
Il mio nuovo romanzo, Sai correre forte, arriverà davvero a breve. Un autoeditore organizzato programma le date nei minimi dettagli, lo so, ma abbiate pazienza con me. Provo a fare del mio meglio, ma ho dei limiti e, ogni nuovo romanzo è un salto nel vuoto.
Veniamo al teatro del titolo. Sto per pubblicare una commedia?
La storia si ambienta a Napoli ed entra in un certo modo in una sorta di teatralità, una manifestazione di ironia, di realtà quasi deformata che non ha nulla di deforme in sé, ma che lo sembra davvero molto. Ci sono gesti e parole di questa storia, in modo particolare nella prima delle cinque parti, che vorrebbero davvero farvi sedere in una poltrona per vedere il sipario che si alza e gli attori entrare in scena uno dopo l’altro.
C’è l’intenzione di far ridere e riflettere al tempo stesso, anche molto. C’è voglia di fare un po’ di caricatura sui personaggi, una caricatura spinta al punto che uno si può chiedere: ma davvero può esistere uno così? Ricordiamo che nella narrativa c’è finzione e anche in un’opera di teatro c’è finzione, ci sono gesti caricaturali che servono solo a spezzare con la realtà, ma anche a dipingerla con toni più forti per farla davvero notare. A volte le cose passano sotto il naso senza che uno se ne renda conto, ma se si ferma a riflettere si iniziano a vedere tante sfumature.
Come inizia?
Immaginate Salvatore, il protagonista, si sveglia, si veste e va a piedi a lavoro. Nel percorrere la strada che da casa lo porta al bar dove svolge le sue mansioni, vede scene di vita quotidiana che implodono, che vengono accentuate dal caldo bollente che si anticipa di anno in anno. È il mese di maggio.
Il ragazzo è timido, ha i suoi grattacapi, i suoi pensieri, la sua vena di leggera tristezza contro cui combatte attraverso un suo hobby, che è più di un semplice hobby, ma che lui considera solo un modo per rilassarsi. È un pittore.
Salvatore si vede proiettato negli eventi caotici che caratterizzano Napoli nel mese di maggio 2016. Quando era prossima la data delle elezioni comunali.
Arriva nel bar e gli avventori che chiedono caffè a tutto andare si lasciano sfuggire storie assurde, ma reali, cose divertenti, ma anche sconvolgenti, da vedere in una visione particolare. Un mio collega sviluppava un’applicazione che restituiva in un file di testo alcuni messaggi che a un profano potevano sembrare errori, ma che non lo erano affatto. Quando gli chiedevamo perché c’erano questi presunti errori, lui rispondeva: “No, no, non sono errori. Lo deve fare”. E, infatti, era proprio come diceva lui, più che ERROR erano semplici messaggi di WARNING. Avvertimenti. Lo deve fare, come in queste scene, che permeano più o meno in tutto il testo. Lo deve fare.
Ecco, immaginate queste scene in sequenza in cui il ragazzo si proietta mentre gli raccontano di come agiscono alcuni ragazzini in una scuola media superiore ai primi anni, oppure di quando vede un ragazzino entrare nel bar e chiedere un semplice bicchiere d’acqua, oppure l’invasione a prima mattina di un gruppo di venti persone che chiedono venti caffè diversi. Lo deve fare. Non ci si può sottrarre a delle cose e, in particolare, anche se sembrano assurde, prive di senso, fanno parte della vita.
A volte ci accadono cose che a noi per primi sembrano impossibili, inammissibili e, Salvatore, in questa storia di formazione, si troverà a dover combattere contro l’impossibile, incluso se stesso, incluse le sue paure che limitano i suoi sogni, limitando il suo grado di felicità, eppure la felicità si compie sotto i nostri occhi nel quotidiano senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Accadrà la stessa cosa al protagonista? Sì, no? Ma le cose sono sempre quelle che sembrano?
Infine, la vita non è una commedia?
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