo genuino in cui crea tutto l’impianto narrativo e il modo in cui passa sui vari personaggi, sulle loro storie. Non crea mai noia, anzi, a tratti è divertente e causa dipendenza.
Ci devo pensare…
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🙂 va bene…
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